Ancona-Osimo

Cassa integrazione, allarme Cgil nelle Marche: picco nei primi 9 mesi del 2022. Santarelli: «Con caro energia, più lavoratori a rischio»

Dal report del sindacato, illustrato oggi ad Ancona, emerge che sono state richieste e autorizzate complessivamente oltre 13 milioni di ore tra Cassa integrazione, Fis e altri fondi di solidarietà

Un momento della conferenza stampa della Cgil ad Ancona

ANCONA – Nelle Marche nei primi nove mesi del 2022 si registra un «picco di cassa integrazione» soprattutto nei settori metalmeccanico e industria in genere». A lanciare l’allarme è la Cgil Marche che oggi ad Ancona ha presentato un report relativo al periodo gennaio-settembre 2022 dal quale risulta che sono state richieste e autorizzate complessivamente oltre 13 milioni di ore di Cassa integrazione, Fis e altri fondi di solidarietà.

Rispetto al 2021 la causalità Covid-19, ha inciso per il 14,7% del totale delle ore (dati Inps elaborati dall’Ires Cgil Marche). Guardando al dato della cassa integrazione, ordinaria, straordinaria e in deroga, nelle Marche si attesta a 11,3 milioni di ore: 5,5 milioni nella provincia di Ancona, 2 milioni nelle province di Ascoli Piceno e Fermo, 2,6 milioni nella provincia di Pesaro Urbino e 1 milione in quella di Macerata. La Fis e gli altri fondi arrivano a 2 milioni di ore.

L’industria assorbe la maggior parte delle ore autorizzate (10.136.076), mentre le ore nel terziario sono 912 mila e nell’edilizia 302 mila. La meccanica è il settore in cui si registrano più ore (4,9 milioni), seguita da calzaturiero (2,1 milioni) e abbigliamento (928 mila). Nel terziario è il commercio il settore che registra un ricorso maggiore alla Cig (439 mila), subito dietro agenzie di viaggio e immobiliari (272 mila ore) e alberghi e pubblici esercizi (114 mila ore).

Tendenzialmente le ore di cassa integrazione restano ancora al di sopra dei livelli pre pandemia, ma industria e commercio appaiono più in difficoltà e gli unici ad aver avuto un incremento significativo delle ore rispetto al 2019. Dati che secondo Rossella Marinucci, della segretaria regionale Cgil Marche fotografano «una situazione straordinaria, con le aziende che scelgono di  ridurre la produzione a causa dell’aumento dei costi dell’energia, nonostante ordini e commesse. Andrebbero considerati ammortizzatori sociali sul modello della cassa integrazione introdotta durante la pandemia (al di fuori dei limiti temporali previsti e senza contributo addizionale delle aziende) e bisogna immaginare anche un’integrazione per i lavoratori, magari con un intervento fiscale, perché i loro redditi rischiano di essere ancora più compressi di fronte all’aumento dei prezzi».

Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche

Il segretario generale Cgil Marche Giuseppe Santarelli, osserva che i dati «dicono con chiarezza che l’ondata della crescita economica iniziata nella seconda metà del 2021 si sta esaurendo e che il nostro sistema economico regionale, dentro un contesto generale di recessione, è destinato a subire contraccolpi importanti con effetti pesanti sui lavoratori più fragili ed esposti (tempi determinati, somministrati e piccole partite iva) ma anche sui lavoratori a tempo indeterminato che saranno costretti a vivere con un importo di cassa integrazione (900 euro nette al mese) sempre più inadeguato al costo della vita, oggi condizionato dall’enorme spinta inflattiva.  Dal Decreto Aiuti Ter, non sono arrivate risposte da parte del nuovo Governo su bollette, caro energia e salari – conclude -, nulla che dia una risposta a milioni di lavoratrici e lavoratori, le scelte sulla legge di Bilancio saranno decisive per il futuro».

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