Ancona-Osimo

Legambiente, aree marine protette per la costa delle Marche: «Occasione per sviluppo sostenibile»

«Pesca e turismo che non consuma le risorse naturali dell'ecosistema marino e costiero»

La manifestazione Legambiente ad Ancona

ANCONA – Legambiente interviene sul tema delle aree marine protette nelle Marche, argomento secondo l’associazione ambientalista, «storicamente sottovalutato e trattato con superficialità  tant’è che nemmeno un metro quadro di spazio marino regionale risulta ancora tutelato efficacemente». Il tutto «nel momento in cui – per Legambiente – la politica regionale risponde in maniera superficiale alle richieste che da più parti emergono e si chiede di mettere al centro del dibattito pubblico l’istituzione dell’area marina protetta del Piceno».

Marco Ciarulli

«Istituire oggi le aree marine protette del Conero e del Piceno significa garantire la tutela efficace della nostra biodiversità marina che in Adriatico è fortemente a rischio a causa dell’eccessivo sforzo di pesca che viene attuato, ancora, con metodi insostenibili – dichiara Marco Ciarulli, Presidente Legambiente Marche – e non è assolutamente vero che realizzare un’area marina protetta significhi imbalsamare un territorio ma, invece, significa percorrere la strada della sola tutela del mare che garantisce uno sviluppo sostenibile reale. Le aree marine protette, come dimostrano i tanti successi delle attuali 30 aree marine protette già istituite in località tra le più virtuose del Paese, sono garanzia di partecipazione delle comunità locali nella governance e di opportunità economica e sociale per i territori interessati. È un fatto verificabile quanto affermiamo, perché dove sono nate le aree marine protette (Portofino, Sorrento, Villasimius, Favignana, Ustica ecc..) non si è bloccata l’economia turistica ne la possibilità di attraccare con le barche e la pesca ne ha tratto beneficio, non danno; ma dobbiamo prendere atto che solo  nelle Marche si ha paura di affrontare questi argomenti e la politica è oggettivamente succube delle lobby e degli interessi particolari tant’è che si ha persino paura del confronto pubblico e della discussione partecipata. Il mare Adriatico è un hotspot di biodiversità estremamente fragile e ad oggi in sofferenza con il 90% degli stock ittici sovra sfruttati. Questa direzione non solo sta danneggiando permanentemente il comparto ambientale, ma anche tutto l’aspetto economico che ruota attorno ad esso: dalle attività economiche legate alla pesca fino al turismo».

«In questi anni si parla molto di sviluppo sostenibile e transizione ecologica – prosegue Ciarulli – e se non ora quando? Accompagnare una giusta transizione ecologica anche per il mare significa in primo luogo prendere consapevolezza che il modello economico attuale ci sta portando alla desertificazione del mare. Realizzare un’area marina protetta sicuramente cambierà le abitudini di alcune attività economiche, ma se ci fermiamo a questo problema, finiremo con il perdere ogni cosa. Ed è qui che la politica deve intervenire, supportando ed accompagnando nuovi modelli di sviluppo economico. Lo sviluppo sostenibile è la sfida coraggiosa di cui abbiamo bisogno per uscire da questa crisi climatica, ambientale ed economica».

Legambiente inoltre chiarisce un passaggio importante: «L’Europa ci ha dato un obiettivo chiaro e non fraintendibile: raggiungere in tutto il territorio nazionale almeno il 30% di aree protette nel 2030, terrestri e marine –  dichiara Antonio Nicoletti Responsabile Nazionale aree protette e biodiversità Legambiente – sono obiettivi vincolanti e non semplici indicazioni. E sebbene l’unione Europea non vuole obbligare nessuno a perseguire questi target, il buon senso dovrebbe favore scelte più appropriate per tutelare il nostro mare sempre più sofferente ed a rischio. Il nostro auspicio è che si decida di affrontare una discussione vera su questo tema perché ne vale del nostro futuro».

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