Ancona-Osimo

“Niente del genere”, storie di donne e impresa ai tempi del Covid

Incontro online in vista dell'8 marzo con la Camera Commercio di Ancona e la testimonianza di alcune imprenditrici in prima linea durante l'emergenza

L'incontro online "Niente del genere" della Camera di Commercio di Ancona

Testimonianze di donne imprenditrici nelle Marche ai tempi del Covid, resilienza al femminile con interessanti spunti di crescita e di innovazione. Le ha fatte emergere la Camera di Commercio di Ancona, in vista dell’8 marzo, nel corso dell’incontro online “Niente del genere”.

Tra le voci raccolte, quella di Doriana Marini che con la Dienpi di San Benedetto del Tronto ha convertito buona parte della produzione ai presidi individuali di protezione e alla realizzazione delle mascherine “del sorriso”, trasparenti certificate, che permettono la lettura labiale. Angela Piotti Velenosi, fondatrice dell’azienda Vitivinicola Velenosi, di Ascoli Piceno, ha raccontato che «il settore soffre la mancanza delle fiere, del turismo del vino e la pesante contrazione del settore horeca, ma la pandemia ci ha spinto verso i canali di vendita online, con buoni risultati».

Niente del genere

Vanna Menco, amministratrice di Prosilas di Civitanova Marche, è in prima linea nella realizzazione di dispositivi plastici per le terapie intensive e respiratori. Marta Mattioni della Incall di Jesi ha convertito l’offerta di cartoleria alle nuove esigenze degli studenti ai tempi della Dad. Simona Lisi, danzatrice e performer, fondatrice del Festival Cinematica, ha raccontato il dramma dei lavoratori dello spettacolo che si sono dovuti fermare con la chiusura dei teatri e lo stop allo spettacolo dal vivo, ma anche il loro “fare rete” («una novità per gli artisti, generalmente sempre alle prese con processi di creazione molto individualistici», ha detto) e la sperimentazione di «nuove forme di contatto con il pubblico». 

I dati delle imprese al femminile nelle Marche sono peraltro poco confortanti. Lo ha evidenziato il presidente della Camera di Commercio di Ancona, Gino Sabatini: «In regione – ha detto – le imprese in rosa sono 34.260, il 23,5% sul totale, in diminuzione  negli ultimi cinque anni anche rispetto al sistema Italia. Le imprese femminili nella nostra regione si concentrano soprattutto nelle altre attività di servizi tra cui si collocano anche i  servizi alla persona (sul totale di queste imprese oltre la metà sono a titolarità femminile), nell’alloggio e ristorazione (il 31% delle imprese dell’accoglienza marchigiane sono classificate come femminili), servizi alle imprese e agricoltura, attività assicurative, artistiche e commercio. Sono in rosa i settori che più di altri hanno sofferto l’impatto dell’epidemia. Guardando ai numeri assoluti le imprese femminili attive scendono in tutte le province (salvo che in provincia di Ascoli Piceno) e questo rispecchia andamento delle imprese attive in generale».

Sabatini ha poi precisato che nonostante la perdita di imprese attive anno su anno, in alcuni settori le imprese sono cresciute in valore assoluto: 45 imprese in più nelle attività immobiliari, 33 nei servizi di supporto alle imprese.

«La complessità – ha aggiunto – è questione femminile e sicuramente un sistema complesso è quello rappresentato dall’emergenza Coronavirus: ha implicazioni sulla salute, sull’economia, sulle relazioni sociali, sulle abitudini, sul costume, sui sentimenti. Le donne sono le prime a risentire dei disagi che la situazione di restrizione e contenimento del contagio comporta: non solo minori a casa ma anche gli anziani in isolamento di cui prendersi cura. Gli asili privati, le ludoteche, i centri per l’infanzia (che stanno pesantemente risentendo, come moltissime altre attività d’impresa, dello stallo in atto) sono nelle Marche un pronto soccorso di accudimento fondamentale per le famiglie del territorio: e sono nell’oltre 80%  dei casi gestiti da donne. Come in altri ambiti l’emergenza sanitaria ha evidenziato un problema italiano che preesiste all’epidemia: la necessità di supporti alle donne lavoratrici e imprenditrici che, già in equilibrio in condizioni normali tra gestione aziendale e familiare, ora devono fare i conti con le scuole chiuse. Le imprese si sono organizzate in autonomia anche con soluzioni di asili aziendali anche improvvisati ma servono disposizioni nazionali, ufficiali, omogenee e concertate».

«Come Camera Marche stiamo cercando, per questi come per altri comparti (il turismo in primis, la ristorazione ma anche la manifattura), di trovare, insieme alle istituzioni regionali, nazionali e dentro il sistema camerale, linee di intervento e misure a partire dal credito, per fare fronte alla situazione di eccezionale difficoltà. Servono ora provvedimenti dall’alto», ha concluso il presidente della Camera di Commercio dorica.

Daniela Barbaresi, Cgil Marche

Per Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche, «le donne stanno pagando un prezzo molto alto alla pandemia. Sono loro in prima linea nella sanità, nella scuola, nelle imprese dei servizi essenziali, molti i contagi da Covid sul lavoro (il 70% riguarda loro), e alto l’impatto sull’occupazione: nella nostra regione sono stati persi in un anno 35mila posti di lavoro di cui 25mila di donne lavoratrici, pari al 70% dell’occupazione persa, e questo nonostante il blocco dei licenziamenti». «Donne che si trovano alle prese con vecchie e nuove disuguaglianze innanzitutto sul fronte della qualità del lavoro – ha aggiunto la Barbaresi – Purtroppo ancora oggi l’occupazione femminile è più precaria rispetto a quella degli uomini: solo una lavoratrice su 3 ha un lavoro stabile e a tempo indeterminato». 

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