Ancona-Osimo

Fipronil, oltre 60mila uova sottoposte a vincolo sanitario nelle Marche

Lo scandalo, partito in Belgio e in Olanda, si è allargato a macchia d'olio e sta interessando gran parte dei paesi europei, tra cui l'Italia. L'intervista a Francesca Raffaelli, biologa nutrizionista, dottore di ricerca all'Università Politecnica delle Marche

ANCONA – Sono più di 60 mila le uova sottoposte a vincolo sanitario cautelativo nelle Marche da parte dei Nas di Ancona. Al momento solo i prodotti provenienti da un allevamento di Ostra Vetere sono risultati contaminati dal Fipronil, l’insetticida usato per combattere zecche e pulci. Intanto proseguono le indagini a tappeto degli inquirenti che stanno cercando di rintracciare le uova già immesse sul mercato. Un numero in costante aggiornamento, quello delle uova sottoposte a fermo dai Nas i cui campioni sono stati inviati per le analisi presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo.

Lo scandalo delle uova al Fipronil, partito in Belgio e in Olanda, si è allargato a macchia d’olio e sta interessando in questi giorni gran parte dei paesi europei, dove i controlli procedono serrati. Una contaminazione che può comportare dei rischi per la salute di grandi e bambini. Francesca Raffaelli, biologa nutrizionista, dottore di ricerca in obesità e patologie correlate presso l’Università Politecnica delle Marche, fondatrice e amministratore delegato di Biomedfood s.r.l., Spinoff dell’Università Politecnica delle Marche  (www.biomedfood.com) fa luce sulla spinosa questione delle uova contaminate.

Dott.ssa FRANCESCA RAFFAELLI, PhD, Biologa Nutrizionista Fondatrice e amministratore delegato di Biomedfood s.r.l.

Dottoressa Raffaelli, cos’è il Fipronil e perché si utilizza? Quali altri pesticidi vengono usati?

«Il Fipronil è un insetticida ad ampio spettro che appartiene alla classe dei fenilpirazoli. È usato come principio attivo in prodotti commerciali antiparassitari (contro pulci e zecche) per gli animali da compagnia (cani e gatti), a una concentrazione di circa 9.8%. Il Fipronil agisce su particolari recettori del sistema nervoso centrale degli insetti provocando una sovraeccitazione dei nervi e dei muscoli fino a portarli alla morte entro 24-48 ore. Presenta una lenta attività d’azione: gli insetti avvelenati non muoiono subito ma possono ritornare nella propria tana e, anche assieme alle carcasse di quelli morti, fungere da “untori” per il resto della colonia, generando un effetto a catena. È vietato il suo utilizzo su animali destinati al consumo alimentare da parte dell’uomo o dai quali derivano prodotti alimentari come le uova. Oltre che direttamente su questi animali, ne è vietato l’utilizzo anche nella disinfestazione dei locali in tutti gli stabilimenti dove vengono allevati animali destinati alla catena alimentare. Il caso dei prodotti contaminati con il fipronil deve comunque far riflettere sulla responsabilità di produttori e distributori che dovrebbero controllare i prodotti prima di commercializzarli e su un maggiore monitoraggio dei controlli da parte delle autorità competenti. Le ovaiole in generale vengono trattate con insetticidi, antiparassitari e antibiotici e parte di queste sostanze assorbite dal loro corpo possono poi ritrovarsi nelle uova. Il problema insorge se le quantità di queste sostanze superano i limiti potrebbero diventare rischiose per la salute dei consumatori».

Perché le uova sono state contaminate?
«La contaminazione delle uova in Olanda è dovuta all’utilizzo illegale del fipronil per combattere i parassiti delle galline ovaiole come l’acaro rosso. Per quanto riguarda la contaminazione delle uova in Italia, al momento, secondo i NAS, sono due le ipotesi sull’uso del fipronil: una riguarda l’attività di disinfestazione delle aree dove vengono allevati gli animali, mentre l’altra riguarda la possibile presenza illegale del fipronil nei mangimi. Viene pertanto assorbito per inalazione o ingestione dalle galline ovaiole e si ritrova nelle uova. Per quanto riguarda gli accertamenti in Italia, è stato avviato un piano di campionamento straordinario: una prima fase ha previsto l’identificazione e il blocco di prodotti pericolosi o sospetti provenienti dall’estero, mentre una seconda fase sta interessando un monitoraggio sull’intera filiera nazionale del comparto degli ovoprodotti, dagli allevamenti di galline ovaiole e centri di imballaggio delle uova, ai prodotti finiti in vendita nei supermercati, e i semilavorati utilizzati nel settore alimentare, compresa la carne di pollo».

