Ancona-Osimo

Un intervento al cuore che diventa un laboratorio segreto, tra magia e sogno. «Così aiutiamo i baby pazienti del Lancisi»

Ecco cosa succede nel reparto di cardiochirurgia pediatrica e congenita del Lancisi di Ancona. Il simpatico dottor Pupozzi e la psicologa Canarozzo trasformano la rianimazione in un laboratorio di desideri

Achille Lauro al Lancisi di Ancona

ANCONA – Per un bambino di pochi anni, cosa c’è di più difficile da affrontare se non un delicato intervento al cuore? La preoccupazione dei genitori, l’ansia che le cose non vadano come sperato, il sudore freddo dopo una diagnosi che si accetta con fatica e la speranza di un futuro migliore per chi ha tutta una vita davanti.

Il dottor Pupozzi – così si fa chiamare – è la vera star del reparto di cardiochirurgia pediatrica e congenita del Lancisi, che ha sede al nosocomio regionale di Torrette. L’associazione ˊUn battito di aliˊ è un’organizzazione di volontariato presieduta da Chiara Mormile e di cui fa parte proprio Pupozzi, con la psicologa Annalisa Canarozzo.

Il dottor Pupozzi, con la sua cartella clinica giocosa, passa in rassegna i reparti incontrando i bambini e interrogandoli appena arrivati in ospedale. «È una cartella clinica parallela a quella dei dottori, quelli veri». È un personaggio inventato che accoglie il bimbo dal primo giorno e lo accompagna all’intervento facendolo sognare. «L’intento è capire che paziente si ha davanti, cosa lo spaventi, quali siano i suoi desideri – sostiene la psicologa Canarozzo – Tutte le domande sono uguali, ma ogni cartella è diversa perché chiaramente ogni persona è differente. E così possiamo far passare il ricovero come un gioco».

Un progetto unico in Italia, questo, nato quattro anni fa: «In questo modo – spiegano la dottoressa e Pupozzi – riusciamo a spiegare ai bambini a cosa stanno andando in contro, ma in modo giocoso, scherzoso e leggero. Se i bambini sono tranquilli, lo sono anche i genitori e tutto andrà meglio».

Ma cosa fa davvero il team del dottor Pupozzi? «A ridosso dell’intervento, ad esempio, i piccoli pazienti cardiopatici devono assumere delle gocce. Ecco, noi facciamo credere ai ricoverati che quello è il sogno che loro vogliono fare. Una sorta di pozione, un sogno concentrato. Facciamo loro credere che Pupozzi realizzerà i loro desideri con dei laboratori segreti». Come quello in cui si risveglierà il piccolo paziente dopo essere tornato dalla sala operatoria. Sii ritroverà intubato in rianimazione, da solo. «Ma quello fa parte del sogno. Non è mica la rianimazione – strizza l’occhiolino Pupozzi – è il mio laboratorio segreto», precisa.

Pupozzi, che nella vita vera si chiama Walter, assume le sembianze di un elemento del sogno e accompagna il bimbo al blocco operatorio, tranquillizzandolo e rassicurandolo. Pupozzi ha fatto di tutto: è stato un mago, ha guidato il Titanic, ha domato e ammaestrato i draghi, si è vestito da supereroe e chi più ne ha più ne metta.

«In questo modo – fa la psicologa – noi riusciamo a dare informazioni modificando la percezione. Perché se al bimbo diciamo che dopo l’intervento si sveglierà in rianimazione, intubato e senza i genitori, lui si preoccuperà. Se invece gli diciamo che si risveglierà nel laboratorio del dottor Pupozzi e che i genitori saranno là fuori ad aspettarlo finché il sogno non termina, allora è tutt’altra cosa».

Anche perché, secondo gli esperti, se il paziente si addormenta agitato e preoccupato, si risveglierà allo stesso modo. Il tutto è sostenuto da illustratori e disegnatori che contribuiscono a dare veridicità all’attività di Pupozzi e a coinvolgere nella magia i baby pazienti che lottano per la vita. Diego Santini e Andrea Agostini colorano infatti il sogno e fanno credere al bimbo di averlo realmente vissuto durante l’intervento al cuore.

«Il bello – commenta la psicoterapeuta – è che si crea una rete di solidarietà e di sostegno con l’esterno. Se al bimbo, che so io, piace la Formula 1, tutta la sua degenza sarà a tema F1. Noi contattiamo lo staff, il fan club e magari i piloti ci mandano i video o un cappellino firmato. L’altro giorno, per esempio, un bimbo appassionato del Milan è riuscito ad avere uno striscione dalla curva e la squadra e i tifosi hanno invitato il bimbo ad andare in curva. Tra l’altro – riprende Pupozzi – molti dei bimbi, ad Ancona, li abbiamo incontrati nelle scuole, dove portiamo le nostre attività».

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