Ancona-Osimo

Ucraina, l’impatto sull’economia marchigiana. Gallegati: «Nuovi rincari e slittamento della transizione ecologica»

L'economista, docente della Politecnica, spiega i possibili impatti della guerra in Ucraina sull'assetto socio-economico delle Marche. Ecco i dati su export e import con Russia e Ucraina

Energia elettrica, contatore (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)

ANCONA – «Le conseguenze della guerra sull’economia nazionale e regionale? Possono essere sostanzialmente suddivise in due ordini: da un lato nuovi rincari energetici e dall’altro uno slittamento del processo di transizione ecologica». Lo sostiene l’economista Mauro Gallegati, docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche, allievo di Giorgio Fuà ed Hyman Minsky, e visiting professor in diverse università, tra le quali Stanford, Mit e Columbia.

«Il costo dell’energia crescerà per tutti, famiglie e imprese – spiega -, il rincaro c’è già stato, ma è prevedibile che ne arriveranno ulteriori e a soffrire saranno tutte le imprese, non solo quelle energivore. Il blocco dell’export verso Russia e Ucraina sta penalizzando e penalizzerà le imprese marchigiane più esposte, con questi due mercati internazionali, specie per la nicchia del lusso relativa al settore calzaturiero, delle pelletterie e del mobilio, insieme a una certa quota di meccanica. Molto dipenderà da quanto durerà questa situazione, ma in linea generale per applicare le sanzioni senza impattare negativamente su imprese e famiglie dovremmo azzerare le importazioni energetiche dalla Russia, diversamente non facciamo altro che darci la zappa sui piedi da soli».

L’altro tasto dolente evidenziato dall’economista, come conseguenza del conflitto esploso in Ucraina e delle sanzioni imposte alla Russia, è lo slittamento del processo di transizione ecologica, che peserà «non tanto sulla nostra generazione, ma soprattutto sulle generazioni future. Speriamo che il nucleare non venga utilizzato, perché l’attacco alle centrali avrebbe gravi conseguenze di vasta portata».

Secondo il professor Gallegati, «stando ad alcune stime i rincari energetici potrebbero toccare il 50% in più, ma si tratta di stime e il quadro muterà in base alla durata del conflitto: più si protrarrà nel tempo e chiaramente maggiore sarà l’impatto negativo in ambito socio-economico».

Come si può arginare questa situazione? «Si sarebbe dovuta prevedere una possibile crisi energetica, la politica avrebbe dovuto elaborare un piano alternativo, ma questo non è stato fatto, ed ora anche realizzando centrali nucleari di quarta generazione o a carbone, gli effetti non si vedrebbero che tra 5-10 anni. In ogni caso acquistando energia dalla Russia, di fatto stiamo finanziando quel Paese e le armi che sta utilizzando».

Qualche numero sull’export Marche Russia – Marche Ucraina

Calzature (foto della provincia di Fermo)

Nel 2020 le Marche hanno esportato in Russia merci per un valore di oltre 274 milioni, con un decremento del 22,1% rispetto all’anno precedente a causa della pandemia. Nonostante questa contrazione che perdura dal 2017 ed è causata dalle varie crisi che si sono succedute (l’invasione della Crimea e la pandemia Covid), la Russia è stato il mercato di riferimento negli ultimi vent’anni per i settori marchigiani delle calzature e della moda. Le esportazioni delle Marche verso tale destinazione rappresentano nel 2020 il 3,9% di quanto l’Italia esporta in Russia (7° regione italiana). La Russia risulta la 8° destinazione dell’export made in Marche e rappresenta il 2,5% delle esportazioni marchigiane nel mondo. A livello territoriale è la provincia di Ancona, con quasi 80 milioni di euro, ad avere i più intensi rapporti commerciali con la Russia. Tutte le province evidenziano una contrazione delle esportazioni verso la Russia, la più marcata si registra nella provincia di Ascoli Piceno (-41,8%), la più bassa in quella di Pesaro-Urbino (-13,5%).

Il settore economico più esposto nella nostra regione con la Russia è il calzaturiero: nel 2020 le Marche hanno esportato verso questo Paese prodotti calzaturieri per un valore di oltre 91 milioni di euro, pari a un 33,3% sul totale delle esportazioni delle Marche verso la Russia, e pari a un 27,2 % di quanto esportato  in questo settore a livello nazionale verso la Russia. Occorre evidenziare che già nel 2020, con l’avvento della pandemia, l’export in questo settore aveva già registrato una flessione rispetto all’anno precedente del 24,7%. Ma le calzature non sono il solo settore esposto verso la Russia: gli apparecchi elettrici rappresentano il 14,8% del totale dell’export regionale verso la Russia (il 9% delle esportazioni dall’Italia verso la Russia, settore che nel 2020 ha visto un decremento del 21,1% sul 2019), seguito dalla meccanica con il 13,5% (in flessione del 17,2% nel 2020) e dal mobile con il 9,8% (l’8,3% del totale nazionale del settore verso questo Paese, in flessione nel 2020 del 7,4% rispetto all’anno precedente). A registrare perdite in termine di export nel 2020 sono stati anche i prodotti chimici e farmaceutici (-45,6%) e l’Agro-Alimentare (-41,4%).

