Ancona-Osimo

«La festa del papà è anche per loro». A Falconara una casa per padri separati in difficoltà

A spiegarci una realtà poco conosciuta è la presidente dell'associazione Riconciliazione e pace, Alessia Galeazzi: «Il primo che abbiamo accolto dormiva nei treni, nelle 4 ore in cui il convoglio era fermo. Altri insieme a 12 persone»

La casa alloggio per padri separati (foto gentilmente concessa dall'associazione)

ANCONA – La festa del papà dei padri separati. Una realtà troppo spesso accantonata, poco considerata e forse ignorata. Nel senso che (davvero) molte persone ignorano le difficoltà che possono incombere su un padre da un giorno all’altro. Le cause? Beh, le più varie, ma anzitutto separazione o divorzi.

Ad occuparsi di questi papà, è l’associazione Riconciliazione e pace di Ancona. Un’organizzazione di volontariato che conta persino una casa per padri separati a Falconara, a due passi dal centro e vicino al mare, in via Trieste 19, nei pressi del parco Kennedy: «Si chiama casa Regina Pacis e accoglie padri che vivono difficoltà socio-economiche», evidenzia la presidente dell’associazione, Alessia Galeazzi.

Chi non ha famiglia di origine che possano ospitarli, né conoscenti o amici che possano dar loro aiuto. Un target stabile negli anni, che non conosce differenze di etnie o di nazionalità: «Le richieste sono trasversali e la casa, pur trovandosi a Falconara, accoglie padri di Ancona e provincia».

La casa Regina Pacis è la prima della provincia di Ancona, poi se ne sono via via aggiunte altre. Le richieste arrivano dalla Caritas diocesana, dall’Arcidiocesi Ancona-Osimo o dal passa parola, «ma si tratta di una realtà è ancora poco conosciuta».

«Queste persone hanno bisogno di un luogo che sia un’oasi dove trovare aiuto e sostegno. La mission è aiutare la famiglia in difficoltà». Attualmente, per fortuna, di papà in difficoltà ce n’è solo uno, «ma la struttura può ospitarne fino a quattro».

La casa, inaugurata nel 2016, ne ha accolti 7 fino ad oggi: «Queste persone sono seguite quotidianamente dal diacono Giuseppe e da alcuni volontari. Un appartamento di 175 metri quadri munito di qualsiasi cosa, ma senza il superfluo».   

Alla casa non possono accedere le persone con dipendenze: «Spesso – prosegue la presidente – chi si rivolge a noi vive un momento di smarrimento. Il regolamento non prevede che chi ha dipendenze sia ospite perché deve abbandonarle e ha bisogno di una struttura specifica che possa aiutarli in primis in quella dipendenza».

Rivolgersi alla Regina Pacis sarebbe per loro solo il passo successivo: «Il trend in questi anni è stabile, forse perché non tutti ci conoscono o in quanto ci considerano come ultima spiaggia». D’altronde, «condividere un appartamento non è un’esperienza facile, specialmente se ci sono numerosi ospiti».

Un padre (foto di repertorio)

I padri sono in autogestione e devono provvedere da soli al mantenimento e alla cura della casa: «Sono loro a occuparsi della struttura, che deve rimanere dignitosa e pulita per loro e per chi subentrerà». Il periodo massimo? «Sei mesi, rinnovabili fino a 12. Un arco di tempo tutt’altro che tassativo per chi versa ancora in stato di bisogno».

Un periodo, questo, in cui «i volontari accompagnano i padri verso un reinserimento sociale, qualora ve ne sia il bisogno. Abbiamo aiutato alcuni a trovare un’altra soluzione abitativa o ad espletare le pratiche burocratiche per un nuovo lavoro».

Sguardi che parlano, quelli dei padri separati in difficoltà, che spesso si ritrovano non solo senza un tetto sopra la testa, ma anche senza un lavoro: «Dopo qualche giorno che hanno un tetto sulla testa, li vedi più sereni. Il primo papà che abbiamo accolto dormiva nei treni, 4 ore al giorno. Un altro – invece – viveva in una struttura temporanea dormendo in uno stanzone con 12 persone attorno».

“Non ci limitiamo a un pasto caldo. Siamo per loro una famiglia”

C’è chi si appoggia ai colleghi, o conoscenti, o chi si affida ad ostelli di fortuna: situazioni poco sostenibili, in cui mangi e dormi in un’unica stanza e incontri i figli al parco o in altri luoghi pubblici: «Bisogna ridare dignità a questi padri. Sia i loro sia i bambini hanno diritto a una continuità del rapporto genitoriale. Noi tentiamo di restituire serenità al nucleo familiare».

«Non ci limitiamo al pasto caldo e a un letto, noi vogliamo essere una famiglia, essere in comunione con loro. Ci si organizza, si parla, si tenta di non farli sentire soli e abbandonati. C’è un quotidiano colloquio e dialogo, quando possibile. L’essenziale è tenerli in considerazione come esseri umani, occorre accoglierli umanamente. Una bambina ci ha ringraziato con delle letterine perché adesso vedeva il papà felice. Non aspiriamo a fare grandi cose, ma a fare poco e a farlo bene».

L’ingresso indipendente dell’abitazione garantisce riservatezza per gli ospiti. L’appartamento, di proprietà dell’associazione, è stato realizzato grazie ai soci e alle donazioni 5×1000. Per maggiori informazioni, contattare falconara@riconciliazionepace.it

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