Ancona-Osimo

«Tra Fermo e Macerata le conseguenze più aspre della guerra Russia-Ucraina. Salgono i prezzi, soffre la moda»

Marche, Russia e Ucraina: moda, cereali e gas i settori più colpiti dalla guerra in corso nell'Est Europa. L'economista Lo Turco: «I prezzi potrebbero salire ancora e si svaluta il rublo»

Guerra Ucraina Russia (foto Adobe Stock)

ANCONA – «Saranno le province di Fermo e di Macerata quelle che soffriranno di più per via del conflitto russo-ucraino». A dirlo, è la professoressa Alessia Lo Turco, docente di Economia internazionale dell’Università politecnica delle Marche.

«Le ripercussioni saranno per tutti, non solo per i marchigiani – precisa Lo Turco -. La Russia è un mercato importante per l’Italia, dato che è il nostro principale fornitore di prodotti energetici, in particolare di gas». Gas utile non solo per «il riscaldamento delle abitazioni, ma in parte anche per la produzione elettrica».

Non solo gas, però, perché Russia e Ucraina sono i principali fornitori di cereali a livello mondiale. Un terzo del mercato globale è affidato a questi due Paesi. Le conseguenze del conflitto?
«La filiera cerealicola può essere messa in crisi e possono esserci ripercussioni sui prezzi. Ne soffre non solo il consumatore, ma anche il settore dell’allevamento, visto che gli animali si cibano anche di cereali».

Nelle Marche, soffrono – per via della crisi da guerra e di quella energetica – anche (e soprattutto) il fermano e il maceratese. La Russia era infatti un importante mercato della moda: «Già 8 anni fa, nel 2014, con la crisi della Crimea, c’era stato un brutto periodo».

La professoressa Alessia Lo Turco, docente di Economia internazionale all’Università Politecnica delle Marche

Ora, ci risiamo: «Vengono interrotte le esportazioni. Le sanzioni al mercato russo, tra l’altro, hanno causato l’estromissione delle banche russe dal sistema Swift. Di conseguenza – sottolinea Lo Turco – si verifica un blocco di ordini da parte dei compratori russi. E infatti ciò che mi risulta è un blocco degli ordinativi», evidenzia la docente.

Di qui, il calo della domanda (conseguente all’incremento dei prezzi) che colpisce particolari comparti, come il sistema moda per le Marche, già compromesso – lo dicevamo – dai tempi del 2014. 

«Non è affatto una situazione rosea – commenta l’economista. L’inflazione da post pandemia era quasi fisiologica. Ma adesso – a seguito dello scontro tra Putin e Zelenskyj – è probabile un aumento ulteriore dei prezzi».

L’inflazione a cui abbiamo assistito prima dello scoppio della guerra sul terreno ucraino era – per così dire – nella natura delle cose, poiché «era dovuta alla ripresa quasi contemporanea di tutti i settori che avevano subito uno stop durante il proliferare del virus».

La guerra, invece, ha fatto ripiombare tutti nell’incertezza: «Il rublo si è svalutato, era già successo nel 2014. E il deprezzamento della valuta provoca un’ulteriore riduzione della capacità di spesa dei cittadini russi». 

Sugli scenari futuri, la professoressa Lo Turco non si sbilancia: «Si assisterà a un’accelerazione per quanto riguarda la diversificazione dei Paesi dai quali fare approvvigionamento energetico».

«La guerra potrebbe provocare ancora maggiore diversificazione dei mercati anche circa l’esportazione. È un processo già iniziato: dal 2014, la Russia ha perso quota nel mercato di destinazione e ciò significa che altri mercati vanno emergendo».

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