Ancona-Osimo

Donne ancora discriminate nel mondo del lavoro. Marziali: «Tassello mancante per l’emancipazione femminile»

Questa mattina, 8 marzo, il convegno “Donne e lavoro nelle Marche” promosso da Cgil, Cisl e Uil Marche. Durante l’incontro alla Loggia dei Mercanti è stata presentata anche un’indagine sulle donne occupate nella regione, realizzata in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche. In apertura ricordata Silvia Romano, la volontaria rapita in Kenya 108 giorni fa

ANCONA- Incerte prospettive di lavoro, salari più bassi degli uomini, difficoltà a conciliare la vita privata e quella lavorativa. Aumenta l’occupazione ma le nel mondo del lavoro le donne sono ancora discriminate. La strada per essere equiparate agli uomini è ancora lunga. È quanto emerso dal convegno “Donne e lavoro nelle Marche” promosso da Cgil, Cisl e Uil Marche in occasione dell’8 marzo. Durante l’incontro alla Loggia dei Mercanti è stata presentata anche un’indagine sulle donne occupate nella regione, realizzata in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche.

«Le donne studiano tanto per poi rimanere a casa, sono ai margini del mondo del lavoro – scrive in un messaggio l’assessore regionale Manuela Bora, assente per impegni istituzionali -. Nel 2018 nelle Marche sono state assunte oltre 157.000 donne, il 2% in più rispetto al 2017. È aumentata l’occupazione ma dobbiamo ancora risolvere delle criticità: donne e famiglia, donne e discriminazioni, donne e soprusi, donne e istruzione. Come Regione abbiamo fatto provvedimenti come i voucher per gli asili nido, tipologie contrattuali a tutela della maternità e sostegno all’inserimento lavorativo per le donne vittime di violenza. Nelle prossime settimane sarà istituito un tavolo per le statistiche sulle politiche di genere».

 

Il convegno “Donne e lavoro nelle Marche”

«Per la tematica del lavoro purtroppo c’è ancora molto da fare. Probabilmente questo è il tassello mancante per la realizzazione dell’emancipazione femminile– commenta Meri Marziali, presidente Commissione regionale Pari Opportunità-. La donna ancora si trova a dover scegliere tra la sua professione e la maternità. Le istituzioni devono tradurre questa ricerca in politiche di genere».

«Non c’è un’unica soluzione a questi problemi- dichiarano le segretarie Daniela Barbaresi, Cgil Marche, Cristiana Ilari, Cisl Marche e Claudia Mazzucchelli, Uil Marche-. Occorre una concorrenza sinergica con il ruolo importante della contrattazione, da quella nazionale a quella aziendale e territoriale; un sistema di welfare moderno e adeguato ai bisogni delle persone; una cultura del valore che deve comprendere tutti gli spazi del nostro vivere».

Il Rettore dell’Univpm Sauro Longhi ha ricordato che «quest’anno per la prima volta abbiamo redatto il bilancio di genere e da alcuni anni abbiamo messo in pratica una politica per incentivare le studentesse ad intraprendere certi corsi di studio. La percentuale di studentesse iscritte a Ingegneria Meccanica è bassa, pari al 10%, 12% quella delle studentesse iscritte a Ingegneria Informatica. Eppure ci sono altissime possibilità di occupazione. Perché succede questo? Ci sono ancora degli stereotipi che riguardano il lavoro delle donne e che non sono veri».

Il pubblico presente alla Loggia dei Mercanti

LA RICERCA – Tra giugno e agosto 2018, sono stati somministrati dei questionari ad un campione di 810 donne. Dalle risposte è emerso che l’89,9% sono lavoratrici dipendenti e con un contratto a tempo indeterminato. Il 18,4% guadagna meno di 1.000 euro mensili netti, quasi la metà guadagna dai 1.000 ai 1.500 euro, il 34,4% supera i 1.500 euro mensili. A tal proposito, uno studio dell’Ires Cil Marche mostra che, su 133 aziende marchigiane con oltre 1.000 dipendenti, la retribuzione media di un lavoratore è di 29.600 euro contro i 21.100 euro di una lavoratrice, ovvero il 28,8% in meno.

Tornando all’indagine, il 56,5% delle intervistate dichiara di non subire comportamenti discriminatori sul posto di lavoro anche se, il 42,5% si sente discriminata per assenze, mansioni e per il pregiudizio relativo alle proprie capacità. Il 59,3% ritiene che vi sia una cultura dominante che le penalizza. Per le donne è necessario avere un titolo di studio più elevato di quello maschile per competere sul mercato del lavoro locale e devono avere competenze digitali ad altissimo livello per avere un ruolo di primo piano nella “quarta rivoluzione industriale”. Per le donne è difficile conciliare tempi di vita-lavoro. L’occupazione femminile è molto condizionata dagli impegni familiari: pesano il lavoro domestico e la cura dei propri cari.

In apertura del convegno è stata ricordata Silvia Romano, la volontaria rapita in Kenya 108 giorni fa.

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