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Moda sempre più green: a Rimini le imprese del Made in Marche protagoniste ad Ecomondo

Sabatini, presidente di Camera Marche: «Dall'innovazione tecnologica alla transizione energetica: al lavoro sul fronte dello sviluppo sostenibile»

Il mondo della Green Economy è riunito a Rimini per la 26esima edizione di Ecomondo, il salone di Italian Exhibition Group di Rimini dedicato all’economia circolare. Oltre 1.500 brand espositori. Ventisette le imprese marchigiane che sono a Rimini anche grazie al contributo erogato da Camera di Commercio delle Marche e Regione Marche attraverso il bando fiere.

«In questi giorni il tema, ormai imprescindibile, della green economy è particolarmente attuale alla luce della concomitanza della presentazione del rapporto Green Italy, che Fondazione Symbola realizza anche col supporto del sistema camerale – spiega il presidente di Camera Marche Gino Sabatini – per l’avvio dell’appuntamento di Rimini oggi aperto dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, e dell’iniziativa del gruppo QN che domani a Civitanova Marche declinerà il tema dello sviluppo sostenibile nel comparto moda Marche». E sottolinea come la partecipazione delle aziende ad eventi sia importante e ricorda Smau Milano di ottobre «fiera dove – dice – la transizione digitale è affrontata di pari passo con quella tecnologica, ed è stata importante in questo senso. Come pure la partecipazione massiccia di imprenditori ed operatori economici ai nostri webinar dedicati al tema dell’energia seguiti al nostro incontro sulle Comunità Energetiche».

Pichetto Fratin e Sabatini

Anche a Ecomondo si parlerà molto di eco fashion: l’industria della moda, oltre a essere uno dei pilastri dell’economia Ue, con 400 mila imprese e il 31% del giro d’affari europeo (55 miliardi di euro), è tra le filiere che producono più inquinamento. Secondo i dati diffusi dalla Comunità Europea, il fashion genera, nel vecchio continente, 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili.

Nelle Marche la produzione di rifiuti in generale ammonta a circa 4,5 mln t e gli EoW (end of waste, cioè i rifiuti che si possono re immettere in cicli di produzione senza trattamenti) circa 950.000 t. Nello specifico rispetto al settore moda, un’indagine di Ecocerved evidenzia, in riferimento all’annualità 2021, come i rifiuti di confezionamento e finitura da lavorazione di pelli e pellicce ammontino a 8.294 tonnellate, mentre vi siano scarti di fibre tessili per 1.937 tonnellate.

Commenta il presidente Gino Sabatini: «Si tratta di materiali che potrebbero essere immessi in un mercato secondario, diventare materie prime per altri settori produttivi. Come Camera Marche abbiano affrontato la questione con l’Università di Camerino, nella consapevolezza che la circolarità nel settore moda, al centro anche della nuova edizione di Ecomondo, non solo è un processo che porta a evitare di mettere in circolo nuovi rifiuti, ma è anche la via che consente al le imprese di risultare tracciabili dentro una filiera sicura. Circolarità vuol dire anche sicurezza sulla provenienza e la qualità di un capo di abbigliamento. Se non ci si qualifica tracciando i propri comportamenti è difficile oggi riuscire a restare solidamente dentro una filiera, un fatto che per le imprese marchigiane della moda è di vitale importanza».

Gli esempi virtuosi sul fronte certificazione non mancano, da Dienpi di San Benedetto del Tronto a Conceria Nuvolari di Monte Urano. E se le 27 realtà presenti a Ecomondo appartengono prevalentemente al settore della filiera dei rifiuti, nel rapporto Green Italy c’è spazio anche per realtà marchigiane che innovano anche nel fronte della ricerca di materiali, persino quelli sostitutivi della pelle animale: nelle Marche un esempio interessante è offerto dalla Tecnofilm di Sant’Elpidio a Mare che ha realizzato Ecopower, una classe di composti elastomerici termoplastici, brevettati e realizzati con oli vegetali in sostituzione dei plastificanti di origine petrolifera e anch’essi pensati per la produzione di calzature. Per quanto la produzione di biomateriali destinati ad abbigliamento e calzatura sia ancora una realtà di nicchia può certamente rappresentare un interessante sviluppo nella produzione di materiali a basso impatto ambientale. Napee di Pesaro ha invece messo a punto un tessuto per l’abbigliamento e l’automotive unendo gli scarti di lavorazione della canapa e polioli di matrice organica.

Il presidente Sabatini sottolinea: «A fronte di sperimentazioni all’avanguardia, di certo c’è molta strada ancora da fare e ci sono diverse questioni aperte, ma occorre uno sforzo, specie da un terra che vanta tradizione e ingegno. Cercare soluzioni nuove non risolverà tutti i problemi ma rappresenta il primo passo per un cambiamento non più rimandabile».

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