Ancona-Osimo

Eredità intascata dal custode giudiziario, ministero della Giustizia condannato per l’infedeltà dell’amministratore

È la battaglia legale vinta in primo grado, davanti al tribunale civile, da due nipoti anconetani rappresentati dall'avvocato Riccardo Leonardi. Reduci di una vittoria in Cassazione, gli eredi attendono da 15 anni di incassare 115mila euro per responsabilità gravi commesse da un commercialista

tribunale di Ancona
Tribunale di Ancona

ANCONA – Doveva proteggere una eredità contesa ma a più riprese aveva intascato parte dei soldi destinati ai nipoti. Ministero della Giustizia condannato a risarcire gli eredi per l’infedeltà del custode giudiziario. È la battaglia legale vinta in primo grado, davanti al tribunale civile dorico, da due nipoti anconetani, Luca e Maurizio Silvestrelli, rappresentati dall’avvocato Riccardo Leonardi. Reduci di una vittoria in Cassazione, gli eredi attendono da 15 anni di incassare 115mila euro per responsabilità gravi commesse da un commercialista nominato nel 2003, Lorenzo Marinelli, dal giudice Filomena Ruta, custode giudiziario dell’eredità contesa. Per vedersi riconoscere e pagare la somma, i due nipoti hanno dovuto fare una causa civile al ministero, già condannato in sede penale insieme al custode.

Tutto inizia con la morte della zia, Olga Silvestrelli, una professoressa residente nel quartiere Adriatico. Il 28 maggio del 2003 il giudice Ruta nomina un custode giudiziario, un commercialista, per tutelare l’eredità fino all’accordo tra i parenti. Il custode però, a più riprese e falsificando anche dei documenti, sottrae dall’eredità dell’anziana oltre 272mila euro. Inizia una causa penale davanti al tribunale de L’Aquila che porta ad una condanna del commercialista. Pur avendo riconosciuto la responsabilità dell’imputato per i reati di peculato e di falso, viene respinta però la richiesta di condanna del ministero della Giustizia ritenendo che quest’ultimo avrebbe potuto rispondere degli atti di infedeltà del custode, ma solo ove il custode fosse stato nominato nell’ambito di un procedimento penale, ma non per i fatti commessi da un custode nominato dal giudice civile.

Ritenendo la conclusione assolutamente errata le parti civili hanno fatto appello e nel 2012 la sentenza di secondo grado è stata ribaltata perché è stata riconosciuta la responsabilità civile del ministero. Ministero che ha fatto ricorso in Cassazione poi perso.
Nonostante le richieste stragiudiziali ricevute, il ministero di Giustizia non ha ritenuto di procedere ad una liquidazione volontaria delle somme richieste dalle parti civili, le quali sono state costrette a promuovere la causa che solo recentemente si è conclusa.
La sentenza di condanna è stata emessa il 16 aprile scorso, dal giudice Andrea Ausili che ha accolto la domanda risarcitoria dei due nipoti dell’anziana.
Il ministero è stato condannato a risarcire 115mila euro oltre al rimborso delle spese legali ritenendo l’amministrazione responsabile per i gravi fatti commessi dal commercialista nominato custode giudiziario.

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