Ancona-Osimo

Legambiente, le Marche attive per la conservazione del patrimonio naturale

La leader regionale Francesca Pulcini ci ha raccontato l'impegno sul fronte bioeconomia circolare e tutela degli ecosistemi forestali. Ma non ha risparmiato critiche alle recenti politiche regionali

Francesca Pulcini
Francesca Pulcini, presidentessa Legambiente Marche

ANCONA – Anche Lega Ambiente Marche in prima linea per quel che concerne la bioeconomia circolare e la tutela degli ecosistemi forestali. I vertici regionali di LA ricalcano le tematiche del congresso nazionale che si è tenuto il 19 novembre in videoconferenza garantendo il loro impegno nel valorizzare il contributo della natura e delle foreste nelle politiche per il clima, nel puntare sulla tutela della biodiversità e nella promozione della gestione forestale sostenibile per garantire l’erogazione di tutti i servizi ecosistemici. Nessun passo indietro anche nelle politiche di rafforzamento delle filiere forestali sostenibili e delle produzioni locali, nonchè la volontà di frenare l’abbandono della montagna, prevenire il degrado ed i rischi per il territorio e rendere le città più verdi e resilienti al cambiamento climatico.

Con Francesca Pulcini, presidentessa di Lega Ambiente Marche, abbiamo parlato di queste tematiche incentrandoci sull’impegno svolto sul territorio marchigiano.

Facciamo una premessa generale, quando parliamo di bioeconomia delle foreste a cosa si fa riferimento?
«Ci si riferisce a valorizzare il contributo della natura e delle foreste nelle politiche per il clima, puntare sulla tutela della biodiversità e promuovere la gestione forestale sostenibile per garantire l’erogazione di tutti i servizi ecosistemici, rafforzare le filiere forestali sostenibili e le produzioni locali, frenare l’abbandono della montagna, prevenire il degrado e i rischi per il territorio, rendere le città più verdi e resilienti al cambiamento climatico. Questi sono i temi centrali che possono fornire un impulso alla bioeconomia e alla tutela degli ecosistemi forestali e che rappresentano un tema centrale su cui il Governo nazionale e quelli regionali devono lavorare e investire le risorse del Recovery Plan per contribuire a contrastare i cambiamenti climatici».

Nelle Marche, attivamente, come ci si sta muovendo per attuare politiche di protezione dei patrimoni naturalistici?
«Le Marche per anni hanno attuato politiche virtuose per la conservazione del patrimonio naturale, basti pensare che tutte le aree protette delle Marche avevano ottenuto la Carta Europea del Turismo Sostenibile che viene riconosciuta a tutte i parchi che si impegnano a sviluppare una strategia comune e un piano d’azione per lo sviluppo turistico a partire dalle comunità locali».

Il tutto con quale obiettivo?
«Questo con l’obiettivo di tutelare il patrimonio naturale e culturale e il continuo miglioramento della gestione del turismo nell’area protetta a favore dell’ambiente, della popolazione locale, delle imprese e dei visitatori».

C’è qualcosa che si sente d’aggiungere in merito agli ultimi anni?
«Purtroppo in questi ultimi anni l’attenzione della politica regionale è diminuita drasticamente, al punto da aver perso questa importante certificazione. Non possiamo non ricordare come in questa regione ancora non siano state istituite le due aree marine protette previste dalla legge nazionale e di cui si sta parlando molto in questi giorni nell’area del Conero».

Si sente di citare qualche esempio?
«È una grave azione quella realizzata sul Monte Catria, dove abbiamo assistito a un violento disboscamento, con la conseguente perdita del patrimonio di biodiversità e della sua funzione di mitigazione dei cambiamenti climatici, e per cui insieme ad altre associazioni ambientaliste abbiamo proceduto con un Esposto alla Procura della Repubblica di Urbino».

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