Ancona-Osimo

Studentessa sequestrata per incassare assegno clonato fa scoprire giro di truffe di auto: 4 arresti

In manette due donne e due uomini per sequestro di persona finalizzata all'estorsione. Tramite un sito online vendevano supercar inesistenti a prezzi stracciati. L'operazione dei carabinieri di Brecce Bianche

Fabio Ibba, comandante carabinieri Compagnia di Ancona, il procuratore Irene Bilotta e Giuseppe Caiazzo comandante carabinieri Brecce Bianche
Fabio Ibba, comandante carabinieri Compagnia di Ancona, il procuratore Irene Bilotta e Giuseppe Caiazzo comandante carabinieri Brecce Bianche

ANCONA – Vendevano supercar online a prezzi appetibili e si facevano spedire copia degli assegni che clonavano e facevano incassare a dei prestanome. Un giro di affari da 150mila euro stroncato dopo il sequestro di una studentessa che era caduta nella trappola messa in piedi da due donne e due uomini ora arrestati per sequestro di persona finalizzata all’estorsione.

Sgominata dai carabinieri banda delle truffe online. In manette sono finite una 39enne romana e una 32enne romena residenti ad Ancona, e due 28enni di origine rom ma residenti in provincia di Pordenone.

A far scoprire il giro è stata la denuncia di una studentessa di 28 anni, residente ad Ancona, che contattata dalla 39enne romana aveva accettato di incassare un assegno da 26mila euro per farle una cortesia. La cifra era relativa al pagamento di un imprenditore veneto per una Bmw X4 che la banda aveva messo in vendita online. Auto inesistente. Quando la giovane si è resa conto che dietro c’era qualcosa di illecito, il 3 febbraio si è rivolta alla stazione dei carabinieri di Brecce Bianche guidati dal comandante Giuseppe Caiazzo. È partita una stretta indagine supportata dai carabinieri della Compagnia di Ancona guidati dal capitano Fabio Ibba e coordinata dalla Procura.

La studentessa, dietro minacce di morte, il 6 febbraio è stata sequestrata per diverse ore dalle due donne che volevano che prelevasse la cifra di 26mila euro incassata sul suo conto corrente postale. Stando alle indagini è stata portata all’ufficio postale centrale in piazza XXIV Maggio dove però i carabinieri avevano nel frattempo bloccato il conto. La 28enne è stata poi portata sotto casa della 39enne romana, a Tavernelle, dove i carabinieri sono intervenuti con l’arresto tenendo per la sua incolumità.

La studentessa, nei giorni precedenti, aveva ricevuto messaggi di minacce da parte della romana. “Se quei soldi non arrivano dove devono arrivare – riportava uno dei messaggi tramite Whatsapp – loro ti trovano, sanno dove cercarti”. Per le due donne, la romana e la romena, è scattato l’arresto in flagranza di reato.

I dialoghi delle intercettazioni
I dialoghi delle intercettazioni

L’indagine dei carabinieri è proseguita arrivando anche ai due rom, arrestati il 21 marzo scorso. Erano loro, secondo le accuse sollevate, ad inserire gli annunci di auto di lusso usate, su un sito di compravendita online (Subito.it), utilizzando gli alias di Marco e Giorgio. In vendita una Ferrari a 36mila euro, una Porsche Cayenne e altre supercar a prezzi stracciati.

I dialoghi delle intercettazioni
I dialoghi delle intercettazioni

Tutte vetture inesistenti per le quali si facevano spedire copia di assegno circolare che riuscivano a clonare abilmente. Assegni così ben fatti che facevano incassare poi a dei prestanome che adescavano tra le amicizie e le conoscenze. Persone ignare del giro e facili da convincere con le scuse più disparate. Una volta incassati gli assegni dai prestanome, si facevano dare i soldi in contanti. Con la studentessa però, che ha intuito che c’era sotto qualcosa, gli è andata male.

I due uomini, già noti alle forze dell’ordine, si trovano ora reclusi nel carcere di Pordenone mentre le due donne sono in carcere a Villa Fastiggi, a Pesaro. L’ordinanza della misura cautelare è stata firmata dal gip Carlo Cimini. Undici le vittime per ora accertate: sei per le truffe delle vendite delle auto online (tutte di fuori regione) e cinque di quelle agganciate per incassare gli assegni clonati (due sono di Ancona e tre tra Veneto e Friuli). L’imprenditore veneto per ora è l’unico che ha riavuto i soldi, i 26mila euro, dell’acquisto fantasma della Bmw messa in vendita online.

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