Ancona-Osimo

Palestre e piscine, prolungato lo stop fino al 5 marzo. Cosa è consentito fare a livello sportivo

È salva solo l'attività motoria e sportiva, da svolgere all'esterno e nel rispetto del distanziamento. Abbiamo ascoltato i pareri degli addetti ai lavori

Piscina Ponterosso
Un'attività presso la piscina di Ponterosso ad Ancona

ANCONA – Il nuovo Dpcm serra le fila e ritarda la tregua per palestre e piscine. I suddetti impianti, infatti, rimarranno chiusi fino al 5 marzo (nuova scadenza del Dpcm) salvo alcune rarissime eccezioni che vedremo nel proseguo dell’articolo. Una previsione che è andata via via costituendosi in questi giorni e che è diventata realtà con la firma da parte del premier Giuseppe Conte del nuovo decreto che già da domani sarà operativo.

Resta consentita l’attività motoria, nello specifico come puntualizzato al punto e), “all’aperto, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, purché tali attività avvengano nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale: di almeno due metri per l’attività sportiva; di almeno un metro per l’attività motoria“. Vanno avanti, invece, le competizioni ritenute dal Coni di interesse nazionale che potranno, in deroga al Dpcm, proseguire i loro allenamenti anche all’interno degli spazi chiusi.

«Ormai tutta l’attività delle palestre viene eseguita a casa, individualmente e in forma telematica – spiega il personal trainer anconetano Michele di Gioacchino che collabora con diverse palestre del territorio -. Ci sono corsi specifici ma, chiaramente, non è la stessa cosa. Un conto è tamponare con questi mezzi, un conto è pensare di andare avanti. Sulle aperture, in questi giorni, ne abbiamo sentite tante, addirittura c’è chi parla che si possa andare anche oltre il 5 marzo ma tutto viene detto senza un criterio logico».

PAlestra Athlon
Una sessione di lavoro in palestra

E ancora: «Il Covid è il parametro di riferimento ma ora stiamo entrando anche nel periodo influenzale. Se viene fatto di tutto un calderone allora non andiamo lontano. Il futuro? È nebuloso, inutile girarci intorno. Per quanto il ministro Spadafora può battersi, ma il resto dei suoi colleghi e il Comitato Tecnico Scientifico non hanno alcuna intenzione di allentare la morsa. Perlomeno questo è quello che traspare».

Discorso più o meno analogo anche per le piscine dove Igor Pace, tra i responsabili di Cogepi, spiega un po’ la realtà attuale: «Da parte nostra gestiamo tre piscine, due ad Ancona (Passetto e Ponterosso) e una a Chiaravalle, ma in questo momento è aperta solo quella del Passetto. L’unica attività consentita all’interno è quella di tipo agonistico tanto che, oltre alle nostre formazioni anconetane, ospitiamo anche i colleghi di Chiaravalle, Jesi, Osimo, Loreto e cerchiamo di far nuotare tutti. I sacrifici sono maggiori e ovviamente il ciclo di allenamenti è minore per ciascuna squadra».

La paura maggiore, come conferma lo stesso Pace, riguarda soprattutto il futuro: «Le prospettive sono cupe. La riapertura del Passetto non è economicamente sostenibile con queste restrizioni. Molti gestori stanno pensando di riaprire i battenti in estate. Il costo di una piscina è oneroso e con tutto questo oscillare di zona in zona non si possono fare programmi a lungo termine».

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