Ancona-Osimo

Osimo, il Comune alza lo scaglione dell’Irpef per aumentare la soglia di esenzione

Approvato il bilancio di previsione per il triennio 2024-2026. Il sindaco Pugnaloni: «Con questo passaggio l’Amministrazione proporrà al Consiglio di votare una manovra che va incontro alle famiglie»

La Sala Gialla di Osimo rinnovata per il ritorno dei consiglieri
La Sala Gialla di Osimo rinnovata per il ritorno dei consiglieri

OSIMO – La giunta comunale di Osimo ha approvato il bilancio di previsione per il triennio 2024-2026 per la prima volta entro la scadenza del 15 novembre per portarlo al voto in Consiglio comunale entro il 31 dicembre, come richiesto dalla legge salvo proroghe. «Con questo passaggio l’Amministrazione proporrà al Consiglio di votare una manovra che va incontro alle famiglie in particolare per quanto riguarda la pressione fiscale e le tariffe dei servizi a domanda individuale, che restano inalterate – spiega il sindaco Simone Pugnaloni -. Uno sforzo è stato fatto sull’addizionale Irpef aumentando la soglia di esenzione, che per legge deve avere un valore Isee di almeno ottomila euro annui. Il Comune di Osimo già da tempo l’aveva innalzata a 13mila euro consentendo a novemila e 548 contribuenti di essere esentati dal pagamento, cioè già il 35 per cento del totale di coloro che sono chiamati a pagarla. Ora questa fascia viene aumentata a 15mila euro annui, un valore Isee che risulta essere il più alto in provincia. In questo modo i cittadini che non dovranno pagare l’Irpef nel 2024 saranno 11mila e 602 in aumento di duemila e 54 rispetto all’anno scorso, su un totale di 25mila e 807 contribuenti osimani con un incremento del 10 per cento».

Il periodo economico

Il primo cittadino continua: «In un periodo di difficoltà economica, come certificano i dati diffusi a Roma, e con l’aumento delle richieste di aiuto anche dalla classe sociale media, era importante che il Comune desse un proprio contributo per quanto di sua competenza, la quale è decisamente marginale rispetto alla questione fiscale. Rilevanti però gli sforzi già compiuti negli ultimi anni sulle tariffe dei servizi a domanda individuale, come l’abbattimento a 50 euro della quota scuolabus o l’azzeramento del diritto fisso mensile della mensa scolastica. L’Amministrazione sta facendo quindi la sua parte rispettando i limiti imposti dal proprio bilancio, ora sono gli enti sovraordinati a dover fare la loro, proteggendo la fasce sociali meno abbienti e garantendo trasferimenti ai Comuni per il settore sociale specialmente ora che è venuto meno il reddito di cittadinanza».

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