Ancona-Osimo

L’energia elettrica pesa sulle bollette delle imprese. Schiavoni di Confindustria: «Nelle Marche c’è molta preoccupazione»

Secondo il presidente degli industriali marchigiani le aziende che scontano di più i rincari sono quelle dei settori energivori: metallurgia, plastica, cemento, carta, legno e ceramica

Il caro energia e l’impennata dei prezzi delle materie prime rischiano di tarpare le ali alla ripresa economica, gravando sulle imprese. Le quotazioni del gas che hanno registrato una crescita vorticosa hanno causato un rialzo anche del prezzo dell’energia elettrica e in questi giorni sono molte le imprese che stanno vedendo nero su bianco il “salasso” in bolletta.

Claudio Schiavoni
Claudio Schiavoni

«I rincari mettono in difficoltà tutte le imprese, ma soprattutto quelle che operano nei settori energivori, metallurgia, plastica, cemento, carta, legno e ceramica» spiega Claudio Schiavoni, presidente Confindustria Marche. «Alle imprese per le quali il valore energetico incide sul prodotto per un 15-30%, vedersi raddoppiare la bolletta causa un impatto molto importante. Nelle Marche c’è molta preoccupazione per questa situazione che sta mettendo in difficoltà molte aziende, una preoccupazione trasversale e sentita anche a livello nazionale».

Secondo Schiavoni per arginare il fenomeno «servono interventi strutturali. Non si può pensare ad interventi spot, una tantum: occorre attivare un piano industriale-energetico, che guardi da qui a qualche anno». In tal senso il presidente di Confindustria evidenzia le “ricchezze” in termini di fonti energetiche di cui è dotato il Paese, tra gas metano, energia solare, eolica, tuttavia poco sfruttate.

«La nostra Nazione produce già dal metano l’energia elettrica per una quota attorno al 42% – osserva -, tuttavia nonostante abbiamo questa risorsa nel Paese non la utilizziamo perché la importiamo. Su 80 miliardi circa di metri cubi di gas metano utilizzato ogni anno in Italia, avremmo capacità per estrarne intorno ai 20-25 miliardi di metri cubi, mentre invece ne estraiamo solamente attorno ai 4 miliardi di metri cubi. Sarebbe il caso di incrementare la quota di utilizzo di questa risorsa che abbiamo “in casa”».

Schiavoni fa notare che «il rincaro energetico va a sommarsi a quello delle materie prime» in un meccanismo di causa-effetto che penalizza anche le imprese non energivore. Ma se «il rialzo del costo dell’energia elettrica non ha per ora pesato» sul carrello della spesa e sui prodotti di largo consumo, «tra poco chiunque andrà a fare la spesa o a comprare un paio di occhiali, si troverà a dover fare i conti con i rincari sul prodotto finale».

Finora a calmierare la situazione, secondo il presidente degli industriali delle Marche, è il fatto che «le imprese hanno dei contratti già in essere con i clienti, per cui non possono ritoccare il prezzo del prodotto». «Il rischio – conclude – è che se non verranno adottati provvedimenti incisivi, le aziende energivore nei prossimi anni potrebbero trovarsi con i bilanci in perdita. Alcune si sono organizzate per fronteggiare la situazione lavorando in orario notturno e nei momenti in cui l’energia costa meno, ma è chiaro che sono rimedi tampone che non risolvono la questione».

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