Ancona-Osimo

Lanterna Azzurra, tre anni dopo. Appello per la banda dello spray e colletti bianchi verso il processo

Sono due i procedimenti in corso relativi alla tragedia di Corinaldo. Dal punto di vista giudiziario l'intento è individuare tutti i colpevoli, materiali e non, della morte di cinque minorenni e una mamma di 39 anni

ANCONA – Un’udienza di appello fissata per il 13 gennaio per la banda dello spray e il proseguo dell’udienza preliminare per il filone amministrativo, quello relativo ad accertare la responsabilità sulla sicurezza della discoteca e il rilascio dei permessi che hanno portato la Lanterna Azzurra a restare aperta nonostante le carenze strutturali, in calendario per il prossimo 16 dicembre. A tre anni dalla tragedia di Corinaldo versa su questi due punti la vicenda dal punto di vista giudiziario, quello finalizzato ad individuare tutti i colpevoli, materiali e non, della morte di cinque minorenni e una mamma di 39 anni.

Era la notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 quando un dj set pubblicizzato come il concerto del famoso trapper Sfera Ebbasta, mai arrivato nel locale, si trasformò in una trappola mortale senza precedenti. Una banda, poi identificata in sei giovanissimi della Bassa Modenese (un settimo del gruppo non fu mai imputabile perché morì in un incidente prima del processo), avvezza ai furti di collanine in affollati locali da ballo, con l’utilizzo dello spray al peperoncino, aveva spruzzato la sostanza urticante alla Lanterna Azzurra, a Madonna del Piano di Corinaldo, creando panico di massa e una fuga incontrollata dei presenti verso l’unica uscita aperta in quel momento, l’uscita numero 3. Nella calca morirono Asia Nasoni, 14 anni, di Mondolfo, Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia, Benedetta Vitali, 15 anni, di Fano, Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone, Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia, ed Eleonora Girolimini, 39 anni, anche lei di Senigallia.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Ancona, guidata dal procuratore capo Monica Garulli, con i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, hanno permesso di individuare subito i membri della banda dello spray. I sei giovani sono stati condannati tutti in primo grado (si procedeva con l’abbreviato), il 30 luglio del 2020, con pene ridotte rispetto alle richieste dell’accusa che puntava a riconoscere anche l’associazione a delinquere poi caduta. Sono Ugo Di Puorto, condannato a 12 anni e 4 mesi, stessa pena è stata inflitta a Raffaele Mormone, Badr Amouiyah, condannato a 10 anni e 5 mesi, Andrea Cavallari ha preso 11 anni e 6 mesi, Souhaib Haddadda ha preso 10 anni e 11 mesi e Moez Akari 11 anni e 2 mesi. Riconosciuti i reati di omicidio preterintenzionale, lesioni personali furto e rapina.

Tra poco più di un mese la banda tornerà davanti ai giudici delle Corte di Assise di Appello di Ancona per il processo di secondo grado. Mancano invece solo otto giorni al proseguo dell’udienza preliminare davanti alla gup Francesca De Palma dove sono imputati il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, i proprietari del locale, gli organizzatori della serata, gli addetti alla sicurezza, la commissione che ha rilasciato i permessi, la società che gestiva la discoteca e un dj. È il filone bis della strage. Il Comune di Corinaldo voleva costituirsi parte civile in questo procedimento ma non è stato ammesso. Potrebbe essere chiamato invece a risarcire in solido vittime e feriti al pari degli imputati in caso di condanna. L’ente è stato citato come responsabile civile, insieme al Ministero dell’Interno, Asur, Unione dei Comuni Misa e Nevola e la società “War private security” che si occupava di sicurezza nel locale la sera della tragedia. Gli imputati, 18 persone fisiche e una società, sono accusati a vario titolo di cooperazione in omicidio colposo plurimo, lesioni e disastro colposo oltre al falso ideologico in atto pubblico e l’apertura abusiva di un luogo pubblico.

Nell’udienza del 16 dicembre saranno formalizzati i riti alternativi, già annunciati verbalmente il 30 settembre scorso. Stando a quanto preannunciato alla gup, in 5 hanno scelto l’abbreviato, sono il dj Marco Cecchini (organizzatore dell’evento della serata) e i 4 proprietari dell’immobile, Alberto, Letizia e Marco Micci insieme a Mara Paialunga. In tre propendono per il patteggiamento: Francesco Bartozzi, amministratore unico della Magic, Alessandro Righetti, addetto alla uscita di sicurezza dove crollarono le balaustre e Gianni Ermellini, responsabile della security. Gli altri, compreso il sindaco Principi, affronterebbero il rito ordinario in caso di rinvio a giudizio. Un processo che non si aprirebbe prima del 2022.

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