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La guerra in Ucraina frena il turismo. Scortichini (Confindustria Marche): «Crollo del 90%»

Quinto giorno di guerra in Ucraina. I tour operator perdono il mercato dell'est Europa. Parla il presidente Confindustria Marche Turismo

Foto di MURAT GOCMEN - Adobe Stock

ANCONA – Quinto giorno di guerra in Ucraina. Il riflesso dei bombardamenti sul turismo internazionale è immediato. I tour operator che si occupano dell’outgoing registrano un crollo verticale delle richieste di prenotazione. Ma anche l’incoming non va meglio. 

Ludovico Scortichini, presidente Go World e presidente del Gruppo Turismo di Confindustria Marche

Ludovico Scortichini, ceo di Go World e presidente del Gruppo Turismo di Confindustria Marche, che cosa sta accadendo?
«È il contraccolpo di un conflitto che sta infiammando nel cuore dell’Europa. C’eravamo già passati con la guerra in Crimea. Il clima di paura e di instabilità non favorisce il turismo».

Qualche dato?
«Allora, nel periodo pre-covid, normalmente nel mese di febbraio avremmo toccato le 180-200 richieste al giorno. Quest’anno ci siamo attestati sulle 55-60, quindi una flessione piuttosto importante. Da venerdì scorso siamo arrivati addirittura a 5-6. Un crollo del 90%».

Chiaro che adesso il mercato russo, o limitrofo alle zone di guerra, è compromesso. Ma ne risentiranno anche altre destinazioni?
«Purtroppo sì. In questo momento è stato chiuso lo spazio aereo dell’Ucraina, ad esempio. Ciò comporta una serie di complicazioni per tutte quelle rotte che normalmente avrebbero attraversato quel tratto di cielo. Ciò significa cambi di rotte, ulteriori scali, costi aggiuntivi. Tutto questo ha una ricaduta a pioggia sul viaggiatore che, quindi, preferisce non muoversi».

Dal punto di vista dell’imprenditore, c’è preoccupazione per la stagione estiva?
«È ancora presto per dirlo, ma di solito chi organizza le proprie vacanze estive in destinazioni internazionali lo fa tra febbraio e marzo. Se mandiamo in fumo il lavoro di questi mesi allora è piuttosto probabile che si andrà a compromettere buona parte del business sull’estate».

Questo per quanto riguarda l’outgoing, ma sul fronte dell’incoming?
«Tutto ciò che è il mondo Russia, e la parte ad est degli Urali, è un mercato importantissimo per le Marche. Vero è che con l’embargo non è più così incisivo come lo era 10 anni fa, ma è pur sempre un segmento di nostro interesse. Però questa situazione va sicuramente ad inficiare su quel mercato, con ricadute davvero importanti». 

Ad esempio?
«Se prima c’era la possibilità di fare nuovi accordi con le compagnie, ora sfumano. Non a caso tutti i vettori che volano da e per l’Ucraina hanno cancellato tutti i voli, e il settore dovrà subire gravi perdite. Poi c’è un altro problema». 

Ovvero?
«Quello della redditività futura. Come dicevo poco fa, in questo periodo si fa l’80% delle prenotazioni sull’estivo. Bloccando questo periodo si blocca l’estate». 

Ci sarà una ricaduta anche sul fronte dell’occupazione?
«Il rischio c’è. Veniamo da due anni di disastri causati dalla pandemia, ma abbiamo retto il colpo stringendo i denti. Ora avremmo bisogno solamente di tranquillità, per poter lavorare e gestire al meglio il personale per evitare i licenziamenti». 

I rincari energetici avranno ripercussioni sul turismo?
«Non tanto sul mondo dei tour operator, ma se guardiamo il segmento della ricettività assolutamente sì. Gli alberghi stanno già pagando conseguenze pesantissime. Dopo i costi del personale, quelli energetici sono i più incisivi nell’economia delle strutture alberghiere». 

Le istituzioni cosa possono fare?
«Ci aspettiamo che si attivino per un supporto, sia a livello nazionale sia regionale, affinché le imprese del comparto turistico possano ripartire a pieno regime. Altrimenti davanti a noi non resta che il baratro delle liquidazioni, dei fallimenti dei licenziamenti che tutti cerchiamo di evitare». 

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