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Lavoro, nelle Marche calano gli infortuni. Ma cresce il numero dei morti anche nel settore sanitario

Secondo i dati diffusi dall’Inail ed elaborati dall’Ires Cgil Marche, nel 2020 sono stati denunciati 15.714 incidenti, 3.297 in meno rispetto al 2019. Il punto con il segretario regionale Santarelli

Immagine di repertorio

ANCONA – Secondo i dati annuali diffusi dall’Inail ed elaborati dall’Ires Cgil Marche, nel 2020 nella regione sono stati denunciati 15.714 infortuni, 3.297 in meno rispetto al 2019 (-17,3%). «Il forte decremento è senza dubbio conseguenza del blocco e della contrazione delle attività produttive verificatesi a partire da marzo a causa dell’emergenza sanitaria”, spiega la Cgil Marche.

Il calo registrato nella regione è stato di poco superiore al dato nazionale, dove gli infortuni sono diminuiti del 13,6%. Non si registrano differenze significative tra le varie province. La diminuzione relativa più importante si ha per gli infortuni in itinere: questi sono stati 1.917, 834 in meno dell’anno precedente (-30,3%); è invece più contenuto il calo delle denunce in occasione di lavoro, che si attestano a 13.797, 2.463 in meno del 2019 (-15,1%).

Gli infortuni diminuiscono per tutte le fasce d’età ma in modo più accentuato per i lavoratori più giovani: tra i lavoratori under 20, si registrano, infatti, 1.493 infortuni in meno (-62,0%); nella fascia dai 20 ai 29 anni il calo è di 429 unità (-16,7%), mentre nella fascia 30-39 è di 517 (-16,2%).

In un’ottica di genere non si rilavano particolari differenze: tra i lavoratori infatti si registrano 9.525 infortuni (-5,8%), per le lavoratrici il dato è di 6.189 (-5,4%).

Drammatico invece è il bilancio degli infortuni con esito mortale: nel 2020 se ne sono registrati 46, 13 in più del 2019. A crescere sono soprattutto le morti in occasione di lavoro, che sono state 40, 15 in più dell’anno precedente. Sono ben 12 infatti gli eventi mortali provocati dai contagi da covid-19 e riguardano principalmente le professioni infermieristiche, gli operatori socio-sanitari e le professioni mediche.
L’incremento degli infortuni con esito mortale registrato nelle Marche (39,4%) è nettamente superiore al dato nazionale (16,6%).

Nel 2020 le denunce di malattie professionali sono state 4.895, 406 in meno del 2019. I casi denunciati si riferiscono principalmente a malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo (3.298), a malattie del sistema nervoso (930) e a malattie dell’orecchio e dell’apofisi mastoide (246) e a tumori (57).

«Il prezzo pagato dai lavoratori nel 2020 è pesante perché 46 morti sul lavoro in una piccola regione come la nostra dovrebbero essere oggetto di una grande discussione e dovrebbero suscitare molte domande. I più colpiti sono stati coloro che maggiormente vivono in condizioni di lavoro precario, instabile o senza formazione adeguata, costretti a lavorare proprio nei mesi della pandemia in condizioni di maggior ricatto e pericolosità. L’altro capitolo grave riguarda le professioni sanitarie colpite con oltre 3mila infortuni da covid-19 e ben 12 decessi sul lavoro che non possiamo considerare come fatti ineluttabili e normali. Chiediamo da anni un rafforzamento della vigilanza dell’Asur nei luoghi di lavoro, perché proprio durante la pandemia l’impressione è che si sia allentata di molto la capacità di controllo delle istituzioni preposte», dice Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche e Responsabile salute e sicurezza.

Il 2021 non sembra iniziare meglio: infatti, già a gennaio, gli infortuni registrati sono 1.397, l’8,7% in più rispetto allo stesso mese del 2020 e aumentano sopratutto nei settori industriali (+29,9%). Già uno l’infortunio mortale registrato nel primo mese del 2021.

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