Ancona-Osimo

Ancona Ghost Jobs, corruzione in Comune: in due chiedono di patteggiare

Avanzate le prime istanze di patteggiamento nel procedimento contro cinque imprenditori e un dipendente comunale. L’ente sarà parte civile e chiede un risarcimento danni di 350 mila euro

Tribunale di Ancona
Gli avvocati oggi in tribunale

ANCONA – Il caffè che diventava cappuccino, il bagno da 30 mila euro che il geometra comunale si sarebbe fatto fare in casa in cambio di lavori pubblici, il portone blindato nuovo e poi telecamere di ultima generazione. Il tutto sfruttando la sua posizione all’ufficio manutenzione, frana e protezione civile. Ci sono le prime richieste di patteggiamento per l’inchiesta Ghost Jobs, quella sulla corruzione che vede accusati di corruzione aggravata cinque imprenditori e un dipendente comunale del Comune di Ancona.

Sono state presentate oggi, nell’udienza preliminare del procedimento che vede coinvolto il geometra Simone Bonci su una serie di appalti assegnati a ditte “amiche” in cambio di utilità. Ad avanzare le istanze sono stati gli imprenditori Carlo Palumbi, della ditta Procaccia & C. del Teramo (ieri l’imputato era in tribunale con la moglie), difeso dagli avvocati Gerardo Lettieri e Domenico Di Sabatino, e Marco Duca di Cupramontana, difeso dagli avvocati Nicola Pandolfi e Antonella Scortichini. Chiedono di patteggiare ad un anno e dieci mesi. Il geometra comunale Bonci, tramite i suoi avvocati Riccardo Leonardi e Lorenza Marasca, avanzerà istanza di patteggiamento il 22 aprile, data in cui proseguirà l’udienza e il gup Francesca De Palma deciderà sulle pene e sui rinvii a giudizio.

Gli altri indagati, gli imprenditori Moreno Ficola di Osimo, Tarcisio Molini di Treia (Mafalda Costruzioni) ma residente a Civitanova e Francesco Tittarelli di Offagna ma residente ad Ancona, non hanno avanzato richieste di riti alternativi e in caso di rinvio a giudizio andranno a dibattimento.

Il Comune di Ancona si è costituito parte civile, tramite l’avvocato Marina Magistrelli, e chiede un risarcimento danni di 350 mila euro complessivo a tutti gli imputati. L’inchiesta, che aveva visto operare la squadra mobile, coordinata dalla Procura con il procuratore aggiunto Valentina D’Agostino e il sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo, era emersa a novembre di tre anni fa, quando scattarono le misure cautelari. 

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