Ancona-Osimo

Fulvio Greganti pubblica il suo terzo libro: una storia tra esoterismo e musica ambientata a Urbino

Si chiama “Divina Musa, Alberto Giglioli alla scoperta del sé” l'ultima fatica del noto agente pubblicitario marchigiano, residente a Montignano. Ecco cosa racconta

La copertina dell'ultimo libro di Fulvio Greganti

ANCONA – Come agente pubblicitario è molto conosciuto a Jesi e nelle Marche, la sua voce professionale e rassicurante ha risposto al telefono per anni a tutti quelli che intendevano fare pubblicità su quotidiani come il Corriere Adriatico e il Messaggero Ancona. Ma in pochi sospettavano che in quella persona cordiale e riservata covava il fuoco sacro della scrittura che in questi anni è diventata una prolifica passione.

Proprio in questi giorni è in uscita il terzo libro di Fulvio Greganti dal titolo “Divina Musa, Alberto Giglioli alla scoperta del sé” edito da Accademia di Babele. La trama è ambientata ad Urbino, anno 1994, dove il protagonista Alberto Giglioli è un giovane ragazzo che studia storia all’università. Un giorno ritrova inavvertitamente in un bar un diario ricchissimo di spunti musicali e filosofici e cerca di coglierne il significato. Attraverso varie peripezie ed in brevissimo tempo viene a conoscere l’Urbino che non si aspetta: sotterranea, sapienziale, magica. Si iscrive ad una scuola di danze sacre, compie un percorso di evoluzione musicale e personale attraverso la concomitante presenza di un personaggio misterioso. Alla fine riesce a sfondare nel mondo della musica come si era prefisso ma paradossalmente niente era quello che sembrava. Né i personaggi che gli ruotavano intorno né il contesto reale che anzi verrà continuamente trasfigurato. 

Fulvio Greganti

Fulvio Greganti è nato ad Ancona il 2 maggio 1971. Vive da sempre a Montignano, piccola frazione del comune di Senigallia, che adora. Laureato in filosofia, agente pubblicitario e giornalista pubblicista, è alla sua terza esperienza editoriale, dopo “Frammenti di Nostalgia”, lavoro ispirato dalla produzione artistica di Franco Battiato e “Buona Guardia”, racconto storico sugli anni ’50 italiani. 

Fulvio Greganti, cosa ti ha ispirato per la scrittura di questo terzo tuo libro?
Diciamo che il romanzo parte da un dato biografico. Ho vissuto ad Urbino nella prima metà degli anni ’90 e mi sono laureato in filosofia. Il romanzo per il 35% narra vicende realmente vissute e per il 65% si muove sulla linea del verosimile. Il romanzo, idealmente diviso in due parti, descrive la formazione di questo giovane universitario e di altri caratteri, stereotipi di comodo. Nella prima parte Alberto si divide tra gli insegnamenti di una scuola esoterica, il suo gruppo musicale, l’amore per Nicoletta. Nella seconda parte la scena si sposta a Milano. Scopre una città piena di fermenti e di frenesia. Alberto ha già fatto i suoi studi e sta compiendo le sue scelte. Capirà del tutto la bellezza della scoperta di sé attraverso la realizzazione musicale. 

Che peso ha la cultura e la filosofia all’interno della trama?
La protagonista principale del romanzo è la musica. Il protagonista ricerca, dalle prime alle ultime pagine, una filosofia della musica. Dietro c’è una struttura concettuale molto forte ed è venuta fuori durante la stesura del libro. 

Il protagonista Alberto nel romanzo sta compiendo una sorta di viaggio iniziatico, arriverà a scoprire se stesso oppure a capire che occorre stare attenti a ciò che si desidera?
Alberto Giglioli compie una vera e propria formazione seguendo la propria coscienza e le sue norme. È attratto come una calamita da tutto quello che lo circonda e lo metterà a frutto nel migliore dei modi, nonostante non pochi incidenti di percorso. Il mio intento è stato quello di rendere plausibili “gli sprazzi di veglia” del protagonista, tra la gioia di vivere del suo tempo e gli insegnamenti del suo insospettabile mentore.” 

Sei conosciuto nelle Marche come agente pubblicitario, come hanno reagito i tuoi conoscenti scoprendoti in questa nuova veste di scrittore?
Tendo ad allargarmi in vari ambiti. La scrittura la vedo sempre come un’altra forma di comunicazione. Ovviamente, bisogna avere qualcosa da dire altrimenti meglio non cimentarsi. I miei colleghi hanno accolto questo mio “sfogo” prendendomi sul serio. Sanno che, se sono appassionato, approfondisco e cerco di dare il meglio. 

Quanto di te si nasconde nel protagonista? C’è qualcosa di biografico tra le righe del romanzo?
Tutto quello che ho scritto finora parte da una prospettiva personale, una sorta di occhio interiore. Mi sono accorto, da un certo momento in poi, che queste mie riflessioni interiori, avrebbero potuto interessare altra gente. Una rappresentazione soggettiva del teatro della vita, le definirei così.

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