Ancona-Osimo

Lacrime in aula: «Ho avuto paura di morire», parla la vittima di stalking dell’uxoricida Jurgen Mazzoni

La 24enne ha testimoniato oggi al tribunale di Ancona, protetta da un paravento per non incrociare lo sguardo del 41enne senigalliese, arrestato a novembre con l'accusa di averla perseguitata per un anno. In una lettera, spedita con dentro 4 proiettili, l'avrebbe minacciata così: «Ora mi costringi a fare il passo fatale»

Jurgen Mazzoni
Jurgen Mazzoni

ANCONA – Tre ore di testimonianza, protetta da un paravento per non incrociare lo sguardo di chi le avrebbe reso la vita impossibile per un intero anno, con minacce di morte a lei e alla sua famiglia e atti intimidatori continuati. Parla per la prima volta davanti al giudice la 24enne, presunta vittima di stalking dell’uxoricida di Senigallia Jurgen Mazzoni, il 41enne che strangolò la moglie Maria Federica Gambardella e finito di nuovo in carcere il 12 novembre scorso, dopo un’operazione della squadra mobile. «Ho avuto paura di morire», ha detto questa mattina la giovane, in tribunale, in un racconto fiume a porte chiuse durato quasi tre ore e durante il quale è scoppiata anche a piangere. Lui era in aula, in regime protetto, dietro le sbarre riservate ai detenuti. È rimasto sempre impassibile. La 24enne ha parlato delle due lettere minatorie spedite da Mazzoni, quella del 27 settembre e l’altra del 12 novembre (il giorno dell’arresto, la polizia lo intercettò mentre imbucava la busta). Nella prima c’erano 4 proiettili e un foglio con scritto: «Ora mi costringi a fare il passo fatale. Non importa quando, non importa dove ma prima o poi succederà».

 

Le armi recuperate
Le armi recuperate

La 24enne ha raccontato che inizialmente tra i due si era creata un’amicizia e dopo le prime persecuzioni, che arrivavano con messaggi anonimi, lei si era confidata con lui, ignara che ci fosse proprio Mazzoni, come sostiene la Procura, dietro alle minacce a gli incendi delle auto di famiglia. Solo dopo mesi la ragazza realizzò il collegamento con i fatti che le erano accaduti al 41enne, e provò ad allontanarsi da lui.
Mazzoni era tornato libero dopo l’omicidio della moglie, avvenuto nel 2002, e viveva nel senigalliese. Il 12 novembre dello scorso anno scattarono di nuovo le manette per lui per  stalking aggravato e continuato. Avrebbe perseguitato per oltre un anno, la 24enne, della provincia di Ancona, arrivando ad incendiare le auto dei familiari e spedendo a casa loro lettere con minacce di morte. «Ti mangio il cuore», le avrebbe scritto nei vari messaggi che le inviava anche tramite i social network, e ancora «Ti do fuoco alla macchina con te dentro».
L’uomo, che nel 2002 era stato condannato a 14 anni, era uscito nel 2010 per buona condotta, dopo soli 8 anni di carcere. Dal 13 agosto era ai domiciliari, sempre per stalking nei confronti della 24enne. La squadra mobile di Ancona, diretta da Carlo Pinto, insieme al servizio violenza di genere e crimini di odio diretto da Francesca Romana Capaldo, lo aveva arrestato a Senigallia, di rientro da un viaggio in Germania che aveva fatto con amici motociclisti. Il provvedimento era scattato perché secondo gli inquirenti c’erano elementi utili che hanno fatto temere per l’incolumità della ragazza. Mazzoni era pronto ad uccidere di nuovo.

Perquisiti la casa dove viveva, quella dei genitori e il luogo di lavoro. La polizia aveva trovato un arsenale con 19 coltelli da combattimento, due fucili di precisione a piombini, un cappio fatto di corda, e sassi con dediche alla ragazza 24enne oltre a due bombolette di gas per cucina da campeggio ma anche utili a creare piccole bombe. Dal giorno dell’arresto è recluso nel carcere di Montacuto.
Mazzoni e la 24enne si sono conosciuti nel 2014 ma la giovane non sapeva bene i suoi pregressi. Tra i due era nata una amicizia. Quando lei ha provato ad allontanarsi lui avrebbe iniziato a perseguitarla. Ad ottobre 2016 il primo danneggiamento, al furgone del padre della ragazza: squarciate quattro gomme. A dicembre 2016 è stata incendiata un’auto, sempre dei familiari della ragazza, poco dopo una seconda vettura. Inizialmente le indagini sono state avviate dal commissariato di polizia di Senigallia che, intuita la gravità, ha poi passato il caso alla squadra mobile di Ancona.
A Mazzoni vengono contestati anche numerosi sms, comprensivi di minacce di morte, inviati da cabine telefoniche, tra Senigallia e Fano, con cui avrebbe tempestato la giovane. Per questo il 13 agosto era fino ai domiciliari. Nonostante la misura restrittiva avrebbe continuato a perseguitarla.
L’udienza è stata aggiornata al 15 maggio, quando proseguirà il racconto della 24enne. Entro giugno il processo, dove si procede con il giudizio immediato (pm Ruggiero Dicuonzo), dovrebbe concludersi. I genitori della ragazza si sono costituiti parte civile con l’avvocato Mary Basconi mentre la 24enne si è costituita parte civile con Ruggero Tomasi. A Mazzoni, che ha sempre respinto le accuse, è stato effettuato un sequestro conservativo del tfr e dell’auto di proprietà, per il risarcimento danni avanzato dalle parti civili.

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