Ancona-Osimo

Il fiorettista anconetano Tommaso Marini: «Le Olimpiadi il mio pensiero stupendo»

Una stoccata alla leggerezza. Il fiorettista anconetano del Club Scherma Jesi e delle Fiamme Oro racconta il suo 2022 e la sua passione per la moda

Tommaso Marini in pedana, photo: team Bizzi

ANCONA – Il 2022 è stato un anno da incorniciare per il ventiduenne fiorettista anconetano Tommaso Marini: la stella della Nazionale di scherma, tesserato per il Club scherma Jesi e per le Fiamme Oro, ha vissuto un anno di consacrazione nell’Olimpo del fioretto mondiale, coinciso con due argenti individuali agli Europei di Adalia, in Turchia, e ai Mondiali del Cairo, in Egitto, ma anche con due ori a squadre nelle stesse manifestazioni e un oro in Coppa del Mondo a Tokyo proprio nelle scorse settimane. Marini è anche il leader del ranking mondiale di fioretto a inizio stagione.

Tommaso, che anno è stato il 2022?
«Ricco di emozioni, dal punto di vista anche personale. Un anno pieno di alti e bassi, perché ho toccato momenti negativi ma sono stato in grado di risollevarmi e cambiare. E di scoprire una mentalità molto più vincente e producente. Ho scoperto cosa significa divertirsi in pedana, il piacere di questo sport, e questo è un risultato importante. Poi grazie al cielo sono arrivati anche splendidi risultati che ho portato a casa verso la fine della stagione, che mi hanno dato anche sicurezza e mi hanno dimostrato che posso stare ai vertici. Infatti ho chiuso da numero uno del mondo il ranking mondiale. A settembre, invece, la prima gara non è andata benissimo. Ma io sono un po’ un diesel, e dopo questa circostanza la seconda prova di Coppa del Mondo a Tokyo l’ho vinta, ritrovando quelle emozioni e quelle sicurezze che spero di portare con me fino alla fine della stagione».

Se ripensa a quell’argento mondiale al Cairo, è più la delusione per il mancato oro o la soddisfazione per un risultato così importante?
«È molta più la soddisfazione, perché era il mio primo mondiale assoluto. All’inizio di quell’anno tutto mi aspettavo tranne che di arrivare lì. Poi è ovvio che c’è anche un po’ di amarezza. Ho perso per una stoccata, avrei preferito l’oro, ma sono stato davvero molto contento».

Poi, però, ha vinto anche l’oro a squadre.
«Ma lo scorso anno eravamo dei carri armati. Quest’anno stiamo trovando un po’ di difficoltà, ma forse per lo stesso motivo che dicevo prima. Lo scorso anno eravamo davvero tanto forti, quest’anno gli altri si sono messi sotto e hanno lavorato bene per colmare le differenze. Ma sono certo che risponderemo altrettanto bene, la stagione è appena ricominciata, siamo tutti nei primi dieci del ranking».

E poi l’oro di dicembre in Coppa del Mondo a Tokyo.
«È un oro che viene da lontano… Avevo il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo, ma sono stato convocato come riserva. Una scelta che non condividevo, non voglio criticare nessuna scelta passata, forse convocarmi sarebbe stato un azzardo ma io non la pensavo così. E quindi quando mi sono trovato lì, nella città che mi aveva lasciato un pizzico di amarezza, ho vinto ed è stato molto importante. Un sassolino nella scarpa che individualmente volevo togliermi».

Tommaso Marini e Stefano Cerioni, photo: team Bizzi

Com’è il rapporto con il commissario tecnico Stefano Cerioni?
«È arrivato subito dopo Tokyo, prima c’era Andrea Cipressa, altro grande cittì. Con Stefano ho un bellissimo rapporto, faccio lezione sia con lui sia con Maria Elena Proietti Mosca, a Jesi, c’è un’infinita stima e c’è anche un’altrettanta infinita fiducia e la cosa che mi rende più felice è che la stessa stima la sento anche da parte sua. Nei momenti più difficili mi ha sempre aiutato e sostenuto e questa fiducia mi ha tranquillizzato e mi ha dato la possibilità di lavorare in totale tranquillità, cosa che ha costruito questi risultati. E’ uno dei più grandi cittì della storia, dovunque è andato ha portato gli atleti a livelli molto importanti».

È lui che ha innescato la sua svolta, quella che sfrutta la leggerezza di cui parlava prima?
«Sicuramente Cerioni è uno dei fattori che mi hanno permesso di arrivarci. Prima delle gare e anche dopo, se c’è da fare un brindisi lui lo fa, rende sempre tutto più leggero, anche durante il periodo del Covid mi ha sempre aiutato».

Jesi, la Nazionale, gli appuntamenti internazionali: com’è e divisa oggi la sua vita?
«Il primo ritiro dell’anno, in preparazione della prima gara di Coppa del Mondo, sarà il 3 gennaio a Jesi, in preparazione della gara di Coppa del Mondo a Parigi il 12 gennaio. Sarà un calendario pesante, con due gare in Asia e io odio l’aereo. Però almeno partiamo da Jesi. La mia vita oggi gira tutta intorno alla scherma, cerco di godermi il più possibile i momenti liberi, ma il Covid è ancora un problema per noi sportivi, perché in occasioni delle manifestazioni siamo sottoposti ai tamponi e quindi andare a un ristorante o a una festa la settimana prima della gara rende tutto più difficile. Ma avendo scoperto il divertimento, in questo sport, comunque non mi pesa».

E poi non c’è soltanto il fioretto, nella sua vita, giusto? L’abbiamo ammirato su SportWeek.
«Sono nato nell’ambiente della moda, i miei genitori lavoravano in quell’ambito, mi piace vedere collezioni particolari, la moda è anche un modo per esprimersi. Do abbastanza importanza a questo, non per una questione estetica, ma perché se stiamo attenti al modo di vestire di una persona questo ci potrebbe indicare qualcosa della persona stessa. Non voglio giudicare il libro dalla copertina, ma neanche ignorarla».

L’11 gennaio, infatti, sarà uno dei protagonisti di Pitti Uomo. La moda è solo una passione?
«Sì, almeno per ora. Poi se riuscirò a trasformarla in un lavoro… non mi precludo niente, sono giovane, posso ancora sognare, fantasticare».

È anche un modo per alleggerire il peso degli impegni più importanti oppure rischia di essere una distrazione?
«È assolutamente un modo per alleggerire la pressione, per pensare a qualcosa d’altro. Poi un domani vedremo. Se riuscissi a comunicare qualcosa tramite la mia persona potrei esserne solo felice, spero che questo percorso sportivo e non, possa arrivare a un traguardo che possa essere utile per la società».

Quanto è distante, nei suoi pensieri, l’obiettivo di Parigi 2024?
«Molto poco, davvero. È un pensiero fisso, da due anni. È il mio sogno, e sto facendo di tutto per proteggere il mio sogno e per poterlo rendere reale. È vero, sono al primo posto del ranking, ma la vita è particolare, non bisogna dare mai nulla per scontato. Preferisco raggiungere la certezza delle Olimpiadi confermandola mese dopo mese con i risultati».

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