Ancona-Osimo

Incendio ex Tubimar, la causa in un corto circuito

Le indagini per ora escluderebbero il dolo. La Procura valuterà anche reati ambientali. «Ma non siamo Seveso». Sentiti i primi testimoni

ANCONA – Nessun indagato ma si valuteranno anche i reati ambientali. La Procura di Ancona, che ha aperto un fascicolo per incendio, ha acquisito gli esiti dei rilievi Arpam arrivati questa mattina.

Per ora si parla di una nube nociva ma non con effetti diretti sulla salute della popolazione. Insomma, ciò che è finito nell’aria, con la combustione della gommapiuma stoccata dentro l’ex Tubimar, sarebbe stato meglio non respirarlo ma non ci sarebbe un livello di tossicità pericolosa per l’uomo.

“Non siamo Seveso”, trapela dagli uffici degli inquirenti. Il pm Irene Bilotta attende le relazioni dei vigili del fuoco perché sono intervenute più squadre nella fase di spegnimento e devono consegnare ancora i verbali. Solo dopo si potrà stabilire la causa delle fiamme anche se da una primissima valutazione si ipotizza un corto circuito proveniente dal tetto dove si trovava l’impianto fotovoltaico.

La prima chiamata al 113, fatta da un passante che ha visto le fiamme, è stata fatta attorno alla mezzanotte. Le indagine, oltre che alla squadra mobile, sono state delegate anche al Noe, il nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Questo ai fini di verificare eventuali reati ambientali. La squadra mobile ha visionato i primi filmati delle telecamere di video sorveglianza presenti in zona ma le immagini non hanno fornito elementi decisivi. Ascoltati diversi testimoni presenti nell’area del rogo mercoledì notte. L’ex Tubimar non era presidiata ed era accessibile a chiunque.

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