Ancona-Osimo

Green pass e autotrasporto, Fai Marche lancia l’allarme: «Rischio scaffali vuoti e blocco dei rifornimenti»

Alla vigilia dell'entrata in vigore dell'obbligo di certificazione verde nei luoghi di lavoro, la federazione autotrasportatori marchigiana lancia l'allarme sulle difficoltà per la categoria nel caso di non vaccinati

ANCONA – Rischio scaffali vuoti nei supermercati e paralisi nei rifornimenti con gli autotrasportatori privi di Green pass. A lanciare l’allarme è Fai regionale Marche, la Federazione Autotrasportatori Italiani. Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo di certificazione verde nei luoghi di lavoro (15 ottobre), l’associazione che nelle Marche rappresenta più di 300 imprese di trasporto conto terzi, sottolinea le difficoltà per la categoria.

«Tutte le aziende stanno cercando di allinearsi alla normativa» spiega Celestino Cameli, segretario regionale Fai Marche, ma ci sono «difficoltà oggettive» sia per sottoporsi ai test contro il Covid sia sul fronte dei controlli. Gli autotrasportatori, fa notare, proprio per la natura della loro professione, che li obbliga a spostamenti continui «hanno difficoltà» nella prenotazione dei test, necessari per ottenere la certificazione verde per chi non è vaccinato e non è guarito dal virus.

E solo a immaginare la situazione si comprende bene il genere di difficoltà. Come fa un mezzo pesante a fermarsi e a parcheggiare nei pressi di una farmacia per il tampone? E poi magari dover «fare un’ora di coda per sottoporsi al test», osserva. «Sono difficoltà insormontabili che non sappiamo proprio come risolvere – spiega il segretario regionale Fai – Attendiamo delucidazioni a riguardo o una circolare ministeriale».

Celestino Cameli, segretario regionale Fai Marche

Intanto la federazione degli autotrasportatori fa sapere di aver già segnalato al ministero e agli organi competenti queste criticità per le quali hanno proposto anche delle soluzioni, come ad esempio le unità mobili vaccinali poste lungo i tratti autostradali (nelle aree di servizio) o viari caratterizzati da alta percorrenza, così da consentire agli autotrasportatori di essere in regola con il Green pass.

L’altra richiesta posta sul tavolo è quella di «dare la possibilità ai committenti o ai destinatari di poter consentire agli autotrasportatori di sottoporsi ai test in loco, alla partenza dall’azienda o all’arrivo al luogo di destinazione del carico».

Ad oggi, evidenzia Cameli, «il mondo degli autotrasporti è già condannato dall’aumento del costo dei carburanti, dai blocchi autostradali legati ai cantieri, e ora arriva anche questo ulteriore problema: se sommiamo un po’ tutto sono diverse le aziende che rischiano di fermarsi e di chiudere».

E tra le conseguenze di queste difficoltà, legate al Green pass, Fai annovera anche «gli scaffali vuoti nei supermercati e nei negozi, senza più beni di consumo. Strano che non vengano prese in considerazione queste conseguenze – afferma Cameli – al di là di qualunque visione politica». In Italia il 90% delle merci viaggia su gomma e gli autisti, molti anche stranieri nei cui paesi il pass non è stato adottato, faranno fatica a mettersi in regola con il certificato verde, non per mancanza di volontà quanto per difficoltà oggettive. Se a tutto questo si aggiunge anche la carenza di autisti si capisce la reale portata del problema. Oltre a mettere in crisi i rifornimenti, ripercussioni si avranno sulla logistica, sulle imprese e sull’intera economia, già messa all’angolo dalla crisi scatenata dalla pandemia.

Insomma la federazione aspetta risposte e sottolinea anche il tema dei controlli non semplici da attuare, in quanto molti lavoratori non partono dall’azienda e non vi rientrano al termine del trasporto.

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