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Lanterna Azzurra, lo sfogo del fratello di Benedetta Vitali: «Aspettiamo giustizia da più di tre anni, siamo stanchi» – VIDEO

Il fratello di Benedetta Vitali, una delle sei vittime della tragedia della Lanterna Azzurra di Corinaldo, racconta il vissuto doloroso dei familiari e il desiderio di giustizia

Francesco Vitali, fratello di Benedetta una delle sei vittime della Lanterna Azzurra di Corinaldo

ANCONA – «Vogliamo che tutto questo finisca il prima possibile, perché ogni volta per noi è massacrante venire qua e svegliarsi al mattino, sapere che dopo tre anni non è ancora stata fatta giustizia: non è giusto né per noi, ma nemmeno per mia sorella e per le altre vittime che ci sono state». Sono le parole di Francesco Vitali, fratello di una delle vittime della strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo.

Era la notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 quando 5 adolescenti e una mamma di 39 anni morirono travolti dalla calca davanti ad una uscita di sicurezza della discoteca dalla quale stavano scappando dopo che vi era stato spruzzato spray al peperoncino dalla banda.

L’Aula numero 1 del Tribunale di Ancona dove si è tenuta l’udienza d’appello per la banda dello spray

Il gruppo, composto da giovani della bassa modenese, è stato condannato in primo grado, il 30 luglio del 2020, a pene tra 10 e 12 anni, per omicidio preterintenzionale, rapine, furti con strappo e lesioni personali in relazione alla morte delle sei vittime: Asia Nasoni, 14 anni, di Mondolfo, Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia, Benedetta Vitali, 15 anni, di Fano, Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone, Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia, ed Eleonora Girolimini, 39 anni, anche lei di Senigallia.

Fuori dall’Aula numero 1 del Tribunale di Ancona, nella quale nella mattinata di ieri – 13 gennaio – si è tenuta la prima udienza d’appello per la banda dello spray, il fratello di Benedetta Vitali si è sfogato con i giornalisti. «Stiamo aspettando questa giustizia da più di tre anni – ha detto – , siamo stanchi, però stiamo cercando di pensare sempre positivo e di guardare avanti, e sperare che prima o poi si arrivi ad una condanna, così che finalmente mia sorella, come tutte le altre vittime, possano stare in pace».

Nel rivedere in Aula gli imputati (erano presenti Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Moez Akari, Raffaele Mormone e Souhaib Haddada, assente Badr Amouiya per positività al Covid), Vitali ha spiegato «sono arrabbiato con loro e con chi ha permesso a quel locale di stare aperto. Sono arrabbiato con tanta, tanta gente». Ed ha aggiunto: «Purtroppo nonostante ci sia tanta tanta gente con cui io e tutte le persone con me coinvolte siamo arrabbiati, ancora molta di questa gente non è in carcere, non è dove vorremmo che fosse».

Un riferimento al filone bis dell’inchiesta, quello relativo al rilascio delle autorizzazioni di pubblico spettacolo e alle misure di sicurezza applicate all’interno del locale, che si è aperto ieri in Tribunale ad Ancona e per le quali la procura ha chiesto le prime condanne che Vitali ha commentato affermando: «Penso che sia una cosa giusta. Siamo anche soddisfatti perché è comunque un passo avanti, però bisogna arrivare un pochino più a fondo» perché se quella sera la discoteca fosse stata «chiusa non sarebbe successo niente. Chiaro che bisogna stare a vedere come evolverà».

Uno degli imputati della banda dello spray di Corinaldo all’arrivo in Tribunale ad Ancona

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