Ancona-Osimo

Falconara, Salomon ragazzo dal cuore d’oro: regala bottiglia di vino a chi gli ha fatto la carità

Protagonista dell'episodio, un 33enne del Niger, costretto a chiedere l'elemosina davanti al ‘Sì con te’ di via Rosselli, a Falconara

L'ingresso del supermercato

ANCONA – A Natale, dicono, si è tutti più buoni. E Salomon, 33 anni del Niger, ne sa qualcosa. Per lui, costretto a chiedere l’elemosina davanti al ˊSì con teˊ di via Rosselli, un supermercato di Falconara, il Natale è arrivato quando ha conosciuto Danilo e le persone come lui.

Persone normali, famiglie normali che di tanto in tanto gli regalano qualche spiccio. Il tintinnio della moneta sulla mano del ragazzo fa scattare un sorriso sul volto di quel giovane che vorrebbe soltanto lavorare. E lui, Salomon, per sdebitarsi con quell’omone che lo ha preso a cuore, gli ha regalato una bottiglia di Moscato. E non sarebbe la prima volta che capita.

Danilo Venturini non vuole pubblicità, detesta la visibilità. Ma accetta comunque di parlare della vicenda: «Io vado in quel market da qualche mese – dice Venturini, raggiunto al telefono – Quel ragazzo è bravo un bel po’, ma da quanto so io ha problemi a trovare lavoro. Vorrebbe lavorare ma la burocrazia dei documenti glielo impedisce».

Il supermercato di via Rosselli (foto Venturini)

Salomon abiterebbe poco distante da lì. Arriva al mattino presto e va via alla sera, quando le serrande del supermercato si abbassano. «Guardi – racconta Danilo – Lui aiuta sempre la gente che ha bisogno, porta il carrello fino alla macchina, e tra i clienti c’è chi alla fine gli dà qualcosa. Ai tempi del Covid, durante la pandemia, puliva tutte le balaustre con l’alcool e se dentro il ˊSìˊ gira qualcuno di sospetto lui dà una mano, va a vedere cosa fa, cosa non fa».

«È una persona ben voluta, ha un modo di parlare e di sorridere che ti squaglia, ti disarma – continua Venturini, che di mestiere fa l’operaio – Ho visto che era una persona volenterosa e a volte gli diamo qualche spiccio. Mia moglie è un’impiegata, non possiamo permetterci chissà cosa. Però, ci fermiamo, facciamo due chiacchiere. Non gli ho mai chiesto come si chiama».

E forse è proprio il fermarsi a parlare con qualcuno, il chiedere come stai più che il come ti chiami a fare la differenza. Salomon probabilmente si è sentito, almeno per qualche istante, uguale agli altri, integrato, sicuro. Proviamo a parlare con Salomon, che però capisce pochissimo l’italiano: «Gli ho regalato quella bottiglia perché Danilo, con me, è sempre sorridente. Io – dice a stento – voglio lavorare».

L’ingresso del supermercato (foto Venturini)

«L’ultima volta che sono andato a fare spesa non avevo niente da dargli. Avevo solo il bancomat, ero di fretta, poi spesso devo correre per andare da mio figlio. E allora lui chiama subito l’ascensore, poi vedo che vuole dirmi qualcosa, ma non ci faccio molto caso. Vado alla macchina e me lo ritrovo nel garage con una busta in mano. Mi dice ˊTi ho fatto un regaloˊ».

Danilo rimane incredulo: «ˊMa come? Proprio tu che sei in difficoltà fai un regalo a me? ˊ. Dentro di me, pensavo: ˊNon c’è nessuno che può dare di più di chi dà qualcosa pur non avendo nienteˊ. Mi sono commosso. Mi ha detto: ˊTu e tua moglie siete sempre sorridenti, grazieˊ. Non mi è mai successa una cosa del genere. Ho sempre fatto qualcosa se ho potuto, ma cerco di rimanere nell’anonimato, per questo ero riluttante all’intervista. Preferisco non mettermi in mostra, mettete in evidenza lui – ci dice – Io non conosco nessuno che possa aiutarlo, altrimenti lo farei. Dategli una mano, solo quello mi piacerebbe».

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