Ancona-Osimo

Dad un solo giorno a settimana? Gli esperti: «No disagi, ma la scuola rimanga luogo di incontro e interazione»

Filippo Sabattini, pedagogista, e Vittorio Lannutti, sociologo, spiegano gli effetti che la proposta avanzata dall'ANP per ridurre il caro energia nelle scuole potrebbe avere sugli studenti

ANCONA- Lascia perplessi l’idea di inserire un giorno di Dad, il sabato, per ridurre i costi di energia nelle scuole avanzata dal presidente dell’ANP (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici e Alte Professionalità della Scuola), Antonello Giannelli. Dal Governo e dai sindacati è arrivato un coro unanime di “NO”, con l’emergenza Covid i ragazzi negli ultimi due anni hanno fatto fin troppi sacrifici. Tra l’altro mancano solo due settimane al suono della campanella e nelle linee guida emanate recentemente dal Ministero per il nuovo anno scolastico la didattica a distanza non è prevista. Il ritorno sui banchi sarà all’insegna della normalità, ma se la proposta dell’ANP dovesse trovare campo, quali effetti potrebbe avere sugli studenti un giorno a settimana di Dad? Il Dott. Filippo Sabattini, pedagogista, e il Dott. Vittorio Lannutti, sociologo, rispondono a questa domanda.

«In questi due anni è stato chiesto molto agli studenti che hanno dimostrato di avere senso di responsabilità. Se questa proposta dovesse venire accolta e motivata, ancora una volta i ragazzi accetteranno di mettere qualcosa di proprio per far fronte a questa nuova situazione di difficoltà. Un solo giorno a settimana di DAD non creerà disagi perché ormai questo strumento è entrato nella modalità didattica- afferma il Dott. Sabattini-. Affinché la DAD non incida però sui processi motivazionali degli studenti occorrono attività ben organizzate, ovvero non lezioni frontali da remoto, bensì una didattica integrata che tenga conto di lezioni virtuali di tipo esperienziale. Solo così potrà essere arricchente per i ragazzi e il contesto scolastico non verrà svalutato».

Secondo il pedagogista, se da una parte la didattica a distanza ben organizzata non creerà scompigli agli studenti, dall’altra parte si tornerà in un’ottica di emergenza e si perderà il senso della scuola come luogo di incontro e interazione.

«Sulla scuola c’è una visione miope. Quando c’è un problema di disagio chiediamo di aumentare l’offerta, di rispondere a disagi educativi e sociali con scuole aperte. Poi però, di fronte ad un’emergenza economica diventa il luogo dove poter risparmiare i costi dell’elettricità – sottolinea il Dott. Sabattini-. Sicuramente i presidi si sono resi conto delle difficoltà legate al caro energia, ma questa proposta fa pensare alla scuola prima come luogo economico, poi come educativo».

«Un solo giorno di Dad incide poco, certo se si potesse evitare sarebbe meglio- dichiara il Dott. Lannutti, sociologo e docente universitario-. Non dimentichiamoci che senza questa modalità ci sarebbe stato un blocco della formazione di due anni. Ovviamente fare le lezioni in presenza è tutta un’altra cosa rispetto a quelle da remoto: i ragazzi hanno bisogno di relazione e di contatto».

A tal proposito il Dott. Lannutti, ma anche altri colleghi in tutta Italia, ha notato come «gli studenti che hanno terminato la scuola secondaria di secondo grado in piena pandemia, all’università abbiano difficoltà ad organizzarsi con lo studio, gli esami e i tirocini. Sono aumentate le depressioni, le ansie, le paure, gli attacchi di panico, le preoccupazioni e le insicurezze. Tutto ciò avrà un impatto a medio lungo termine, gli effetti li vedremo nei prossimi 5 anni: i ragazzi si laureeranno più tardi, entreranno più tardi nel mondo del lavoro e con più difficoltà. C’è già un problema di ricambio generazionale e alcuni settori ne risentiranno maggiormente. Ciò è anche il frutto delle pessime politiche familiari e del lavoro dei Governi degli ultimi 40 anni».

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