Ancona-Osimo

Falconara, via Donaggio: cinque nomi per la nuova intitolazione. «Preferenza per falconaresi e contemporanei»

È quanto emerso dalla riunione delle Commissioni congiunte Urbanistica e Cultura: la maggioranza dei consiglieri opta per quei due criteri. Tutti i nomi proposti, ora parola alla Giunta

Via Donaggio a Falconara, presto una nuova intitolazione

FALCONARA – Che presto Arturo Donaggio scomparirà dalla toponomastica di Falconara, ormai, non fa più notizia. Sono tutti d’accordo, in quanto il neuropsichiatra falconarese, fu estensore del Manifesto della Razza del 1938 (il documento privo di evidenze scientifiche che diede impulso alle successive leggi razziali emanate durante il fascismo) assieme ad altri scienziati. Mancava da capire il nome del possibile successore. In tal senso la ‘congiunta’ di stamattina delle Commissioni Urbanistica e Cultura ha schiarito un po’ le idee: la maggioranza dei consiglieri ha optato per due criteri, che dovranno essere tenuti in considerazione dalla Giunta (cui spetterà la decisione finale). Ovvero il legame con Falconara e che questi sia un contemporaneo (o quasi) del Donaggio.

Nel corso della riunione sono venuti fuori ben sedici proposte alternative, espresse da politica, associazioni e cittadini. Cinque delle quali verranno discusse dal «Governo» della città in via definitiva. In ordine alfabetico, per cognome, troviamo:

Pasquale Andreoli, primo nome prettamente locale: nato a Falconara nel 1774, fu pioniere del volo e sperimentò i primi aerostati. «Studioso e avventuriero – scrive l’associazione Futura, che lo ha proposto – la sua è una Storia che, nella città che ospita l’unico aeroporto regionale, andrebbe riscoperta, approfondita, fatta conoscere»;

Giulio Ballarini, nato a Falconara nel 1909 e morto a Berlino nel 1945. Militare dell’esercito italiano, fu tra i 600mila soldati italiani fatti prigionieri. Insieme ad altri 126 fu internato in un campo di lavoro per costruire munizioni, stavano tutti per essere liberati dai russi, ma vennero ripresi dai tedeschi e trucidati, poi seppelliti in una fossa comune. Nome avanzato dai gruppi consiliari Cic, Fbc e Saf e alcuni cittadini;

Zelinda Ballarini Formica, nata a Falconara nel 1884 e morta nel 1968 sempre in città. Fece nascere generazioni di bambini falconaresi dal 1906 agli anni Cinquanta e dal 1912 al 1949 fu levatrice del Comune. Candidatura suggerita dal Rotary Club Falconara e da un gruppo di cittadini;

Livia Pergoli, originaria di Falconara, figlia del medico e partigiano Piero Pergoli. Nata nel 1923 e morta nel 2016, durante la Resistenza aveva affiancato il padre come staffetta partigiana e dopo la guerra ha partecipato a iniziative pubbliche organizzate a Falconara e incontri con gli studenti falconaresi, come «instancabile testimone degli ideali di libertà e democrazia, principi fondanti della Costituzione italiana»;

Aldo Turchetti, falconarese (1909-1979), medico e professore universitario prima a Palermo e poi alla Sapienza di Roma, esperto di malattie infettive. «Ricevette – ha spiegato in Commissione il minisindaco Jacopo Ragni – numerose e prestigiose onorificenze, tra cui il grado di “Cavaliere di gran croce all’Ordine del merito della Repubblica».

Tra questi la Giunta sceglierà. Gli altri nomi emersi erano quelli di Luisa Leonardi Severini, prima donna consigliere comunale, nel 1948, del ricostituito Comune di Falconara, nata però a Reggio Calabria. Originario di Ancona Ettore Ascoli (1873-1943), ufficiale dell’esercito italiano di origine ebraica poi estromesso a causa delle leggi razziali. Il capoluogo ha dato i natali anche a Giulia Bonarelli (1892-1936), medico neuropsichiatra e responsabile del manicomio di Ancona. L’anconetano Emilio Ferretti (1923-2007), fondatore dell’Anpi Marche. E poi quelli di fama nazionale e internazionale: Norma Cossetto (1920-1943) insegnante uccisa dai partigiani titini e infoibata, Carlo Urbani (1956-2003), Maria Montessori (1870-1952), Rita Levi Montalcini (1908-2012), Margherita Hack (1952-2013), Fabrizio Quattrocchi (1968-2004) o i Martiri di Nassirya.

Quel che è certo è che Donaggio sparirà dalle vie del centro, ma non del tutto: è stata condivisa infatti l’idea di apporre la targa al Museo della Resistenza, spiegando chi è stato in vita (un neuropsichiatra molto noto) e i motivi della rimozione. Per il successore, come detto, «falconaresità» e contemporaneità.

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