Ancona-Osimo

“Discendenza”: la nuova mostra di Carlo Cecchi nella Pinacoteca di Ancona

In mostra, opere nuove del maestro che, operando tra Roma e Jesi, ha segnato le vicende artistiche del territorio marchigiano negli ultimi decenni. I 21 dipinti saranno esposti in Pinacoteca dal 29 settembre al 30 novembre

Da sin. il pittore Carlo Cecchi e l'assessore alla Cultura Paolo Marasca

ANCONA – Ventuno opere del pittore Carlo Cecchi saranno esposte in Pinacoteca dal 29 settembre al 30 novembre. Tutti dipinti nuovi, realizzati questa estate per la mostra “Discendenza” che sarà inaugurata il 29 settembre alle ore 18. «La mostra è un percorso in discesa – racconta l’artista – e ha un doppio significato. Il primo è geografico. Essendo nato a Jesi, con i miei amici prendevo il pullman per raggiungere il mare, ad esempio Palombina Nuova, e il percorso era in discesa. Il secondo significato è personale e riguarda il passaggio tra passato e futuro e tra gli avi e i nostri figli».

La mostra occuperà due differenti spazi della Pinacoteca, riaperta da poco più di un anno fa: le stanze della Cisterna, spazi medioevali emersi durante la realizzazione dell’ampliamento del Museo, e il quarto piano, recentemente sede della mostra Il Caravaggio di Roberto Longhi. Questi due spazi sono, infatti, deputati ad ospitare mostre temporanee, affiancate alla collezione permanente che vanta capolavori di Tiziano, Crivelli, Lotto e molti altri.

“La doccia del fiume” (2017, olio su tela)

Nella maggior parte dei dipinti ci sono dei ricordi del passato dell’artista marchigiano. Così in “La custodia della notte” (2017, olio e acrilico su tela) c’è un peschereccio che rimanda «ad Ancona e al mio rapporto con la città dorica», mentre ne “La doccia del fiume” (2017, olio su tela) è raffigurato il percorso del fiume Esino che dalle montagne scende fino al mare. «Non è un paesaggio – spiega Cecchi – è una mappa e l’ultima sagoma a destra raffigura il Monte Conero. Ho sempre avuto un bel rapporto con il fiume, perché dopo il mare andavamo al fiume che ci rinfrescava come una doccia. Ecco spiegato il titolo del dipinto».

“Una qualsiasi città vicina” (2017, olio su tela)

Tra le opere, compare anche un’oca in “Planata sopravento” (2017, olio su tela). «Nella zampa ha uno spago – spiega – ma è un’oca slegata. L’oca è un ricordo del mio passato, quando mia nonna nella Vallesina mi portava in campagna». Oppure le dolci colline marchigiane colpite da due carboni in “Curva calda” (2017, olio su tela). Anche qui c’è un «ricordo della mia infanzia, quando mio nonno mi diceva che se fossi stato cattivo, la Befana mi avrebbe portato il carbone». In “Una qualsiasi città vicina” (2017, olio su tela) «ho invece raffigurato il Monte San Vicino che vedo dalla terrazza della mia casa» e, a destra del dipinto, c’è la sagoma di un piccolo paese. Da qui il titolo del quadro. E ancora Cecchi ha disegnato una nave fenicia ne “L’ingresso del mare” (2017, olio e smalto su tela), mentre in “Fermata e dolcificata” (2017, olio e smalto su tela) c’è un rimando alle grotte di Frasassi.

Carlo Cecchi e il dipinto “L’ingresso del mare”

Nel dipinto “La rivelazione del blu” (2017, olio su tela) è raffigurato un pinguino che rappresenta «l’angelo dell’Annunciazione, mentre il sasso simboleggia il manto della Madonna e, alla destra del dipinto, ci sono una serie di lenzuola. Mi ha sempre affascinato la scena dell’annunciazione». E infatti in altri quadri appaiono le figure degli angeli, come in “Appuntamento celeste” (2017, olio e smalto su tela). «La figura del pinguino – dichiara Cecchi – è una delle mie più grandi passioni. L’arte è ambiguità e il pinguino è ambiguo, non si sa bene se è un uccello o un pesce, se è elegante o goffo». In “Lontananze” (2017, olio su tela) «ho disegnato una gallina di Portonovo. Il blu è in molti miei dipinti perché è un colore che amo molto e mi rassicura e ricorda l’acqua e il cielo. Vicino alla gallina ho raffigurato una scarpa ed è un rimando a un dipinto di Van Gogh». Poi c’è “Corpo di lampada” (2017, olio su tela), in cui «ho trasformato un’oliera in una lampada. Non sono un pittore naturalistico e qui si vede bene la natura pop del mio lavoro. Quando ho realizzato questo dipinto ho pensato al pittore Concetto Pozzati, morto quest’estate. Era una delle poche persone con cui parlavo veramente di arte e nel dipinto, quindi, c’è una sorta di lampada votiva».

“La rivelazione del blu” (2017, olio su tela)

«Cecchi non è solo un grande, ironico maestro del nostro tempo – sottolinea l’assessore alla cultura Paolo Marasca – è anche un artista generoso, che ha sempre lavorato con i giovani, e che ha contribuito senza sosta alla crescita artistica di un territorio che sente profondamente suo». Gli spazi della cisterna di Palazzo Bosdari ospitano invece “La possibilità di una linea” (2016 – serigrafia e acrilico su tela) costituita da trenta opere in sviluppo orizzontale che raffigurano Poseidone. La mostra sarà visitabile giovedì (16-19), venerdì (11-19), sabato (10-13 e 16-20) e domenica (10-13 e 16-19). Da lunedì a mercoledì su prenotazione.

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