Ancona-Osimo

L’arcivescovo Angelo Spina: «Ascolto e accoglienza per camminare insieme»

«Ho un'agenda disponibile h24» assicura il nuovo arcivescovo che domani (4 ottobre), festa di san Francesco d'Assisi, celebrerà la messa nella chiesa di san Francesco alle Scale, mentre domenica 8 ottobre sarà ad Osimo e celebrerà la messa nella concattedrale di san Leopardo

Da sin. l'arcivescovo Angelo Spina e il vicario generale Roberto Peccetti

ANCONA – L’ascolto, l’incontro, l’accoglienza e il camminare insieme. Sono gli impegni e le sfide del nuovo arcivescovo Angelo Spina che domenica 1 ottobre ha fatto ufficialmente il suo ingresso nell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, celebrando la messa nel duomo di san Ciriaco. «La prima cosa che cercherò di fare sarà ascoltare – dichiara Spina – si può avere un’ampia conoscenza di libri, ma ciò che è importante è l’incontro, il contatto con le persone. La sfida è imparare a camminare insieme. Oggi il primo effetto della paura è la chiusura, tanti si chiudono nel proprio io. Desidero invece ridare coraggio e spero che tutti imparino ad avere fiducia nell’altro». Importante, dunque, per il nuovo vescovo è l’accoglienza, anche verso i migranti. «Come ha detto ultimamente il papa – spiega – dobbiamo aprirci all’accoglienza con prudenza. È importante l’integrazione, ma anche la legalità».

Spina, 62 anni, molisano di nascita ma abruzzese di adozione, proviene dalla diocesi di Sulmona-Valva, dove è stato eletto vescovo nel 2007. Ora papa Francesco lo ha scelto per sostituire il Cardinale Edoardo Menichelli, 77 anni, da 13 anni alla guida dell’arcidiocesi. «La nomina per me è stata una sorpresa – dice – Ancona è una bella città e, domenica arrivando dal mare, mi sono sentito subito abbracciato e accolto». Il neo vescovo era già stato ad Ancona, nel 1987 quando «mi imbarcai dal porto con alcuni giovani per raggiungere l’ex Jugoslavia e Medjugorje, poi nel 2011 per il congresso eucaristico».

Da una diocesi di 85mila abitanti ma con un territorio molto ampio, ora Spina guida un’arcidiocesi con 230mila abitanti con un territorio meno vasto. Per suggellare il legame con Ancona e Osimo, il vescovo ha modificato il suo stemma, inserendo anche il mare. «Il cambiamento si sente – dichara – dai monti ora mi trovo in un città di mare e da una realtà più a misura d’uomo oro ne guido una più ampia. Domenica ho pregato a Loreto nella Santa Casa e ho chiesto alla Madonna di poter dire anche io ogni giorno il mio sì, come ha fatto Lei. Poi mi sono imbarcato al porto di Numana e ho visto tutta la costa. Mi ha folgorato la bellezza della natura del Monte Conero e, arrivato ad Ancona, mi ha commosso una piccola barca di pescatori con a bordo un nonno, il figlio e il nipote che rappresentano il passato, il presente e il futuro. Le generazioni hanno ricevuto in dono la terra e tutte le bellezze vanno custodite, come diceva San Francesco».

La festa del santo di Assisi si festeggia il 4 ottobre e Spina celebrerà domani pomeriggio la santa messa alle 18 nella chiesa di san Francesco alle Scale, mentre domenica 8 ottobre l’arcivescovo sarà ad Osimo: alle 18 è prevista l’accoglienza in piazza Boccolino con il saluto del sindaco Simone Pugnaloni e alle 18.30 la celebrazione della messa nella concattedrale di san Leopardo. Poi il vescovo sarà impegnato con gli incontri nelle varie parrocchie della diocesi e Spina ha detto di «avere un’agenda disponibile h24. Dove il vescovo sarà chiamato andrà».

Tra i propositi di Spina, anche «ascoltare i giovani e una formazione pastorale dei laici. I giovani bisogna ascoltarli, provocarli e accompagnarli. Oggi credo che anziché fare qualcosa per i giovani bisogna fare qualcosa con i giovani». Importante, poi, che «ogni battezzato faccia la sua parte nella liturgia, nella carità e nell’evangelizzazione. Il parroco non è un tuttologo. Dagli ultimi dati della Caritas emerge che ci sono cinque milioni di poveri, tutti siamo chiamati ad aiutarli. La Chiesa funziona come una famiglia. Non ci si presenta a tavola sperando di trovarla apparecchiata. Ognuno deve fare la sua parte: chi mette la tovaglia, chi le posate, chi prepara il pranzo. Così nella chiesa ad esempio le coppie di sposi sono chiamati ad accompagnare i fidanzati al matrimonio. Fondamentale è costruire una comunità e luoghi di comunione».

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