Ancona-Osimo

Economia e covid, Callegati (UnivPm): «Il 30% di imprese a rischio con un secondo lockdown»

Una nuova serrata farebbe una strage di attività nelle Marche, specie nelle aree fra Maceratese, Ascolano e Fermano. Intanto i dati della Cgil mostrano che in tre mesi sono state autorizzate le stesse ore di cassa integrazione dell'intero 2013

ANCONA – «La Banca Centrale Europea deve garantire liquidità in caso di una seconda ondata di contagi». È questa la via per fronteggiare l’onda d’urto provocata da una recrudescenza di infezioni da coronavirus in Europa. Non usa mezzi termini per descrivere il quadro di quanto potrebbe accadere tra settembre e ottobre, il professor Mauro Callegati, docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche, allievo di Giorgio Fuà ed Hyman Minsky, oltre che visiting professor in diverse università, tra le quali Stanford, Mit e Columbia. «Un secondo lockdown è impensabile» spiega l’economista: se infatti nei due mesi di chiusura la imprese hanno retto, una nuova serrata ne «farebbe saltare un 30% di piccole imprese nelle Marche, specie quelle che esportano» e che si trovano nelle aree del Maceratese, dell’Ascolano e del Fermano, quelle a maggior vocazione manifatturiera. Grazie alla cassa integrazione le imprese hanno resistito durante il lockdown, e i dati sono emblematici rispetto alla situazione.

In soli tre mesi, da aprile a giugno 2020 sono state autorizzate quasi 51 milioni di ore nelle Marche, dati che offrono «una misura significativa della gravità della situazione nelle Marche – spiega Elisa Marchetti, di Ires Cgil Marche – Basti pensare che, in questi tre mesi, le ore autorizzate di Cig (ndr Cassa Integrazione Guadagni) sono state superiori a quelle dell’intero 2013, l’anno peggiore della storia nella nostra regione, in cui erano state erogate 50,3 milioni di ore».

Le ore complessivamente autorizzate di Cassa integrazione sono state 16,2 milioni nella provincia di Ancona, 12,8 nella provincia di Pesaro Urbino, 11,4 milioni a Macerata e 10, 5 milioni ad Ascoli Piceno e Fermo. L’industria assorbe la maggior parte delle ore (37,5 milioni), mentre il dato riferito al commercio è di 8 milioni di ore, e quello dell’edilizia è di 3,7 milioni. I settori industriali in cui si registrano più ore sono quello della meccanica (16,2 milioni), il calzaturiero (5,8 milioni), il legno (4,5 milioni), il chimico-plastico (3,6 milioni) e l’abbigliamento (2,2 milioni).

Secondo Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche «i beneficiari delle misure di Cassa Integrazione con causale covid-19 nella nostra regione sono stati, fino a giugno, quasi 200 mila, se si considerano anche i beneficiari dei fondi di solidarietà e dell’artigianato, si arriva a quasi 300 mila. Data l’eccezionale gravità della situazione, l’uscita del decreto agosto è una necessità urgente, con la ferma convinzione sia indispensabile l’estensione degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti per almeno tutto l’anno».

Ma secondo Santarelli è necessario anche prevedere un intervento strutturale a favore di tutti quei lavoratori esclusi dagli ammortizzatori sociali tradizionali, «che sono stati proprio i primi ad essere espulsi dal mercato del lavoro in questa situazione. Senza la previsione di risorse consistenti per i lavoratori colpiti e di interventi di ampio respiro e di lunga durata, l’emergenza lavoro non potrà essere contenuta».

Insomma c’è forte preoccupazione per l’autunno. Secondo l‘economista Callegati, in caso di una nuova ondata di contagi, per molte imprese non sarebbe semplice mantenere il distanziamento sociale, necessario ad evitare la diffusione del contagio, ecco perché serve una iniezione di liquidità.

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