Ancona-Osimo

Crisi Ancona, Miramontes: «Tifosi e città non meritano questo»

Tra i tanti attestati di vicinanza degli ex giocatori c’è anche quello di Matias Miramontes. Il suo pensiero sulla vicenda e alcuni aneddoti sul passato in maglia biancorossa

Matias Miramontes, all'Ancona dal 2008 al 2010

ANCONA – Sono tanti gli ex giocatori che in questi giorni difficili hanno voluto far sentire la loro vicinanza all’Ancona Calcio. Il legame che si è creato con la città, la passione verso i colori biancorossi sono sentimenti difficili da dimenticare, soprattutto per chi ha indossato la gloriosa casacca dorica gonfia di 112 anni di storia.

Un messaggio di vicinanza, carico di tristezza e speranza, arriva direttamente dalla lontana Argentina. Il mittente è uno dei protagonisti delle ultime due stagioni di Serie B (2008-2009 e 2009-2010), tra i più amati dalla tifoseria per l’imprevedibilità delle sue giocate. Stiamo parlando di Matias Miramontes, che per tutti era semplicemente “Mira”.

Le sue punizioni, i suoi goal, le sue folate offensive sulle fasce del Del Conero sembrano oggi lontane anni luce, simbolo di un passato a più volti. Il primo posto, l’exploit di Ascoli, il testa a testa con il Lecce, la salvezza di Rimini, lo 0-2 a Cesena. Ma anche il calcio scommesse, il crollo nell’ultimo girone di ritorno e il secondo fallimento, quello targato Mais-Petocchi.

Miramontes, come sa sono giorni difficilissimi per l’Ancona. Che idea si è fatto?
«Sono molto triste per la situazione che sta attraversando la mia ex squadra. La città e i tifosi non meritano un altro fallimento. È strano, non si riesce a capire nulla è anche difficile farsi un’idea. Ho una tristezza e un’amarezza incredibile».

Che ricordi ha del suo ultimo anno in biancorosso e di come si concluse quell’avventura?
«La prima parte di quell’anno fu incredibile, ci stavamo giocando il primo posto con il Lecce prima del girone di ritorno che fu molto strano. Iniziammo a perdere un paio di partite e non finì molto bene, venne fuori lo scandalo del calcioscommesse e questa cosa mi fece stare malissimo. Non riesco a capire cosa porti a fare una cosa del genere, quell’Ancona se stava bene e non succedeva nulla poteva lottare per la Serie A. È stata una delusione incredibile».

Nel suo album personale cosa la lega alla città di Ancona?
«E’ stato tutto meraviglioso. Stavo bene personalmente, giocavo bene, ho conosciuto tanti amici. Il popolo anconetano è favoloso, straordinario. I tifosi hanno un gran calore e ricordo partite dove lo stadio ci trasmetteva una carica incredibile. Ancona è una città bellissima che avrebbe tutto per far bene. Mi sono anche sposato, sono stati due anni intensi che non dimentico».

Lei è sempre stato un giocatore sanguigno, di “garra”. Com’era il suo rapporto con i tifosi?
«Inizialmente non semplice poi dopo la salvezza di Rimini le cose sono cambiate. Mi sono legato a loro avevo un bel rapporto e ho stretto tante amicizie. Sono tristissimo per loro e per questa situazione attuale. Non meritano un altro fallimento. Nel cuore del tifoso la squadra è la sua vita. I presidenti, i dirigenti, i giocatori passano, il tifoso no».

Tornerebbe un giorno a viverci ad Ancona?
«Certo, mi piacerebbe rivederla e rivedere gli amici. Adesso però ho la mia vita qui in Argentina ma sicuramente tornerò per salutare tutti».

Cosa si sente di dire alla gente anconetana?
«Che gli sono vicino e li abbraccio tutti. Sento molto quello che sta succedendo e mi auguro che l’Ancona possa tornare il prima possibile ai livelli che gli competono. Un abbraccio grande».

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