Ancona-Osimo

Mense scolastiche, Verdi: «Chiediamo l’introduzione della filiera corta biologica»

A proposito del mangiare buono e sano e in maniera equilibrata, il gruppo consiliare dei Verdi rispolvera una sua mozione approvata in Consiglio comunale nel lontano febbraio 2014 ma non ancora messa in pratica dall'amministrazione

ANCONA- Il caso delle mense scolastiche finisce in Consiglio comunale (26 febbraio). Dopo gli episodi della coda di rospo con etichetta errata, del pesce all’odore di ammoniaca e delle farfalline nella pasta, la consigliera PD Susanna Dini e il consigliere FI Daniele Berardinelli hanno chiesto chiarimenti all’assessore Tiziana Borini che ha parlato di procurato allarme ingiustificato. E proprio a proposito dei pasti nelle mense scolastiche, del mangiare buono e sano e in maniera equilibrata, il gruppo consiliare dei Verdi rispolvera una sua mozione approvata in Consiglio comunale nel lontano febbraio 2014 ma non ancora messa in pratica.

«La nostra mozione impegnava l’amministrazione affinché venissero attuate buone pratiche alimentari nelle mense scolastiche e che venisse servito, nei limiti di quanto previsto dalle regole del diritto amministrativo, cibo biologico e a km 0. Evidentemente questo indirizzo non è stato seguito- dichiara Michele Polenta, capogruppo Verdi-. Non siamo soddisfatti dell’operato della Giunta in questo settore: dal 2014 non è stato preso nessun provvedimento, sollecitiamo l’amministrazione a farlo al più presto anche perché il tema rientra nel programma della prossima consiliatura. Capisco che il settore sia difficile da gestire anche per gli appalti ma bisogna comprendere che la cittadinanza è sempre più votata ad una buona ristorazione, non scadente come quella di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni. Non vogliamo fare una critica ma essere costruttivi per questo proponiamo il progetto “Pensa che mensa” portato avanti da Slow Food insieme ad alcuni comuni italiani. Proponiamo progetti per introdurre la filiera corta biologica da fare anche a livello sperimentale. Intanto possiamo partire con un centro cottura e poi si possono coinvolgere le associazioni di categoria e l’Università».

Il progetto “Pensa che mensa” prevede l’elenco dei produttori locali che possono diventare fornitori del servizio di ristorazione scolastica; l’introduzione di menù con la descrizione delle ricette e una maggiore varietà di prodotti locali; incontri periodici tra dirigente scolastico, insegnanti, comitati mense e genitori per organizzare sempre meglio e far evolvere l’iniziativa; incentivare le attività scolastiche sull’educazione alimentare ed ambientale; il coinvolgimento dei genitori cercando di far continuare ai bambini questo percorso educativo anche a casa, stando attenti alla provenienza e alla qualità dei prodotti; il coinvolgimento dei bambini in alcune riunioni dei comitati mensa per fargli capire le problematiche e per ricevere le loro opinioni e idee.

«Naturalmente le Amministrazioni comunali si sono fatte coordinatrici di questo progetto e del coinvolgimento dei diversi attori, definendo un calendario di attività, monitorando costantemente l’avanzamento dei lavori e facendo campagne di comunicazione per cercare di tenere al corrente le popolazioni dello sforzo e del merito di tale iniziativa- commentano i Verdi-. Quello che ci preme sottolineare è che progetti del genere si riescono a fare solo se portati avanti tutti insieme: Amministrazione, insegnanti, genitori e operatori delle mense scolastiche che ogni giorno lavorano duro per garantire il massimo ai nostri figli con il cibo che gli viene dato. Questo tema deve essere un punto fondamentale del programma della prossima Amministrazione perché l’economia circolare, come sistema di produzione, utilizzo, e riciclaggio in uno stesso territorio, dal punto di vista del cibo, rappresenta il futuro».

Il Gruppo consiliare dei Verdi insiste sull’importanza di fare educazione alimentare a scuola. «Mangiare buono e sano significa mangiare prodotti di stagione, prodotti biologici, prodotti del territorio. Capire tutto questo significa anche evitare lo spreco del cibo (solo in Italia, ogni anno vengono buttate via migliaia di tonnellate di cibo buono del valore di quasi 15 miliardi di euro) stare in salute e aiutare in modo significativo i lavoratori e gli imprenditori del nostro territorio».

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