Ancona-Osimo

Girasole, via alle semine. Confagricoltura Marche: «Coltura non più produttiva, la Regione dia un segnale»

L'appello per una deroga mirata alle limitazioni tecniche imposte dal disciplinare di lotta integrata salvaguardando la produzione. «Oggi coltivare il girasole non è più conveniente. L’agricoltore non ha più la giusta remunerazione»

ANCONA – A pochi giorni dall’inizio delle semine Confagricoltura Marche – attraverso le Unioni provinciali di Macerata e Ancona – rivolge un appello alla Regione affinché autorizzi una deroga in maniera mirata alle limitazioni tecniche imposte dal disciplinare di lotta integrata salvaguardando così la produzione.

«Siamo la regione leader in Italia nella coltivazione del girasole che, grazie ai suoi splendidi colori, rappresenta anche un elemento identitario del paesaggio marchigiano» spiega Andrea Pettinari, presidente di Confagricoltura Macerata. Che però aggiunge: «Ma oggi coltivare il girasole non è più conveniente. L’agricoltore non ha più la giusta remunerazione. Anzi, va a coltivare un prodotto che non ripaga i costi sostenuti. E per il grano, l’altra coltura prevalente nelle Marche, siamo sulla stessa linea. Ed è questo il nodo cruciale per il quale gli agricoltori stanno protestando con i loro trattori. Non è certamente sufficiente l’aiuto accoppiato della Pac, servono altre iniziative. E le Marche, che con oltre 35 mila ettari coltivati da circa 15 mila aziende agricole sono la regione dove è più alta la concentrazione di girasole, devono avere un supplemento di responsabilità nei confronti del settore primario».

In che modo? Pettinari non usa giri di parole: «Autorizzando geodisinfestante ed efficace antilumaca, prodotti assolutamente necessari per garantire rese adeguate. L’autorizzazione in deroga permetterà così di non perdere il sostegno dell’ecoschema 4 sul rispetto del disciplinare di lotta integrata per le colture da rinnovo che ad oggi impedisce l’uso di questi due prodotti. E questo – ricorda – si traduce in un valore economico importante non solo per l’azienda agricola, ma per le Marche intere, perché i paesaggi colorati di arancione che il girasole da giugno e per due mesi garantisce, hanno un valore paesaggistico e turistico straordinario che sarebbe davvero un peccato imperdonabile perdere».

Incalza Alessandro Bettini, vicepresidente Confagricoltura Ancona: «Con l’introduzione dell’ecoschema 4 nella Pac – chiarisce – l’Unione europea intende introdurre misure più rispettose verso l’ambiente, che tra l’altro è un tema che sta a cuore a prescindere a tutti gli agricoltori. Ma la cifra irrisoria che garantisce questo ecoschema, appena 49 euro ad ettaro nella scorsa campagna, disincentiva l’agricoltore a adeguarsi, spingendolo necessariamente verso metodi convenzionali, che per altro non hanno impatti ambientali significativi. Senza contare l’eccessiva burocrazia con cui si deve fare i conti, tra carte da riempire e certificazioni da produrre».

Proprio in tema di ambiente e paesaggio, il messaggio di Confagricoltura è chiaro: «Siamo l’associazione che ha tra i propri soci le più grandi aziende in termini di terreni, dipendenti e fatturato – conclude Pettinari – siamo perfettamente consapevoli che per ottenere risultati produttivi soddisfacenti è indispensabile il rigoroso rispetto del territorio. Ad esempio, se non conserviamo il patrimonio ambientale e naturale esistente, non avremmo le api, gli insetti pronubi, insomma gli impollinatori fondamentali per il girasole. Bene, dunque la piccola azienda che si specializza nella tipicità, ma la vera ossatura portante dell’agricoltura marchigiana è costituita da operatori altamente professionali che con scienza, sviluppo e mezzi tecnici garantiscono al consumatore finale un prodotto sano, sostenibile ed economico».

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