Ancona-Osimo

Ancona e il dopoguerra nel romanzo di Andrea Penna: «Quando ci si rifugiava nelle cantine delle osterie e si viveva bene con poco»

Si chiama "Vento di mare" ed è un romanzo ambientato nell'Ancona degli anni '50. Una città che prova a rinascere tra amori e avventure di un gruppo di giovani ragazzi

"Vento di mare", di Andrea Penna

ANCONA – Un romanzo che attraversa la storia di Ancona, gli scorci più belli e storici di un capoluogo di regione devastato dai bombardamenti della guerra. Una città che prova a rinascere tra amori e avventure vissuti da un gruppo di giovani ragazzi del posto. «È nella fase successiva al conflitto che si tenta di rialzare la testa. Ognuno con la propria storia, i propri amori e le proprie avventure», spiega Andrea Penna, che è da poco uscito in libreria con il suo Vento di mare.

Andrea Penna con “Vento di mare”, premiato al Francavilla Urban Festival

Sfogliando il romanzo, spuntano delle poesie accanto ad alcuni bozzetti in bianco e nero: «Non sono bozzetti – precisa Penna – ma disegni di manifesti che realizzava mio padre per promuovere balli e iniziative nell’Ancona dell’epoca. Papà Giancarlo fu un pittore mancato, si dilettava in caricature e dipinti».

«In alcuni manifesti c’è persino il numero di affissione. Lui curava infatti la parte pubblicitaria delle feste che venivano organizzate nel dopoguerra. Allora, il ballo, così come il cinema – spiega l’autore – era il passatempo preferito dei giovani». Il cinema Pidocchietto di via Podesti è un ricordo solo per chi, quegli anni li ha vissuti davvero.

«Si chiamava così perché era molto piccolo. Poi c’era il Metropolitan di corso Garibaldi. Ci si divertiva con poco: i ragazzi vivevano in modo semplice e genuino». I protagonisti, Guido e Giuseppe, sono due fratelli che condividono la passione per la scoperta del mondo. Le loro avventure li porteranno lontani l’uno dall’altro, mentre Giancarlo, il vero padre dell’autore, ha una predisposizione particolare per il disegno.

“I manifesti di una volta pubblicizzavano serate di balli: allora, era l’unico modo per divertirsi”

Poi ci sono Maria e tante altre ragazze, corteggiate a lungo dai giovani anconetani che spesso venivano spediti al fronte: «Si stava a lungo lontano da casa, durante la guerra. E l’unico modo per rimanere in contatto era scrivere – spiega Penna –. A casa, ho ritrovato migliaia di lettere di mio padre e sono partito da qui per ricostruire la storia di una famiglia anconetana, romanzando il racconto».

Un libro disponibile su Amazon, ma anche nelle librerie della città, come Fogola o Mondadori (ex Gulliver) di corso Mazzini: «Qualche giorno fa ho vinto anche un premio a Francavilla al Mare, in occasione della prima edizione del Francavilla Urban Festival. Un amico mi ha spinto a partecipare a un concorso letterario e io l’ho fatto, nella sezione narrativa edita».

Si parla della guerra con parole attuali, che fanno comprendere come la guerra sia un disegno che viene portato avanti da chi, invece, vorrebbe solo continuare a vivere in pace: «Mi trovo qui, prigioniero – si legge a pagina 68 – per una guerra che non ho voluto, combattuta non per difendere la mia terra, ma scritta per me soltanto da un destino crudele». «E succede anche ora, dato che in Ucraina ci sono spesso combattenti che stanno al fronte per un ideale».

L’autore, Andrea Penna

Penna, classe ’58, ingegnere elettronico in pensione, ha così ripreso in mano la scrittura: «Sin da giovane, amavo scrivere poesie. Poi, l’università, la famiglia e le altre priorità della vita mi hanno fatto allontanare dalla scrittura e adesso ho riscoperto questa mia vena artistica». In Vento di mare si racconta, tra l’altro, anche il periodo dei conflitti più accesi, con la gente costretta a rifugiarsi nei percorsi delle fortezze di Cittadella e Posatora.

«In realtà – riflette Penna – non tutti riuscivano a ripararsi nelle fortezze, tanto che mia nonna, che in quegli risiedeva al Piano, ogni volta che sentiva la sirena antiaerea scendeva nelle cantine dei bar e delle osterie del quartiere. Ci si riparava così, sperando che le bombe risparmiassero le proprie vite».

Il titolo svela il legame indissolubile di Penna con il mare: «Per me, il mare è libertà. Sono profondamente legato alla spiaggia del Passetto, anche se i miei genitori mi raccontavano della Rotonda, verso la Lanterna Rossa. Certo, la città è cambiata: anziché l’ascensore per come lo conosciamo oggi, al Passetto, prima, c’era una palafitta con un montacarichi che ti portava giù. E la spiaggia era piena di sassi, invece, nel tempo, è stata cementata».

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