Ancona-Osimo

Ancona: dati venduti sottobanco, patteggia dipendente pubblico

Un ex impiegato della Camera di Commercio avrebbe fornito informazioni ad una “spia” di società investigative

ANCONA – Spiati da un collaboratore di società investigative e di recupero crediti che avrebbe ottenuto, pagando, migliaia di dati personali sensibili. Non solo nomi e cognomi ma anche indirizzi, codici fiscali, situazioni patrimoniali e altro. Adesso è arrivato il conto della giustizia.

A processo un dipendente infedele della Camera di Commercio che ieri ha patteggiato ad un anno e otto mesi per corruzione e accesso abusivo sui sistemi informatici dell’Ente. Tutto per  favorire un consulente informatico vendendogli quasi 6mila visure su altrettante persone e contenenti dati che l’acquirente avrebbe poi consegnato a società di recupero crediti e ad agenzie investigative per un utilizzo privato.

Il protagonista del giro illecito oggi ha 66 anni, è anconetano, ma non è più al lavoro perché in pensione. È finito sotto inchiesta, insieme ad un consulente informatico di Roma accusato degli stessi reati, per i quali la Procura dorica ha chiesto il processo. Ieri (2 dicembre), durante l’udienza preliminare davanti alla gup Paola Moscaroli, l’anconetano ha patteggiato la pena ad un anno e otto mesi di carcere, era difeso dagli avvocati Michele Frezzotti e Alessandro Sorana, mentre per il consulente romano l’udienza è stata rinviata all’8 febbraio per dare modo alla difesa, rappresentata dagli avvocati Elena Martini e Cristina Bolognini, di valutare anche per lui un rito alternativo.

Stando alle accuse le visure sarebbero state fornite al costo variabile tra i 70 centesimi e i due euro, nel giro di quattro anni, tra il 2012 e il 2016, facendo intascare al dipendente pubblico una somma complessiva di circa 10mila euro. Così avrebbe evitato al consulente informatico, che aveva bisogno di quei dati per la propria attività ma anche per fornirli poi ai titolari di tre agenzie tra società investigative e società di recupero crediti, di fare una lunga trafila burocratica allo sportello.

I fatti sono emersi solo nel 2019, dopo una maxi inchiesta della guardia di finanza avviata a Roma su un ipotetico spionaggio incentrato alla vendita di informazioni e dati dove sono rimasti coinvolti anche enti pubblici. Uno stralcio di quella inchiesta era finita ad Ancona e si è proceduto separatamente.

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