Ancona-Osimo

La senti questa libertà? Otto mesi di Cemak. Ecco dove si trova il murales strappa scatti di Ancona

Apprezzato pittore e illustratore, Cemak era stato chiamato la scorsa estate dagli esercenti di via Degli Orefici. «Ogni opera dovrebbe significare qualcosa di aperto all’interpretazione. Ecco perché non ha titolo»

Cemak
L'artista Leonardo Cemak posa vicino alla sua opera, regalata alla città

ANCONA – Una giovane fanciulla che balla mentre getta una mascherina nel cestino. Il bidone in rilievo sigilla un’opera doppia, tra il finto e il reale. In una meravigliosa figura nera è rappresentato ognuno di noi. C’è un messaggio di ecologia, di leggerezza, di educazione e di rispetto. C’è sete di libertà e c’è la voglia – soprattutto – di abbellire un vicolo storico, qual è via degli Orefici ad Ancona.

Via degli Orefici – per chi non fosse di Ancona – si trova all’angolo con corso Mazzini, a pochi metri dal Teatro delle Muse. Percorrendo la via, si raggiunge facilmente piazza del Plebiscito (meglio nota come piazza del Papa), il salone della movida cittadina.

“Gettare la mascherina a passo di danza: un messaggio anche ecologista”

Impossibile non notarlo, quel raffinato murales realizzato a giugno dello scorso anno. Era il 2021 ed eravamo appena usciti da uno dei più pesanti lockdown. L’autore dell’opera è Leonardo Cemak, vignettista di lungo corso, con un passato – tra l’altro – a La Repubblica, L’unità, Panorama, Linus e Comix.

«Vivo tra Senigallia e Ostra Vetere, ma non contemporaneamente, eh» scherza. A Ostra, ha lo studio, ma ad Ancona viene spesso. «Ci sono altre mie opere per la città, ma non vi dico dove. Bisogna scovarle».

Apprezzato pittore e affermato illustratore, Cemak era stato chiamato la scorsa estate dagli esercenti di via Degli Orefici. Allora, si stava organizzando una sorta di mostra con delle opere da esporre nelle vetrine dei negozi del vicolo. «Così, mi sono detto: facciamo qualcosa di più. Un murales: questo sì che sarebbe perfetto per rivalorizzare la via» spiega Cemak.

Presto fatto. «In un pomeriggio di giugno – racconta – sono andato là e in 2 ore ho realizzato l’opera, sotto gli occhi della gente, in pieno giorno». Il murales sembra realizzato da un giovane, invece la carta d’identità di Cemak riporta l’anno 1949. Un errore? «Macché, ho davvero 72 anni. In giro – evidenzia – ci sono lavori di giovani che sono vecchi».

Cemak ha talento (ed esperienza) da vendere: «Faccio lavori di pensiero, contemporanei, in cui non si vede l’età dell’autore. Questa, per l’appunto, pare un’opera da giovani». Ma l’importante è restare giovani dentro, non è forse così?   

«Condòmini e negozianti sono contenti del mio murales» fa sapere l’artista. Ora la fanciulla danzante finisce nei telefonini della gente che fa selfie ed autoscatti da postare su Facebook e Instagram o da conservare gelosamente.

«Che rapporto ho coi social? In realtà, nessuno, perché non ho i social network. Ho solo Whatsapp» dice. I suoi murales più importanti – commissionati dalle amministrazione locali – si trovano a Serra De’ Conti e ad Arcevia.

L’artista Leonardo Cemak posa vicino alla sua opera, regalata alla città

Ma entriamo nell’opera: cosa significa questo murales? «Ogni opera, secondo me, dovrebbe significare qualcosa di aperto all’interpretazione e al piacere di farsi delle domande. Ecco perché non ha titolo: così, si libera la fantasia. Non voglio dare delle verità, Il murales è qualcosa di interlocutorio».

«Quando ho visionato il muro, ho capito che era perfetto. Non aveva i mattoni a vista, era slabbrato quanto basta e l’intonaco quasi si staccava. Ho pensato che era la realtà a dover entrare sulla scena pittorica. E la realtà è il vero cestino dei rifiuti. È lì, il gioco tra finto e reale. Quindi, ho pensato a una figura che getta via la mascherina: era estate, c’era libertà dopo il lockdown, potevamo finalmente respirare».

«Un gesto teatrale, quello che ho disegnato: una fanciulla che – con un passo di danza – getta nel cestino la mascherina. Perché le mascherine si buttano nel cestino, non a terra» ammonisce Cemak. «E poi se sei distante quasi non si capisce che la figura è dipinta e il cestino è reale. E comunque, in tutto questo c’è una cosa buona. Cioè che ad oggi, a distanza di 8-9 mesi dalla realizzazione, nessuno ha imbrattato, né fatto segni sopra quell’opera».

A confermarlo, è uno dei esercenti della via, Andrea David, de La Congrega: «La gente si ferma, guarda l’opera e la capisce, coglie il messaggio. Questo è molto bello, secondo me. Mi piace il rosso dei petali di fiori, in alto: rende tutto più vivo».

A non esserci più, è un Topolino adesivo che salta sopra un’esca topicida. Forse, le intemperie lo hanno distrutto, o qualcuno lo ha staccato «ma lo dipingerò presto» promette l’artista. E noi lo aspettiamo.