CAMERANO – In sette sono finiti a processo per la morte di Pasquale Marigliano, l’operaio di 49 anni, originario di Casavatore in provincia di Napoli, deceduto il 15 gennaio del 2020 a Camerano. Era mattina, quasi le 9, e l’operaio si trovava all’interno del cantiere per la costruzione del nuovo Inrca e ospedale di rete Ancona Sud, in via degli Zingari, sulla direttissima del Conero. Il collega che manovrava un bobcat lo colpì inavvertitamente con una pala meccanica che lo uccise sul colpo.
Con l’accusa di omicidio colposo si è aperto il dibattimento in tribunale, ad Ancona, per gli imputati (due sono originari di San Benedetto del Tronto, uno è albanese, uno di Napoli e gli altri del ravennate), tutte persone legate a tre società che operavano all’epoca nel cantiere.
Sei dei sette accusati sono ritenuti colpevoli di quella morte dalla Procura, ciascuno nel proprio ruolo di responsabile dei lavoratori presenti nel cantiere, perché avrebbero omesso di vigilare sul corretto utilizzo dei mezzi di lavoro e sulle qualifiche per farlo e per operare nel piazzale dove si è verificato l’infortunio mortale. L’albanese che guidava il macchinario non avrebbe posseduto i titoli abilitativi per pilotare il bobcat e nemmeno le capacità operative.
L’operaio deceduto è stato trovato con il casco da cantiere rotto dal peso del braccio idraulico del bobcat. In aula ieri (22 marzo) sono stati sentiti un carabiniere intervenuto sul posto dopo il dramma e l’ingegnere Asur per la sicurezza del posto di lavoro che ha riconosciuto una imprudenza commessa dall’operaio morto. I familiari di Marigliano si sono costituiti parte civile. Prossima udienza il 6 giugno per sentire un testimone oculare, un lavoratore.