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Fabbisogni sanitari, presentato lo studio Ars-Univpm. Acquaroli: «Indicazioni precise per rispondere ai bisogni dei marchigiani»

Dal report emerge un progressivo invecchiamento della popolazione, una diminuzione demografica e l'incremento delle persone in condizioni di solitudine e cronicità, bisognose di assistenza sanitaria. Nelle Marche 30mila ricoveri l’anno fuori regione, soprattutto verso l'Emilia Romagna

Un momento della presentazione dello studio sul fabbisogno sanitario

ANCONA – «Credo che nel secondo anno del nostro mandato potremo avere almeno una proposta di giunta su cui far riflettere la commissione, l’auspicio sarebbe quello di vederlo approvato», entro e non oltre «novembre dell’anno in corso». Così il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli sulla possibile tempistica del piano sociosanitario, a margine della presentazione dei risultati dell’analisi del fabbisogno di prestazioni di assistenza sanitaria ospedaliera e ambulatoriale, realizzata dalla Agenzia regionale sanitaria in partnership con la Facoltà di Economia della Politecnica delle Marche. 

Risultati illustrati a Palazzo Raffaello dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, dal rettore della Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori, dal direttore generale del Dipartimento Salute della Regione Marche Armando Gozzini, dal professor Stefano Marasca docente di Economia Univpm e coordinatore del gruppo di lavoro, dal professor Claudio Travaglini docente di Economia Aziendale UniBo.

Sul fronte della mobilità passiva, in media nelle Marche si parla di 30mila ricoveri l’anno fuori regione, il 50% si rivolge all’Emilia Romagna specie dall’Area Vasta 1 e il 13% alla Lombardia. Seguono Umbria e Lazio con il 9% e l’Abruzzo con il 4%. Le specialità che causano i flussi più consistenti sono quella ortopedica (25%) e di cardiologia interventistica (7%).

Dal report è emerso un progressivo invecchiamento della popolazione, una diminuzione demografia e l’incremento delle persone in condizioni di solitudine e cronicità, bisognose di assistenza sanitaria. Elementi che orienteranno la redazione del piano sociosanitario su cui sta lavorando la Regione, con le scelte che verranno impostate attraverso l’utilizzo di strumenti innovativi basati sull’evidenza scientifica.

Insomma, è stato definito un modello, in partnership con la Facoltà di Economia della Politecnica delle Marche, di analisi del fabbisogno di prestazioni di assistenza sanitaria ospedaliera e ambulatoriale, sviluppato attraverso un monitoraggio dettagliato dei percorsi di mobilità sanitaria: percorsi di mobilità sanitaria in uscita (extra-regionale/intra-regionale) e percorsi di mobilità sanitaria in entrata (mobilità attiva: di attrazione).

Da sinistra Gregori e Acquaroli

«I numeri ci raccontato lo stato della nostra sanità» ha detto Acquaroli, sottolineando: «Abbiamo sviluppato un percorso pianificato sui fabbisogni reali della popolazione, attraverso l’analisi e lo studio delle caratteristiche della domanda di assistenza in modo da scoprire punti forti e punti deboli. Le indicazioni che emergono sono precise – ha evidenziato -, le cure di prossimità vanno ad incidere meno dell’ospedalizzazione, e di fronte a poche risorse e all’invecchiamento della popolazione che ha bisogno di assistenza, vanno ponderate con i numeri le scelte più efficaci ed efficienti riportando i servizi sui territori come intendiamo fare con la riorganizzazione delle aziende sanitarie. Allo stesso tempo vanno analizzati i dati della mobilità attiva e passiva valutandone cause e conseguenze e l’incidenza dei privati. La scelta di un modello decisionale basato sui bisogni della popolazione, e non sulla spesa storica dei servizi, ci dà la possibilità di orientare meglio le risorse verso le prestazioni più utili ai cittadini e di evitare sprechi. Potremo fare scelte a ragion veduta al di là dei campanilismi».

Secondo il governatore la mobilità passiva dell’Area Vasta 4 e cardiologica, «è una mobilità molto pesante», come quella dell’Area Vasta 1 «elemento che va valutato con forza» come la distribuzione del privato che eroga servizi e l’incidenza sulla mobilità attiva e passiva: aspetti che vanno considerati per raggiungere la migliore organizzazione possibile». Il presidente ha definito «utopistico pensare all’azzeramento della mobilità passiva», spiegando che «è sicuramente importante scegliere di organizzare meglio, perché credo che l’abbattimento della mobilità passiva è il frutto di una organizzazione che si basa nel dare risposte alle esigenze dei marchigiani e su questi obiettivi cercare di intercettare i trend e le domande dei cittadini marchigiani per cercare di diminuire la mobilità passiva, cercare di attrarre nei confronti della nostra regione, ma soprattutto cercare di dare i servizi alle aree periferiche e ai territori, senza ospedalizzare, abbattendo i costi della nostra sanità».

Un momento della presentazione del report

Sentito sulla possibile tempistica del piano sociosanitario regionale, il presidente ha aggiunto: «credo che nel secondo anno del nostro mandato potremo avere almeno una proposta di giunta su cui far riflettere la commissione, l’auspicio sarebbe quello di vederlo approvato», entro e non oltre «novembre dell’anno in corso». Il governatore ha spiegato che lo studio sarà «valutato e analizzato dai tecnici» e dagli esperti, ma «anche dalla politica, perché le risposte le dobbiamo dare non solo in base ai numeri, ma in base anche ai territori, ma è chiaro che il grande lavoro svolto è un punto di partenza importante. Da oltre un anno lavoriamo su questi numeri», oggi «dobbiamo fare scelte che incidano in maniera positiva sul futuro della nostra regione e queste scelte devono essere supportate da dati certi e non da opinioni di natura politica, o dal campanile o da pretese di un territorio, piuttosto che di un altro». 

