Ancona-Osimo

Ddl Pillon sull’affido condiviso dei figli, l’intervista all’avvocato Massimo Micciché

Il segretario nazionale e presidente della Sezione Distrettuale di Ancona dell'Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani chiarisce le proposte contenute nel disegno di legge del senatore leghista. Ecco cosa emerge

ANCONA – Si è discusso molto in questi giorni del disegno di legge del senatore leghista Pillon sull’affido condiviso dei figli e il loro mantenimento. Chiariamo alcuni punti con l’avvocato Massimo Micciché del Foro di Ancona, segretario nazionale e presidente della Sezione Distrettuale di Ancona dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani.

L’avvocato Massimo Micciché

Avvocato Massimo Micciché, cosa prevede il disegno di legge del senatore Pillon sull’affido condiviso dei figli?
«Il disegno di legge Pillon ritiene di tendere alla “bigenitorialità perfetta” partendo dal presupposto di garantire a ciascun genitore, salvo casi particolari, la metà del tempo da trascorrere con i figli. Da ciò discenderebbe anche, come ulteriore fondamento normativo, l’abolizione dell’assegno di mantenimento sostituito dal pagamento diretto per il periodo di tempo che il minore trascorre con ciascuno dei genitori. Salve, ovviamente, le spese straordinarie da dividere».

Il ddl introduce la cosiddetta “bigenitorialità perfetta”, cosa ne pensa?
«Questo disegno di legge, sebbene presenti in astratto delle idee interessanti, in concreto risulta inadeguato e necessita di numerose modifiche. L’abolizione dell’assegno di mantenimento appare sbagliata sul piano pratico in vari casi. Basti pensare che nel sud Italia il 45% delle donne non ha un lavoro, quindi il principio in alcune situazioni risulterebbe totalmente iniquo. Identicamente errato appare il principio del pagamento diretto nei casi in cui tra i due genitori esista una forte disparità di reddito. Come dice il Presidente dell’AMI, Gian Ettore Gassani, “non esiste che a casa del più ricco i bambini mangino caviale e dall’altra uova sode”.

Anche il criterio di tenere i figli per la metà esatta del tempo, o almeno 12 giorni al mese, presenta in tanti casi concreti più danni che vantaggi perché molti genitori, sia padri che madri, non sarebbero in grado di fare questo anche se lo volessero, in quanto il lavoro non glielo consentirebbe. Si dovrebbe vicariare l’impegno verso i figli attraverso i nonni, per i più fortunati, o tramite i baby sitter. Sotto questi aspetti, sia l’abolizione dell’assegno di mantenimento che il principio della metà del tempo da trascorrere con ciascun genitore non hanno logica. Tra l’altro non tutti i figli hanno la stessa flessibilità e capacità di spostarsi da una casa all’altra, poiché questo dipende anche dall’età del minore e dal carattere».

Cosa pensa della figura del mediatore familiare?
«La mediazione familiare, ancorché ottimo strumento per la comparizione delle liti, non può essere considerata obbligatoria. Se si pensa che almeno il 20% delle separazioni hanno risvolti di carattere penale, ne deriva che in questi casi le vicende della coppia non sono mediabili. Non bisogna inoltre dimenticare che la violenza in famiglia è la prima causa di morte.

Cos’altro ritiene opportuno segnalare?
«Il disegno di legge Pillon così come è strutturato rischia di provocare in tante situazioni delle ingiustizie di carattere sostanziale. Ogni caso ha le sue peculiarità e ogni famiglia ha la sua storia. Il diritto di famiglia deve garantire con la massima forza la giustizia caso per caso, armonizzando in base alla situazione specifica il giusto principio della bigenitorialità e garantendo l’interesse prioritario del minore. Occorre pensare a soluzioni alternative mantenendo l’assegno di mantenimento, se dovuto, per esempio introducendo la rendicontazione delle spese fatte con i soldi dell’assegno. Si eviterebbero, così, anche molti litigi e dissapori. Da ultimo, il disegno di legge non tiene conto delle nuove famiglie in cui ci sono due madri o due padri e che rappresentano una realtà da non ignorare».

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