Ancona-Osimo

Ansia, depressione e disturbi alimentari: mai così tanti giovani nei Pronto Soccorso anconetani di Torrette e Salesi

Crescono gli accessi di minorenni con disturbi psichiatrici nei Pronto Soccorso dell'ospedale regionale di Torrette e del Salesi di Ancona. Ne abbiamo parlato con i primari. Ecco la situazione

Ospedale Salesi di Ancona

ANCONA – Lockdown, chiusura delle scuole, sospensione delle attività sportive e taglio netto della socialità. Sono soprattutto questi gli elementi che hanno inciso in maniera pesante sull’escalation di disturbi psichiatrici tra i giovani e i giovanissimi. È l’altra faccia della pandemia di Covid-19, quella più subdola e insidiosa, che sta mostrando i suoi effetti con un incremento degli accessi di minorenni con disturbi psichiatrici nei Pronto Soccorso dell’ospedale regionale di Torrette e del Salesi di Ancona.

Susanna Contucci, primario Pronto Soccorso di Torrette ad Ancona

A tracciare un quadro della situazione, su quanto sta accadendo in due dei più importanti nosocomi della regione, sono i due primari: Susanna Contucci, direttore del Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Ancona, e Elisabetta Fabiani, direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale Salesi di Ancona.

La dottoressa Contucci evidenzia un incremento registrato nella fase post lockdown nella fascia d’età 14-18 anni, quella che afferisce a Torrette, mentre l’età pediatrica confluisce all’ospedale Salesi di Ancona (fino ai 14 anni di età). «È un fenomeno che stiamo osservando e monitorando con la direzione medica dell’ospedale – afferma il primario del Pronto Soccorso di Torrette – un tema molto sentito sul quale abbiamo aperto un tavolo di lavoro».

Obiettivo del tavolo di lavoro aziendale, oltre a quello di monitorare il fenomeno e fornire una risposta, quello di organizzare l’accoglienza di questi pazienti al fine di garantire la loro sicurezza, quella degli altri utenti e del personale sanitario, specie nel caso di arrivo di pazienti agitati nei Pronto Soccorso, già presi d’assalto per Covid, traumi ed altre emergenze.

La dottoressa Contucci sottolinea che «le problematiche psichiatriche sono in aumento fra minori» che «hanno sofferto molto il periodo delle chiusure» legate alla pandemia.

«Ce lo aspettavamo» aggiunge, perché le chiusure «hanno fatto venire meno la socialità», così essenziale per lo sviluppo degli adolescenti, e gli effetti iniziano a manifestarsi proprio in questo incremento di disturbi psichiatrici che giungono all’attenzione dei sanitari.
In alcuni casi si tratta di «pazienti già noti che si scompensano durante il periodo estivo», ma in altri casi, quelli che destano maggiore preoccupazione, si tratta di nuovi soggetti che prima non avevano mai manifestato problemi.

Il pronto soccorso del Salesi di Ancona

All’ospedale Salesi il quadro è identico e l’incremento degli accessi di pazienti psichiatrici tocca il 30% rispetto al periodo pre-covid ci spiega il primario del Pronto Soccorso dell’ospedaletto di Ancona, Elisabetta Fabiani.

«Vediamo sia riacutizzazioni di patologie già preesistenti – spiega il primario del Pronto Soccorso del Salesi – sia situazioni che erano già in bilico e che si sono slatentizzate, legate anche alla situazione del lockdown e alla didattica a distanza». La dottoressa Fabiani spiega che sta emergendo piano piano quell’«iceberg» di problematiche delle quali «fino ad ora abbiamo visto solo la punta».

«Ci sono situazioni di fragilità che erano sommerse e che adesso con la ripresa della normalità stanno venendo fuori» prosegue, sottolineando che accanto a questi nuovi casi, «soggetti già fragili psicologicamente o per situazioni familiari», ci sono i giovani già seguiti dai servizi, ma che in seguito alle chiusure si sono scompensati.

Tra i nuovi casi che giungono all’attenzione dei sanitari del Salesi arrivano soprattutto adolescenti tra i 12 e i 16 anni, con disturbi del comportamento alimentare, disturbi ossessivo-compulsivi, stati di agitazione e ansia, depressione.

Frequenti poi anche i casi di giovani che commettono «tentativi anticonservativi, come azioni suicidarie, ma si tratta in genere di casi già seguiti».  Intervenendo sul tavolo di lavoro aziendale, Fabiani spiega «stiamo cercando di vedere quali sono i percorsi organizzativi migliori dal punto di vista clinico assistenziale, ma anche dal punto di vista della sicurezza del paziente, degli utenti e degli operatori sanitari».

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