Per quanto concerne i dati relativi all’export Marche – Ucraina nel corso del 2020 la regione ha esportato verso il Paese in guerra, merci per un valore di 86 milioni di euro, evidenziando un incremento del 13,7% rispetto all’anno precedente, 4 volte sopra la media nazionale, a dimostrazione del fatto che, seppur con valori assoluti ancora minoritari rispetto all’export nei confronti della Russia, l’Ucraina rappresenta un mercato sempre più strategico per la regione. L’export marchigiano verso questa destinazione (dato al 2020) rappresenta il 5,1% di quanto l’Italia esporta in Ucraina (5° regione italiana). Per le Marche l’Ucraina è il 28° paese verso cui esporta i propri prodotti (lo 0,8% delle esportazioni marchigiane nel mondo). La provincia di Macerata è quella che vanta rapporti commerciali più intensi con il paese, per un valore di 36 milioni di euro, con una crescita dell’11,5% nel 2020 rispetto al 2019, mentre la provincia di Ancona ha registrato una crescita del 43,3% del valore dell’export verso l’Ucraina nello stesso periodo di riferimento (2020 sul 2019).

Le Marche nel 2020 hanno esportato principalmente verso l’Ucraina prodotti del settore tessile abbigliamento per un valore di quasi 26 milioni di euro, un 29,8% del totale delle esportazioni della regione verso questo paese e il 16,5% di quanto esportato a livello nazionale in questo settore. Da evidenziare il boom delle esportazioni in questo settore verso l’Ucraina che nel 2020 sono più che raddoppiate, registrando un +122,1%.  Il fatto che ci sia stato un andamento positivo anche durante la pandemia che ha bloccato i trasporti e gli approvvigionamenti a livello mondiale, fa riflettere sull’importanza che il mercato dell’Ucraina rappresenti per il tessile e l’abbigliamento delle Marche.

In crescita anche il settore apparecchi elettrici, che nel 2020 registra un +15,2% rispetto al 2019, e rappresenta il 12,9% del totale dell’export Marche e l’11,7% delle esportazioni del settore dall’Italia verso l’Ucraina. Per quanto concerne il calzaturiero le Marche hanno esportato in Ucraina quasi 11 milioni di euro (il 12,7% del totale dell’export marchigiano verso l’Ucraina e il 20,4% del totale nazionale del settore), in flessione del 18,9% rispetto all’anno precedente.

Le importazioni da Russia e Ucraina

Guerra Ucraina Russia (foto Adobe Stock)

Le Marche attingono dalla Russia soprattutto petrolio, carbone, minerali da cave e miniere per un 53,4%, insieme a prodotti della metallurgia per un 34,6%. Tra i settori che nel 2020 hanno registrato una flessione maggiore rispetto all’anno precedente, a causa della pandemia, in testa ci sono agroalimentare e derivati del Petrolio (-100%), seguiti da prodotti chimici e farmaceutici (-75,3%), vetro, ceramiche, terracotta, cemento (-74,2%), petrolio, carbone, minerali da cave e miniere (-68,5%). L’incremento maggiore delle importazioni nel 2020 lo registra il settore mezzi di trasporto (+118,9%) seguito da computer e elettronica (+90,7%).

Sul fronte dell’import dall’Ucraina, le Marche acquistano dal paese soprattutto mobili e prodotti in legno (35,9%), tessile e abbigliamento (31,3%). Una quota inferiore delle importazioni riguardano la metallurgia e i prodotti in metallo (8,6%), l’agroalimentare (5,2%) e le calzature e pelletterie (3,9%).Nell’anno di avvio della pandemia (2020) l’agroalimentare è il settore che ha visto crescere maggiormente le importazioni marchigiane rispetto al 2019 (+77%), seguito da gioielleria, strumenti musicali, giochi e giocattoli (+71%) e calzature e pelletterie (+39,1%), mentre la flessione maggiore, nello stesso periodo, si registra nel settore della meccanica (-82,7%),  dei prodotti chimici e farmaceutici (-81,2%), degli articoli in gomma e materie plastiche (-55,2%) e del vetro, ceramiche, terracotta, cemento (-43,0%).