Ancona-Osimo

Latini dice «No al gender nelle scuole». E i movimenti per i diritti insorgono: «Difesa della “libertà” di discriminare»

L'assessore delle Marche Giorgia Latini risponde ad una circolare del Ministero in occasione della "Giornata contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia". Arcigay Agorá Pesaro-Urbino, Arcigay Comunitas Ancona, Liberə Tuttə, Non Una Di Meno Transterritoriale Marche e il movimento politico Dipende da Noi protestano


ANCONA – È polemica dopo le affermazioni dell’assessore regionale all’Istruzione Giorgia Latini in occasione della “Giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia” che ricorre oggi – 17 maggio. In un post sulla sua pagina Facebook Latini ha scritto a chiare lettere «No alla teoria gender nelle scuole»

Nel mirino dell’assessore marchigiano all’Istruzione, come lei stessa motiva sul social network, la circolare «a firma di Maria Assunta Palermo, direttore generale del Ministero dell’Istruzione» nella quale secondo Latini «con un colpo di mano» si «invitano i docenti e le scuole di ogni grado in occasione del 17 maggio, per la “Giornata contro l’omofobia la bifobia e la transfobia”, a creare “occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali». Una circolare con la quale però secondo l’assessore «il Ministero si sostituisce al Parlamento, di fatto “approvando” uno dei punti più deleteri del Ddl Zan, bocciato a ottobre dal Senato». Per questo conclude il post chiedendo che «il ministero ritiri subito» la «circolare». 


Affermazioni che hanno suscitato l’immediata reazione dei movimenti per i diritti. Arcigay Agorá Pesaro-Urbino, Arcigay Comunitas Ancona, Liberə Tuttə, Non Una Di Meno Transterritoriale Marche secondo i quali «Latini difende una sola “libertà”: quella di discriminare». 

«È con grande sdegno che apprendiamo della disinformazione di cui è vittima l’assessora regionale Giorgia Latini in merito alla circolare del Ministero dell’Istruzione» scrivono i movimenti in una nota. «Siamo dispiaciutɜ di contraddirla nell’affermare che la “teoria del gender” (o ideologia del gender) non esiste. Si tratta di un’invenzione manipolatoria con il preciso scopo politico di dare “argomenti” a conservatori reazionari contrari ad ogni allargamento dei diritti civili e umani. La propaganda no-gender usa il concetto di “natura” per imporre un ordine immaginario che non c’è. Non ha senso antropologicamente parlare di “famiglia naturale”: le tipologie di famiglie sono molteplici e cambiano nel tempo e nello spazio. Perché non includerle tutte invece che eleggerne una come giusta e discriminare le altre? L’educazione alle differenze a scuola facilita una costruzione positiva dell’identità. La circolare non fa altro che invitare gli istituti scolastici ad affrontare approfondimenti sui temi legati alle discriminazioni. Perché se è vero che l’ignoranza genera paura e la paura genera odio, ci viene il dubbio che all’assessora Latini faccia comodo, viste le prossime elezioni, negare a studentɜ e famiglie la possibilità di avere discussioni e confronti lontani dalla polarizzazione propagandistica che caratterizza la sua parte politica». 


Da qui l’invito all’assessore da parte dei movimenti a «rileggere l’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana, unico articolo citato nella circolare oltre al sintetico contenuto della stessa. Secondo l’assessora la circolare “violerebbe il consenso informato e la libertà educativa dei genitori.” Quale sarebbe la libertà educativa dei genitori? Quella di non accettare il proprio figlio, la propria figlia, lə propriə figliə perché non etero o cisgender? Sarebbe la libertà di lasciare che in molte scuole ci sia un ambiente discriminante che porta molte persone Queer ad essere invisibilizzate, bullizzate e marginalizzate? Dovremmo lasciare l’educazione all’affettività e alla sessualità alla pornografia? Ogni studentə ha bisogno e diritto di ricevere informazioni scientifiche sull’identità sessuale, sul rispetto ed il consenso. La scuola dovrebbe essere la prima sede deputata a smantellare le dinamiche tossiche della discriminazione, perché se vogliamo adultɜ non discriminanti, dobbiamo insegnare allɜ bambinɜ i valori del rispetto e dell’intersezionalità». 

