Ancona-Osimo

Donna Ginevra: «Ecco il mio Adriatico Mediterraneo, tra rock e pop. Il mare? È tutta la mia vita»

Abbiamo intervistato l'artista fiorentina Ginevra Di Marco: «Sono venuta talmente tante volte nella vostra regione che per scherzare mi chiamano Ginevra Di Marche. Negli ultimi anni, le pagine più buie dei nostri tempi»

Ginevra Di Marco, foto per sua gentile concessione

ANCONA – È giunto alla XVII edizione Adriatico Mediterraneo Festival, la kermesse che esplora le diverse espressioni della musica del bacino mediterraneo. In scena dal 30 agosto al 3 settembre, ad Ancona arriva una serie di appuntamenti che raccontano la cultura e i linguaggi artistici del Mediterraneo: i Balcani dopo le guerre, lo sviluppo dell’Europa a sud, l’approfondimento dell’attualità dell’area, l’ambiente e l’ecosistema marino.

E poi, oltre alle magiche albe al Passetto, già sold out in pochi giorni, ci saranno ospiti di primo piano, tra musica, colori e il blu del mare. Una di loro, è Ginevra Di Marco, apprezzata artista fiorentina che si esibirà questa sera, mercoledì 30 agosto, attesa insieme – tra gli altri – ai Kalascima (31 agosto) e a Enzo Gragnaniello (2 settembre).

Ginevra Di Marco (foto per sua gentile concessione)

Ginevra Di Marco, è la prima volta per lei al festival Adriatico Mediterraneo?

«Sì è la prima volta e siamo stati molto contenti di questa proposta che è arrivata durante l’estate. Mi pare di essere nel contesto giusto rispetto alla musica che proponiamo».

E Ancona la conosce?

«Non la conosco in maniera approfondita. Ci sono stata varie volte per concerti e il dramma dei musicisti, si sa, è sempre quello di girare e di viaggiare tanto ma sempre per poco tempo, quello di un concerto o di uno spettacolo teatrale e poi si riparte. Qualche passeggiata in centro, però, l’ho fatta, eh (ride, ndr)».

Che rapporto ha con le Marche?

«Siamo stati davvero tante volte, qui, negli anni. Quest’anno, il festival Risorgimarche al Castello di Pitino, in provincia di Macerata, con Franco Arminio e negli anni passati a Recanati, Fermo, San Ginesio, in Vallescura e in tanti altri ancora. È così frequente e costante la mia presenza in questa regione che gli organizzatori per scherzo mi chiamano Ginevra Di Marche (ride, ndr)».

AdMed è un festival di incontro e di unione, di mare e di popoli. Cos’è per lei il mare? Che significato ha nella sua vita?

«Beh, per me ha un ruolo vitale. Il mare è il mio elemento naturale. Ne ho bisogno come dell’aria per respirare. E forse anche di più, perché ha un potere rigenerante, tranquillizzante, mi aiuta ad organizzare i pensieri e a scendere in profondità quando ho bisogno di ritrovarmi».

Prosegua…

«Il mare è culla di civiltà e incontro tra i popoli. Negli ultimi anni, i governi hanno colpevolmente permesso che diventasse anche cimitero di migliaia di anime in fuga dalla guerra e dalla povertà. È una delle pagine più buie dei nostri tempi».

“Donna Ginevra e le stazioni lunari”: eccola, la sua esibizione. Perché l’appellativo “donna” davanti al nome?

«Hanno cominciato a chiamarmi così dal pubblico, quando cominciai a cantare canzoni popolari durante i concerti  e mi davano l’appellativo di  “donna Ginevra” le persone che venivano dopo il concerto a  salutare e a stringermi la mano, con una certa reverenza e rispetto. L’ho inserito come titolo del disco perché riporta all’immaginario del mondo popolare del ‘900, e anche un po’ per scherzarci su».

Lei ripercorrerà gli ultimi 15 anni della sua ricerca musicale, dal rock al cantautorato popolare, incrociando volti, colori, suoni e memorie. Cosa dobbiamo aspettarci da lei?

«Una scaletta che abbraccerà tutta la nostra storia, dai CSI fino ad oggi. Abbiamo una storia lunga 30 anni, passando per la musica del mondo e gli omaggi a grandi figure come Margherita Hack (con la quale abbiamo lavorato per quattro anni) e l’album omaggio a Mercedes Sosa».

Parlavamo di rock: come mai, secondo lei, questo genere sta vivendo in questi anni un’epoca d’oro?

«Sarò coincisa, ok?».

Prego…

«Rock never dies!».

Qual è il messaggio che vuole lasciare attraverso la sua musica?

«Mi propongo di dare il mio contributo affinché canzoni popolari proseguano il loro viaggio nel tempo. Dal punto di vista culturale, è importante veicolare la storia del nostro paese, le lotte civili e sociali che lo hanno caratterizzato. E poi mi propongo di mantenermi autentica, approcciandomi alla musica come veicolo culturale di sostanza rimanendo legata  e alle emozioni profonde che questo linguaggio meraviglioso riesce a regalare».

© riproduzione riservata