Quali sono i rischi per la salute? Ci sono conseguenze a lungo termine?
«Fipronil è stato valutato dalla FAO JMPR nel 1997, nel 2000 e nel 2001. “Joint Meeting on Pesticide Residues” (JMPR) è un gruppo di esperti amministrato congiuntamente dalla FAO e dall’OMS che si riunisce annualmente per condurre valutazioni scientifiche sui livelli accettabili di residui di antiparassitari negli alimenti del commercio internazionale. Si è concluso che l’assunzione a breve e lunga durata di residui di fipronil, quando utilizzata in modi considerati, non presenta preoccupazioni per la salute pubblica (1997/JMPR, 2000/JMPR, 2001/JMPR). La classificazione di pericolo IPCS (International Programme on Chemical Safety) di fipronil è “Moderatamente pericoloso”, classe II (2004/INCHEM). Inoltre, sempre dagli stessi report si evince che, per quanto riguarda il dietary risk assessment, una volta stimati dalla FAO i livelli di residui mediani (Supervised Trial Median Residue – STMR) negli alimenti come mais, girasole e prodotti animali, il loro consumo giornaliero con tracce di fipronil non presenta un problema di salute pubblica né nell’intake di residui a breve termine che in quello a lungo termine. Secondo l’OMS, se una persona viene esposto al fipronil a forti dosi si possono osservare disturbi gastroenterici (nausea, vomito, dolore addominale) e lievi sintomi neurologici (ipereccitabilità, irritabilità, tremori). Nel caso di esposizioni prolungate a concentrazioni elevate possono manifestarsi letargia convulsioni problemi a reni, fegato e tiroide. Il fipronil non si accumula perché viene pian piano assorbito dall’intestino e successivamente smaltito, dunque i sintomi sono reversibili, quando viene interrotta l’assunzione/esposizione. Come citato da “Il fatto Alimentare” del 22 agosto (http://www.ilfattoalimentare.it/fipronil-uovacontaminate-asl-novara.html), secondo l’Agenzia per la salute pubblica tedesca, utilizzando il livello più alto misurato fino ad oggi, un bambino con un peso corporeo di 16,5 kg potrebbe mangiare 1,7 uova (ognuna con un peso individuale di 70 g), mentre un adulto con un peso corporeo di 65 kg potrebbe mangiare fino 7 uova in un solo giorno (tutte in una volta o nell’arco di 24 ore), senza superare i valori di sicurezza, espressi come dose acuta di riferimento (ARfD). Se l’assunzione massima giornaliera rimane al di sotto del valore di sicurezza è improbabile che vi sia un pericolo per la salute, mentre un superamento di tale valore non significa automaticamente che esista un rischio di salute concreto, indica semplicemente che, secondo le ultime conoscenze disponibili, è possibile un rischio per la salute dei consumatori che hanno mangiato le uova contaminate. Ma è evidente che i limiti di consumo citati riguardano una quantità di uova molto superiore rispetto alla normale assunzione di chi segue una dieta bilanciata. Non sono state individuate specifiche categorie a rischio ma, come sempre, soggetti giovani, anziani e persone con problematiche renali potrebbero risultare più sensibili».

A cosa devono prestare attenzione i coltivatori?
«Gli allevatori devono prestare attenzione ai prodotti che utilizzano per la disinfestazione, valutarne attentamente le schede tecniche e verificare in prima persona o attraverso i propri consulenti la presenza di fipronil. Il fipronil può essere presente nei prodotti per la disinfestazione del terreno, dei locali e degli animali, nei mangimi, nelle acque di abbeveraggio».

Come devono orientarsi le famiglie per acquistare in sicurezza?
«Purtroppo allo stato attuale non c’è un consiglio universale da poter divulgare ai consumatori. Siamo nell’occhio del ciclone e i controlli sono tutt’ora in corso. Come informano i Nas, sono stati eseguiti, insieme alle Asl, accessi ispettivi presso allevamenti, centri di distribuzione e lavorazione delle uova, industrie e laboratori di produzione di prodotti dolciari, salse e pasta all’uovo. Il consiglio è quello di tenersi informati da fonti autorevoli quali il Ministero della salute, la Regione Marche nel nostro caso, le ASUR e gli Istituti zooprofilattici. Tali fonti aggiornano periodicamente la situazione attraverso i comunicati stampa disponibili via web, di cui si indicano i link degli ultimi aggiornamenti».

Comunicato stampa del MINISTERO DELLA SALUTE del 23 agosto 2017 e precedenti http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalmin istero&id=3058

«Il comandante del NAS, Generale Adelmo Lusi, nel corso di una conferenza stampa a Roma, ha spiegato: «Per l’uomo è una sostanza tossica solo se ingerita in grandi quantità. Voglio tranquillizzare i consumatori perché in parte il fipronil è un ottimo antiparassitario presente nelle case di molti italiani, per gli animali domestici. È però del tutto vietato negli allevamenti e sugli animali da produzione. Per essere nocivo per gli uomini, deve essere assunto in grandi dosi, almeno 7 uova contaminate al giorno. Le percentuali fino a oggi sono bassissime, le ultime risultanze di positività su uova e oviprodotti sequestrati cautelativamente in tutto il paese sono sì superiori ai limiti della tossicità ma non particolarmente aggressivi».

Per citare alcuni numeri, come indicato nel comunicato stampa della Regione Marche, l’Istituto Zooprofilattico di Teramo, che ha eseguito le analisi presso l’allevamento marchigiano nel comune di Ostra Vetere, ha comunicato che la quantità di fipronil presente nelle uova è pari a 0,056 mg/kg, ben al di sotto del limite di tossicità acuta per l’uomo (0,720 mg/kg). Tuttavia la normativa vigente fissa la tolleranza nei confronti negli alimenti del fipronil pari a zero (0,005 mg/kg limite di rilevabilità; viene indicato diverso da 0 per poter identificare un valore minimo misurabile dagli strumenti). Ecco perché, stando ai dati raccolti finora, prediligendo una alimentazione variata che prevede per un adulto sano il consumo di 2-3 uova una volta la settimana, si rimane entro i limiti anche nel caso di uova contaminate».

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