«Non possiamo che chiederci se sia già iniziata la campagna elettorale per le prossime politiche – osservano -. E come spesso succede questa si basa sulla pelle di minoranze discriminate. Non scegliere significa giustificare le discriminazioni e le violenze; noi rifiutiamo categoricamente questo approccio becero e istituzionalmente omolesbobitransfobico di fare politica. In contrasto a tutto questo siamo qui, ancora una volta tuttɜ assieme, a ribadire l’importanza della libertà e dell’autodeterminazione di ogni persona. Invitiamo l’assessora ad ascoltare coloro che vivono ogni giorno le discriminazioni a causa del proprio orientamento sessuale e identità di genere. Persone – concludono – che lei continua ad ignorare. La invitiamo con piacere a partecipare ad uno dei nostri prossimi incontri pubblici». 

Sulla vicenda interviene anche il movimento politico Dipende da Noi secondo il quale «non è il Ministro a dover ritirare la circolare, ma è l’assessora Latini a dover ritirare il suo pregiudizio ideologico. Con le sue affermazioni l’assessora dimostra di fraintendere il concetto di discriminazione di genere e di evocare in modo strumentale la teoria gender con l’intento di suscitare una reazione ostile nelle famiglie. Invece di lanciare crociate ideologiche – spiega il movimento in una nota stampa -, l’assessora Latini potrebbe fare qualcosa di molto più appropriato ai suoi compiti accettando di incontrare le associazioni che difendono i diritti delle persone discriminate per il loro orientamento sessuale. Anche nelle Marche l’Arcigay e altre organizzazioni stanno svolgendo un’opera informativa e formativa per superare pregiudizi e discriminazioni».

Secondo Dipende da Noi «l’assessora potrebbe ascoltare le loro ragioni per maturare una visione della questione più corretta e sicuramente più consonante con il dettato Costituzionale, che in particolare all’art. 3 chiede di rimuovere tutti gli ostacoli, anche ideologici, che impediscono alle persone di godere dei loro diritti. Così l’assessora Latini – conclude la nota – potrà cogliere l’occasione per passare dall’ideologia al dialogo e alla fattiva collaborazione con le autorità scolastiche per una scuola sempre più attenta a promuovere la formazione delle nuove generazioni».

Ad intervenire nella polemica è anche il gruppo delle donne di Articolo Uno. «Continua la battaglia a testa bassa della assessora Latini contro i diritti degli uomini e delle donne che evidentemente non riesce a pensare come persone libere e portatrici di valori anche se diversi dai suoi. Dopo aver esordito come amministratrice relegando le donne al ruolo casalingo, ostacolando l’applicazione di leggi civili democraticamente conquistate come la 194, la possibilità di usare la pillola Ru846 nei consultori – spiegano -, ora ha trovato un nuovo cavallo di battaglia nel voler impedire la discussione nelle scuole dell’omofobia. Forse non ha capito che i problemi non si cancellano non parlandone: che ci sia un problema di discriminazione nei confronti di chi vuole vivere la sua sessualità come gli sembra necessario è sotto gli occhi di tutti. Crede che queste discriminazione siano giuste, in nome di una diversa concezione che rappresenta comunque una parte della società, quella per cui c’è qualcuno che può decidere per la vita di un altro?

Non pensa che sia utile ai giovani parlare apertamente di un tema di cui comunque discutono? Pensa seriamente che ci sia una volontà di “propagandare una teoria gender ” come se gli insegnanti non siano in grado di interpretare correttamente la richiesta del Ministero? Ha davvero così poca stima degli insegnanti? E visto che si preoccupa tanto della famiglia, perché non pensa anche ai tanti problemi che le famiglie marchigiane hanno, dal calo forte dell’occupazione per le donne, dalle difficoltà di poter avere servizi efficaci per gli anziani, visto che siamo la Regione più longeva  e per i bambini, visto che ne nascono sempre meno anche da noi perché le donne non sono aiutate a fare le mamme?».

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