Ancona-Osimo

La Fipav anticipa le misure di sostegno. Basteranno per sostenere un movimento che rischia di fermarsi?

Per la Federazione si tratta di un’azione forte e decisa, per fare squadra e non lasciare indietro nessuno, che si articola in tre importanti provvedimenti ma che lascia aperti molti interrogativi

La pallavolo si interroga sul futuro

ANCONA – Con toni estremamente entusiastici la Federazione Italiana Pallavolo ha presentato le misure messe a punto per sostenere la ripartenza del volley nostrano sintetizzandoli in tre macrotemi che sono:

  • la difesa delle società
  • il sostegno ad atleti e tecnici
  • la ripartenza dai giovani

Senza voler essere a tutti i costi i guastafeste di giornata, proviamo a fare qualche commento ai provvedimenti anticipati e a quello che probabilmente manca considerando il contesto storico e il momento che viviamo.

La Fipav ha ridotto le quote di affiliazione per le società, ha scontato le quote del contributo di tesseramento circa del 50%, azzerando i contributi di iscrizione e delle tasse gare ristornando poi quelle già pagate per la stagione appena conclusa e non utilizzate per la chiusura anticipata dei campionati.

Non male certo, meglio di nulla si dirà, eppure ci sono dei “MA” che ci suonano chiari e forti.

  1. MA come si può pensare che tali riduzioni di costi fissi siano sufficienti per fugare i dubbi di molti dei 4.000 presidenti italiani di società di pallavolo che si possa ripartire con la nuova stagione mantenendo i bilanci in ordine?
  2. MA come la mettiamo con tutti quei contratti di sponsorizzazione che probabilmente non saranno rinnovati e che costituivano il vero sostentamento per le società sportive considerando la crisi delle aziende che danno il PIL italiano, a fine 2020 in calo del 9%?
  3. MA non sarebbe stato meglio equiparare le società sportive alle onlus così che ogni contributo ottenuto dalla benevolenza dei privati fosse da considerarsi detraibile?
  4. MA per intercettare nuovi sponsor desiderosi di utilizzare la pallavolo come veicolo di promozione dei propri beni e servizi ma anche di sostenere socialmente il proprio territorio consentendo a ragazzi e ragazze di stare in palestra, proporre una defiscalizzazione dei contributi sarebbe stato così assurdo?
  5. MA non sarebbe meglio virare verso un “professionismo” dei tecnici e sostenere allenatori qualificati che si scelgono la palestra come luogo di lavoro così da smettere di affidare la crescita sportiva dei nostri figli a dopolavoristi poco pagati e poco motivati? In Francia e Germania è già così.
  6. MA siamo sicuri che le necessità di distanziamento che si renderanno necessarie per fare ripartire l’anno scolastico non portino al prolungamento dell’orario canonico delle lezioni sforando in orari che renderebbero difficile l’attività pomeridiana dei ragazzi o all’occupazione di palestre per svolgere le lezioni scolastiche?
  7. MA chi si occuperà di sanificare gli ambienti, spogliatoi, palloni, sala pesi, in tutti quei contesti nei quali agiscono più società e addirittura di sport diversi?

Segue probabilmente molto altro.

Segue e si porta dietro molte preoccupazioni per tutta la filiera degli appassionati che va dai presidenti, ai dirigenti, allenatori, giocatori, genitori e che si ferma forse ai più piccoli che bramano solo di tornare allo sport che amano nella solita palestra coi soliti compagni. MA a loro chi glielo dice che potrebbe non essere più così?

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