Ancona-Osimo

Greenpeace e Politecnica delle Marche insieme per l’ambiente. Scoperta l’isola di plastica tra Elba, Corsica e Capraia

Ad Ancona, alla facoltà di Economia, Stefania Gorbi, docente del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell'Univpm, ha presentato il tour “MayDay SOS Plastica” che si è svolto dal 18 maggio all’8 giugno a bordo della nota imbarcazione

ANCONA – Il progetto “Univpm sostenibile” ha fatto tappa alla facoltà di Economia con “MayDay SOS Plastica”, il racconto della spedizione di ricerca, monitoraggio e documentazione sull’inquinamento di plastica in mare che ha coinvolto la Politecnica, Greenpeace e il CNR di Genova. Questa mattina (2 luglio), la professoressa Stefania Gorbi, delegata alla sostenibilità del Rettore e docente del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Univpm, ha presentato il tour “MayDay SOS Plastica” che si è svolto dal 18 maggio all’8 giugno a bordo dell’imbarcazione di Greenpeace.

Stefania Gorbi, docente del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Univpm

«La maggior parte degli oggetti di plastica trovati in mare sono usa e getta – ha spiegato la Gorbi – e già nel 2017 con Greenpeace avevamo realizzato un tour di sensibilizzazione e di ricerca a bordo della Rainbow Warrior, partito da Genova fino ad Ancona. Grazie ai campionamenti, tramite manta net, era stato possibile stabilire la presenza e composizione di microplastica all’interno degli organismi marini e nelle acque marine. Dai dati era emerso che circa il 30 per cento dei pesci e invertebrati analizzati presenti nel Mar Tirreno (Liguria, Toscana, Lazio e Campania), conteneva micro particelle di plastica, evidenziando livelli di contaminazione paragonabili a quelli già riscontrati negli organismi analizzati nell’Adriatico».

Le tappe del tour

«A gennaio del 2019 – ha continuato la Gorbi – il responsabile della campagna inquinamento per Greenpeace, Giuseppe Ungherese, ci ha proposto di pensare a un nuovo tour, diverso dal primo, che potesse fornire ulteriori risposte sulla presenza di microplastiche. In questo nuovo tour abbiamo utilizzato per i campionamenti, ogni volta due manta net insieme, in modo da avere tutti i campioni duplicati, per un dato statistico più significativo. Le indagini hanno riguardato le acque, il pescato, i sedimenti in quanto la plastica non rimane solo in superficie, e la colonna d’acqua. Il tour è partito da porto Santo Stefano (Argentario) ed è proseguito alle foci del Tevere e del Sarno, in Sardegna, ad Olbia e a Tavolara, fino all’arcipelago toscano. L’area più interessante da investigare è stata la zona compresa tra il nord della Corsica, l’Elba e Capraia, dove avevamo già riscontrato un’elevata presenza di microplastiche galleggianti, le più grandi in tutta Italia con livelli di circa 8 chili di plastica galleggiante per chilometro cubo di acqua. Livelli alti che si avvicinano a quelli delle cosiddette isole di plastica del nord Pacifico».

Tartaruga Hermaea

La prima tappa, dunque, è stata la foce del Tevere. «Qui una ricercatrice dell’Università di Padova ha presentato un report allarmante – ha spiegato la Gorbi – sul fatto che ormai i cetacei che si spiaggiano hanno quasi tutti lo stomaco pieno di plastica. Ad esempio uno spiaggiato il 29 marzo in Sardegna è stato trovato con 22 chili di plastica nello stomaco, una quantità incredibile. Poi ci siamo spostati alla foce del Sarno, dove abbiamo trovato una situazione allarmante. La spiaggia a fianco della foce era piena di rifiuti plastici usa e getta. Nei giorni seguenti a Tavolara, in Sardegna, abbiamo partecipato alla pulizia di una spiaggia insieme agli studenti e abbiamo trovato tanti rifiuti, ma anche mesoplastiche, ovvero pezzetti di plastiche più grandi che si frammentano con le onde e il sole e poi invadono le spiagge. Inoltre abbiamo trovato perline colorate di plastica che costituiscono la materia prima con cui vengono realizzati gli oggetti di plastica. Le abbiamo trovate sulla spiaggia perché spesso accade che le navi merci perdano dei contenitor e queste perline si disperdano nel mare e arrivino sulle spiagge. Averne viste così tante nell’isola fantastica di Tavolara è stato allarmante». Sempre a Tavolara è stata liberata Hermaea, una tartaruga curata al centro del Sinis di Oristano, che per circa un mese non aveva fatto altro che espellere plastica.

Aula della Facoltà di Economia

Il viaggio è proseguito all’Elba e nell’arcipelago toscano, «nell’area dove si accumula una gran quantità di plastica. In mare abbiamo trovato pezzi grandi di plastica ben visibili, ma anche più piccoli, dai tappi ai cerotti. Su alcuni oggetti, come le bottiglie di plastica, sono stati trovati organismi, piccoli crostacei che colonizzano tutto quello che trovano galleggiante. La loro presenza testimonia che i rifiuti di plastica erano lì da tanto tempo. Effettivamente in quest’area si crea un vortice di correnti che forma una zona di accumulo di plastica». Infine il viaggio si è concluso all’Isola del Giglio e ad Orbetello. «L’Isola del Giglio è una zona che conosciamo bene – ha spiegato – perché ci lavoriamo dal 2012, da quando Costa Concordia è affondata. Nel 2014, subito dopo lo spostamento della nave, abbiamo riscontrato frequenze di presenza di microplastica nei pesci che arrivava al 70-90%, mentre la media italiana è del 30%, quindi una presenza molto elevata. L’analisi eseguita nel 2017 con Greenpeace ha registrato un decremento e i dati di quest’anno ci consentiranno di avere un trend temporale per farci capire cosa sta succedendo effettivamente in questa area».

Le borracce dell’Univpm consegnate agli studenti

L’incontro di oggi nella facoltà di Economia è uno degli eventi di sensibilizzazione al tema organizzati dall’Univpm nelle diverse strutture dell’Ateneo. L’Ateneo ha infatti nel suo dna l’attenzione alla sostenibilità, nella consapevolezza del ruolo che riveste nella formazione delle future generazioni. In questo contesto, ha creato e promuove il progetto “Univpm Sostenibile” come contenitore di iniziative finalizzate alla sostenibilità. Ieri sono state dunque distribuite agli studenti le borracce “less plastic, more future”, per disincentivare l’uso delle bottiglie di plastica. Inoltre nell’Ateneo saranno installati dei dispenser di acqua nelle aree ristoro e delle macchine del caffè con bicchieri di carta e con l’opzione “senza erogazione del bicchiere”, per incentivare l’utilizzo di tazze personali. In queste aree, grazie ai ricercatori dell’Univpm, sarà possibile attraverso “smart vending machine” monitorare il comportamento dei consumatori in relazione alla loro sensibilità sul tema sostenibilità, per migliorarne comportamenti e accrescere l’educazione ambientale. Verranno inoltre introdotti criteri di premialità sulle future gare di appalto dei servizi di ristorazione universitaria per chi abbandona l’utilizzo di plastica monouso (posate, piatti, bicchieri), diminuendo così la produzione di rifiuti plastici. Saranno potenziate le azioni di paperless, dopo la tesi dematerializzata si passerà all’adozione del libretto universitario dematerializzato.

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