Ancona-Osimo

Incendi e siccità, la Lac: «Posticipate la caccia»

Il caldo ha ridotto le falde acquifere nelle Marche. Danilo Baldini: «Condizionato negativamente anche il successo riproduttivo di tutte le specie selvatiche»

Fucile da caccia

ANCONA – Caldo, poche piogge e incendi non hanno fatto bene alla fauna selvatica che con l’avvio della stagione venatoria potrebbe subire un ulteriore colpo. In difesa delle specie animali corre la Lac, lega anti caccia, con il delegato per le Marche Danilo Baldini che chiede di posticipare l’apertura delle doppiette.

«Il 2021 è stato caratterizzato da una situazione meteorologica estremizzata dall’evidente cambiamento climatico – osserva Baldini – in atto a livello globale. Le Marche sono state una delle Regioni italiane maggiormente colpite da questa anomalia, caratterizzata da temperature record e da prolungate condizioni di siccità, che hanno letteralmente prosciugato o ridotto ai minimi termini tutti i fiumi principali e con essi anche le sorgenti e le falde acquifere montane». Una situazione poi aggravata nei mesi estivi dalla piaga degli incendi boschivi, per mano di criminali incendiari. Tutto ciò ha determinato un peggioramento delle condizioni della fauna selvatica, costretta ad un maggior dispendio energetico per raggiungere le poche fonti idriche rimaste.

«Questo status – continua il delegato Lac – ha condizionato negativamente anche il successo riproduttivo di tutte le specie selvatiche e aumentato la mortalità degli individui, sia giovani che adulti, a causa di una maggior vulnerabilità a malattie e predazione. A ciò è andato ad aggiungersi anche un impoverimento quali-quantitativo dell’offerta trofica, determinato dal perdurare di condizioni climatiche siccitose».

«La scarsa disponibilità di cibo – continua Baldini -ha condizionato sia le specie che si nutrono di bacche, semi e insetti, sia quelle erbivore che, a causa della scarsa disponibilità idrica, non sono in grado di compensare il basso tenore d’acqua presente nei tessuti vegetali di cui si nutrono. Ma sono gli ecosistemi acquatici quelli che sono stati più colpiti dalle temperature elevate e dalla siccità, con l’insorgenza di estesi fenomeni di anossia e conseguente alterazione delle reti trofiche esistenti».

Con il perdurare della crisi idrica, molti ambienti palustri, laghetti, stagni, sono ormai completamente prosciugati, riducendo il successo riproduttivo delle specie che nidificano più tardivamente e costringendo gli uccelli a concentrarsi nelle poche aree che rimangono allagate. «In un tale quadro drammatico – conclude Baldini – risulta quindi quanto mai assurdo e irresponsabile il fatto che la Giunta regionale abbia concesso anche quest’anno la preapertura della stagione venatoria al 1 settembre, regalando ai cacciatori addirittura ben 7 giorni in più di caccia da appostamento, rispetto al normale inizio della stagione venatoria, che la legge nazionale prevede per la terza domenica di settembre. Ma il fatto più sconcertante è che la caccia in preapertura sia stata permessa anche agli anatidi e agli uccelli acquatici e di palude, ovvero proprio a quelle specie che a causa della prolungata siccità risultano essere più in difficoltà e in pericolo! Già immaginiamo quindi le stragi di animali assetati da parte dei cacciatori, che andranno ovviamente a concentrarsi e ad appostarsi nelle pochissime pozze d’acqua rimaste, dove i poveri animali andranno ad abbeverarsi».

Per questo, la Lac Marche chiede all’assessore alla caccia Carloni, al suo collega all’ambiente Aguzzi, al presidente Acquaroli ed a tutta la giunta regionale, di mettersi una mano sulla coscienza e di annullare tutte le preaperture, sospendere la caccia da appostamento e l’allenamento dei cani da caccia, ma soprattutto di posticipare l’inizio ufficiale dell’attività venatoria ai primi di ottobre, quando le condizioni climatiche saranno rientrate nella normalità. Chiede inoltre la Lac che si preveda una riduzione dei carnieri nei confronti delle specie che più hanno subìto l’emergenza climatica. 

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