Ancona-Osimo

Federica Archibugi, Federagenti: «I giovani sono il valore aggiunto delle imprese marittime»

Intervista alla nuova presidente degli Under 40 della federazione italiana degli agenti marittimi, con una riflessione sull'impatto del Covid nel settore

Federica Archibugi
Federica Archibugi, presidente dei Giovani di Federagenti

Federica Archibugi è la nuova presidente dei Giovani di Federagenti, la federazione italiana degli agenti marittimi. Eletta dall’assemblea nazionale, Archibugi rappresenta la nuova generazione dell’azienda di famiglia di Ancona, storica realtà del settore marittimo dorico (è stata fondata nel 1888) e che opera nei maggiori porti italiani effettuando spedizioni con i più importanti vettori .

Laurea in Economia e Management Internazionale presso l’Università Politecnica delle Marche con Dottorato in Economia dei trasporti, Federica Archibugi è diventata Managing director dell’agenzia marittima Alessandro Archibugi & Figlio di Ancona. Presentando il suo programma, la nuova presidente ha sottolineato due elementi: la formazione e la collaborazione con i giovani imprenditori di altri settori del trasporto marittimo.

«Il Gruppo Giovani Federagenti – spiega la nuova presidente – nasce nell’ambito della Federazione Nazionale nel 2005 e riunisce i giovani “Under 40” operativi in Aziende associate a Federagenti. Il gruppo ha più di 50 associati provenienti da tutto il territorio nazionale. Quindici anni fa sono stata tra le prime ad aderire e la nomina alla presidenza nazionale è per me motivo di grande orgoglio e soddisfazione, ed è uno sprone in un momento così particolarmente delicato. Il mio programma è incentrato principalmente su due fattori qualificanti: da un lato, una formazione che trasformi i giovani in un valore aggiunto per le imprese marittime  garantendo anche un salto di qualità nei campi della digitalizzazione e della governance delle aziende; dall’altro, una collaborazione più efficace e concreta con gli altri “giovani” del cluster marittimo. Inoltre la partecipazione dei giovani alla vita della Federazione dovrà essere sempre più intensa per affrontare le sfide che proprio dei giovani saranno competenza diretta».

L’impatto del Covid-19 nel settore del trasporto marittimo è stato pesante? Parliamo solo del comparto turismo o c’è stata anche una contrazione dei flussi di merci import-export?
«Il Covid si è abbattuto pesantemente su tutti i comparti del trasporto marittimo italiano e internazionale, in particolar modo e in maniera devastante sul settore crocieristico. Tuttavia nonostante le difficoltà per tutta l’economia e in particolare per le attività legate al trasporto e alla logistica, fortemente collegate all’andamento del commercio internazionale, il settore marittimo-portuale non si è mai fermato e con la pandemia è emersa chiaramente la sua importanza. È utile ricordare infatti che circa il 90% del commercio mondiale viaggia via mare: il trasporto marittimo riveste un ruolo fondamentale garantendo gli approvvigionamenti necessari alla popolazione, come forniture medico-sanitarie, prodotti alimentari, energia e altri beni che quotidianamente acquistiamo».

Quale può essere il contributo dei giovani per affrontare le sfide e le difficoltà attuali? C’è bisogno di innovazione nel settore?
«Il post pandemia comprimerà inevitabilmente i tempi della cosiddetta adolescenza imprenditoriale, chiamando le nuove generazioni delle tante imprese che operano nel settore, a un impegno immediato e ben più efficace rispetto a quanto accaduto nel passato. I giovani dovranno, in altre parole, diventare rapidamente un asset per le imprese del comparto, anche e specialmente nel quadro della diversificazione produttiva già in atto da tempo».

Porto di Ancona
Porto di Ancona (Foto di Fabio Grillo)

Porto di Ancona, quale è la situazione attuale per il trasporto marittimo? Ci sono delle opportunità che non sono state colte o altre che si stanno profilando?
«Nel primo semestre 2020, le merci hanno registrato un calo contenuto rispetto alle previsioni: i traffici commerciali infatti hanno sempre avuto continuità e grazie agli operatori, che hanno sempre lavorato, è stato assicurato il rifornimento a tutto il territorio dei beni necessari. Tuttavia fa da contraltare un forte e inevitabile calo del traffico passeggeri, determinato dal blocco della mobilità delle persone a livello internazionale. 
Per quanto riguarda il porto di Ancona emergono le stesse debolezze del sistema nazionale: carenze infrastrutturali e mancanza di collegamenti dedicati con le principali arterie stradali e ferroviarie rappresentano il principale vincolo allo sviluppo.
Il Covid ha però dimostrato che il trasporto marittimo e la logistica ad esso connessa sono i principali facilitatori del commercio globale, e che quindi saranno al centro della ripresa economica, sia in mare che a terra. In una fase congiunturale difficile come quella attuale, il porto di Ancona dovrebbe quindi cogliere le opportunità che si prospettano. In uno scenario di sviluppo dei traffici marittimi risulta fondamentale realizzare un piano strategico per incrementare la competitività dello scalo dorico e del territorio circostante».

Sempre sul Porto di Ancona, le chiedo una piccola riflessione sul dialogo tra la città e questa preziosa infrastruttura, un dialogo che a volte sembra sottotraccia, poco visibile, come se città e porto fossero due corpi separati. Specialmente d’estate, quando molti si lamentano di un turismo mordi e fuggi, di flussi di viaggiatori che impattano marginalmente sulla città.
«Negli ultimi anni le aree portuali si sono trasformate, adeguandosi alle nuove esigenze del trasporto marittimo e di un mercato sempre più globalizzato. Le nuove tecnologie di movimentazione delle merci e le dimensioni sempre maggiori delle navi hanno rivoluzionato il modo di lavorare, imponendo alla città e al porto di assumere un’identità sempre più distinta. Il processo che è in pieno svolgimento, si intensificherà sempre di più nei prossimi anni. Nella maggior parte dei casi oggi le aree portuali si sono definitivamente separate dai centri urbani, acquisendo un’autonomia che invece non troviamo nelle nostra città per motivi orografici e strutturali. Il porto di Ancona ha in corso progetti per colmare il distacco tra aree portuali e struttura urbana, cercando di far coesistere lo sviluppo e  il lavoro dello scalo che sono l’elemento essenziale con le attività della città. Sta alla capacità di collaborare delle amministrazioni portuale e comunale riuscire a far convivere queste due realtà». 

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