Per Acquaroli «la politica può scegliere anche di rafforzare una area piuttosto che un’altra perché è strategica, perché vogliamo mantenere ad esempio la popolazione sulle aree interne, ma questo non significa non rispondere alle esigenze del fabbisogno, significa consapevolmente lasciare alcuni servizi perché quei servizi ci aiutano a conservare una popolazione che poi produce reddito e servizi, che produce dei risultati sotto altri punti di vista, ma la valutazione deve partire da questi dati che saranno il cuore del piano del fabbisogno».

Il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori, ha sottolineato l’impegno dell’Ateneo dorico che sul fronte dei corsi delle professioni sanitarie è passato da «535 posti nel 2019-2020 a 750 posti nel 2022-2023 aprendo 4 nuovi corsi di laurea in sanità in tutta la regione. Per quanto riguarda le lauree magistrali in medicina ed odontoiatra, siamo passati sempre dal 2019-2020 al 2022-2023 da 212 posizioni a 355, una crescita enorme – ha detto – e dal punto di vista delle scuole di specializzazione, i posti sempre nel periodo preso in considerazione, sono passati da 501 a 901».

Il rettore ha annunciato l’approvazione da parte del Ministero del corso di Medicine e Surgery, che consente di avere una laurea in ingegneria biomedica, ed ha ricordato che la Regione ha finanziato 110 borse di studio per i medici di medicina generale e 42 borse di specialità che si andranno a sommare a quelle che assegnerà il Ministero.
Alla luce del report Gregori ha evidenziato che si deve ragionare, non solo in termini economici, ma soprattutto in termini sanitari e sociali, tenendo conto delle evoluzioni socio-demografiche. Poi ha rimarcato il contributo dell’Ateneo con l’intelligenza artificiale, ma senza capitale umano, ha detto «si fa il ‘libro dei sogni’». 

Acquaroli e Saltamartini

«I numeri spazzano via le opinioni e sono oggettivi – ha detto l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini – e a quelli dobbiamo rispondere i termini di scelte. Grazie a questo studio ora abbiamo la possibilità di impegnare le risorse in modo più coerente per garantire i servizi più appropriati. Si tratta di un dovere etico oltre che politico. L’obiettivo è arrivare ad un modello con una corretta offerta Comune per Comune».

«I dati – ha aggiunto – dimostrano in modo inequivocabile che il sistema della sanità va profondamente riformato» e che la struttura con l’unica azienda «non è in grado di dare quelle risposte necessarie a evitare o limitare il profilo della mobilità. Pensiamo che solo l’Area Vasta 1 produce una mobilità di oltre 40 milioni verso l’Emilia Romagna e questo determina l’esigenza di mettere insieme la domanda dei servizi sanitari con la risposta. Lo stiamo facendo con la riforma della legge 13 e anche la questione sul piano sociosanitario». Segue «la riorganizzazione», quindi «il piano sociosanitario è la conseguenza, non il presupposto». Un’«operazione partita ieri con la riforma degli ospedali».

La programmazione basata sui bisogni è partita dalla conoscenza dettagliata del territorio, della sua complessità e variabilità da un punto di vista demografico e socioeconomico. I fattori rilevati come modificanti la domanda di salute, sono innanzitutto in una prima fase di tipo demografico: il numero di anziani (con distribuzione territoriale e con analisi temporali), il numero di anziani che vivono soli o con coniuge non autosufficiente, il numero di anziani non autosufficienti, il numero di anziani non autosufficienti (con patologie degenerative: demenze), la tipologia di struttura della rete familiare e i contesti di assistenza territoriale (formali e informali).

Attraverso lo studio del fabbisogno espresso e latente e attraverso lo studio delle dinamiche demografiche è stato possibile calcolare il fabbisogno di assistenza ospedaliera e ambulatoriale, stimando la domanda di assistenza per patologie croniche (valutate con i percorsi di PDTA), al fine di raggiungere i livelli di fabbisogno predefiniti e supportare la Regione nella pianificazione dell’offerta territoriale. L’analisi offre chiare indicazioni per la riorganizzazione della rete dell’assistenza territoriale in funzione della stima del bisogno di salute nei prossimi 10 anni.

L’andamento demografico

Tra cinque anni la popolazione marchigiana tra i 65-84 anni conterà 16mila individui in più  e 5mila quella over 85. Nell’insieme queste due fasce di età conteranno circa 4mila persone con due o più malattie croniche. A causa del trend negativo delle nascite e dei cittadini stranieri in diminuzione (-4% annuo) nelle Marche ci saranno 29 mila persone in meno (-1,9%). A metà del secolo si avranno 189 mila persone residenti in meno rispetto al 2020 con sempre maggiore incidenza della popolazione anziana sul numero totale.

I dati sulla mobilità passiva

Ammonta in totale a 114.028.858 euro il valore medio annuo della mobilità passiva tra il 2017 e il 2021. Il valore medio annuo per ciascuna area vasta è così ripartito:

Area Vasta 1         39.744.193 euro       (34,87%)

Area Vasta 2         25.525.923 euro       (22,39%)

Area Vasta 3         20.252.093 euro      (17,77%)

Area Vasta 4         12.507.946 euro       (10,97%)

Area Vasta 5         15.959.675 euro      (14,00%)

(Stranieri 48.785 euro)

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