Ancona-Osimo

Malaria e malattie tropicali in aumento nelle Marche. Il monito di Giacometti:«Importante attuare la profilassi»

«Ma il problema maggiore e più costoso è, comunque, rappresentato dalle infezioni da germi resistenti agli antibiotici», spiega Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette

ANCONA – Estate “calda” quella della sanità marchigiana, che fa registrare una recrudescenza di virus e infezioni. È proprio di questi giorni la notizia dell’epidemia di morbillo che ha interessato una quindicina di persone di cui alcune ricoverate all’ospedale di Macerata.

All’Ospedale di Torrette, invece nell’ultimo periodo si sono registrati 4 casi di malaria, soprattutto italiani rientrati da viaggi in Africa che non hanno fatto la profilassi, e anche qualche caso tra gli extracomunitari. «È molto importante attuare la profilassi prima di viaggi in queste zone – afferma Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette – profilassi che, è bene saperlo, va iniziata prima della partenza, continuata durante la permanenza nella località di soggiorno e proseguita anche al ritorno».

Andrea Giacometti, Primario Clinica Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona

Sempre ad Ancona si sono registrati alcuni casi di altre malattie tropicali, come la Schistosomiasi, una malattia che si prende facendo il bagno in stagni o laghetti in zone tropicali o sub-tropicali. «I casi pervenuti alla nostra attenzione riguardavano ragazzi immigrati che ci sono stati inviati dai centri di raccolta», spiega il primario.

«Ma il problema maggiore e più costoso è, comunque,  rappresentato dalle infezioni da germi resistenti agli antibiotici, – sottolinea Andrea Giacometti – un costo elevato per il Sistema Sanitario Nazionale. Un problema che per un quarto è dovuto al cattivo uso degli antibiotici e per tre quarti dall’utilizzo massiccio di antibiotici negli allevamenti animali e persino nell’agricoltura. Oggi in Italia, in Europa, negli Stati Uniti e nei paesi “emergenti” gran parte degli antibiotici vengono utilizzati per allevare gli animali in maniera innaturale, se si pensa, ad esempio, che nei capannoni dove viene allevato il pollame, gli animali possono essere stipati anche in numero di 30-40.000. In tali condizioni, se non si usassero gli antibiotici da un unico caso di infezione potrebbe derivare una epidemia con grave perdita per l’allevatore. Lo stesso vale per gli allevamenti di bovini. Su 400 ricoveri annui che eseguiamo qui in clinica, una metà riguarda proprio le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. Un trend in costante aumento negli ultimi anni».

Questa ondata di infezioni da germi resistenti agli antibiotici interessa soprattutto la popolazione anziana, che più spesso necessita di ricovero, e che per varie patologie e condizioni fisiche viene definita come “fragile”, perché indebolita in una o più importanti funzioni vitali. Categorie, quelle degli anziani e dei soggetti fragili, numericamente in crescita nel nostro paese. Un fatto che pone l’esigenza di creare servizi per dare risposte ad una crescente richiesta di presa in carico della cronicità.

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