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Marche, Acquaroli dice “no” agli appelli: «Vaccino è importante, ma è volontario»

Il governatore regionale sottolinea l'importanza della volontarietà in campo vaccinale, anche rispetto alla terza dose. Il punto anche sul Green pass

ANCONA – «Credo che la terza dose possa mettere in sicurezza chi in questi mesi aveva perso la capacità di risposta anticorpale al virus». Nella giornata in cui nelle Marche hanno preso il via ufficialmente le somministrazioni della terza dose di vaccino contro il Covid agli over 80, il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, a margine della seduta del Consiglio regionale è tornato a sottolineare con i giornalisti l’importanza della volontarietà in campo vaccinale.

«Sistematicamente mi viene chiesto di fare un appello alla vaccinazione – spiega -, ma se lo Stato ha deciso per una vaccinazione volontaria, uno può invitare tramite il suo esempio» ha affermato, ricordando «tutti sanno che io mi sono vaccinato». Inoltre il governatore ha rimarcato i dati di copertura vaccinale sottolineando che «nella nostra regione siamo oltre l’80%». Ad aver completato il ciclo vaccinale nelle Marche è il 75,5% della popolazione (che ha ricevuto entrambe le dosi o il monodose J&J), mentre l’82,4% dei marchigiani ha ricevuto la prima dose.

Acquaroli fa notare che il Green pass «non è che poi ha prodotto tutta questa accelerazione e invertito la tendenza in atto nella Regione Marche. A fine luglio di quest’anno – sostiene – avevamo una vaccinazione intorno al 70% circa della popolazione vaccinabile» poi con l’estensione dell’obbligo della certificazione verde, dalla scuola a tutti i luoghi di lavoro, «arriviamo all’80%», ma di quel 10% circa in più che si è vaccinato rispetto a luglio «sappiamo benissimo che tantissimi aspettavano il superamento del mese di agosto perché erano in vacanza o avevano prenotato e vedevano la vaccinazione come un fenomeno da compiere nel mese autunnale».

Per Acquaroli in un sistema dove c’è la volontarietà «le Istituzioni debbono sicuramente fare il loro lavoro ma non essere invadenti sulla volontarietà che ognuno deve esprimere». Acquaroli ha evidenziato che tra cittadini favorevoli alla vaccinazione e quelli che non sono pienamente convinti, si sta creando una frattura che occorre evitare. Inoltre ha osservato che un presidente di Regione deve «rappresentare tutti» sia «il cittadino che liberamente ha scelto di vaccinarsi», così come quello che altrettanto liberamente ha scelto di non farlo.

Acquaroli ha evidenziato di non potersi sostituire al Cts (Comitato Tecnico Scientifico) che possiede le competenze medico-scientifiche per invitare e persuadere la popolazione alla vaccinazione, o allo Stato, ma che deve restare fedele al suo ruolo, quello di presidente della Regione, che dunque rappresenta tutti i cittadini che vivono nel suo territorio, indipendentemente dal “colore” politico o dalla loro idea sul fronte vaccinale. Insomma chi ha una vulnerabilità deve essere convinto dal proprio medico di famiglia e non da un governatore.

Il presidente ha sottolineato infine di essere convinto che «la vaccinazione sia uno strumento giusto per cercare di combattere il virus».

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